Dalla parte dei piccoli
È inimmaginabile cosa voglia dire avere il proprio figlio malato di cancro, leucemia o una qualsiasi malattia degenerativa.
È inimmaginabile cosa voglia dire avere il proprio figlio malato di cancro, leucemia o una qualsiasi malattia degenerativa.
È inimmaginabile cosa voglia dire avere il proprio figlio malato di cancro, leucemia o una qualsiasi malattia degenerativa. Vederli sottoposti a chemioterapie, stanchi, immobili, privi di quel sorriso che naturalmente caratterizza l'infanzia. La celeberrima storia dell'olio di Lorenzo ci ha mostrato in che misura i genitori sono disposti a sfidare i dogmi della medicina pur di regalare attimi di vita in più al proprio figlio.
E così, sempre più spesso, ci capita di leggere o ascoltare storie di mamme e papà che si sono affidati alla Cannabis medica per provare a sconfiggere, o quantomeno ad alleviare, le gravissime patologie che hanno colpito i loro bambini. Come vedremo a pagina 16, è soprattutto negli Stati Uniti che questo fenomeno si sta espandendo ma anche Spagna e Polonia hanno portato alle cronache casi analoghi. Li chiamano “stoned kids” e sono i piccoli pionieri di una ricerca portata avanti autonomamente dalle famiglie e dai dispensari che, sebbene dia evidenti frutti – dati recenti dimostrano come, ad esempio, fino al 75% dei bambini epilettici trattati con Cannabis hanno ottenuto benefici –, viene ancora fortemente osteggiata dalla scienza.
La medicina ufficiale e le istituzioni in generale paiono infatti unanimi nel dichiarare che la Cannabis non è sostanza da somministrare in giovanissima età, criticando gli effetti sulla lunga durata in corpi ancora in fase di sviluppo. Ma per questi genitori e per i grower (che sempre più spesso si devono sostituire ai medici e ai farmacisti) il fatto che la Cannabis allevi il dolore, l'inappetenza o anche il semplice umore di questi bambini, è molto più importante che preoccuparsi della presenza di THC nei loro piccoli corpi.
L’idea di curare i bambini con la marijuana rimane comunque molto controversa. In molti, soprattutto i più conservatori, mettono in discussione la validità del trattamento, e il problema è che sono poche le prove scientifiche a suo favore. Uno dei pochi studi ufficiali che ad oggi lo ha timidamente confermato è stato quello del Policlinico Universitario del Saarland, in Germania: nell'articolo pubblicato sulla rivista Zeitschrift für Palliativmedizin, si spiega come il THC mostri significativi effetti positivi nei bambini per quanto riguarda dolore, spasticità, agitazione e disturbi del sonno.
I medici disposti a scommettere su questo nuovo ed inesplorato campo di ricerca sono però purtroppo ancora molto pochi e nonostante siano sempre di più i casi di bambini (soprattutto con problemi di epilessia e cancro) che hanno giovato delle somministrazioni di Cannabis medica (soprattutto nella sua riduzione ad olio) la tendenza, a livello istituzionale, è quella di regolamentare il mercato secondo il principio della separazione del principio attivo dal fiore e la sua conversione in farmaco a base chimica. La solita marcia indietro insomma.
Il caposaldo del giuramento di Ippocrate recita “primum non nocere”. E i bambini sono sicuramente quelli verso cui questa affermazione dovrebbe essere indirizzata per prima. Ci auguriamo che la medicina agisca di conseguenza.