Coltivazione domestica per uso personale
Ancora sulla proposta di legge in discussione per modificare la Fini-Giovanardi
Ancora sulla proposta di legge in discussione per modificare la Fini-Giovanardi
Una proposta di legge per modificare il testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e reintrodurre il principio che non tutte le droghe sono ugualmente pericolose. Un atto legislativo che superi l'approccio repressivo introdotto dalla legge 49-2006 (Fini-Giovanardi) ormai «privo di qualunque motivazione razionale». Ma che permetta anche la coltivazione «domestica» di cannabis per uso personale o la cessione a terzi di piccoli quantitativi destinati al «consumo immediato».
La proposta di legge è stata depositata alla Camera il 14 giugno scorso da alcuni deputati di Sel e due esponenti del Partito democratico (Michela Marzano e Ivan Scalfarotto). E da domani la commissione Giustizia inizierà il suo esame. «Si poteva partire anche prima - racconta il parlamentare di Sel Daniele Farina, primo firmatario e relatore - ma abbiamo atteso la posizione dei colleghi del Movimento Cinque Stelle su questo provvedimento». Alla fine i grillini hanno preferito non firmare, anche se al momento del voto non dovrebbero far mancare il proprio sostegno. «Ci hanno assicurato di essere d'accordo con la proposta» racconta Farina.
«Con le modifiche apportate dalla legge n. 49 del 2006 (al testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, ndr) è stato equiparato il trattamento sanzionatorio per le ipotesi illecite penalmente rilevanti, a prescindere dalla tipologia di stupefacente, fatto che, anche alla luce dei risultati conseguiti, appare privo di qualunque motivazione razionale». Così si legge nella relazione allegata alla proposta di legge. Ecco la novità. «Chi all'epoca si oppose a quella legge - racconta Farina - non aveva i dati che abbiamo oggi. Dati incontrovertibili, a livello italiano e globale».
A giudicare dai firmatari, oggi è evidente che «le politiche di "War on drugs" siano fallite». L'approccio repressivo al fenomeno è ormai «anacronistico», oltre ad essere «in aperto contrasto - così si legge - con le tendenze legislative in atto negli Stati Uniti d'America, in molti Paesi del Centro e Sud America, nonché con le riflessioni in numerosi Paesi europei». Il testo assegnato alla commissione Giustizia descrive la situazione italiana. Stando alle relazioni annuali della Direzione centrale per i servizi antidroga del ministero dell'Interno, nel nostro Paese dal 2002 al 2011 il numero di operazioni antidroga è cresciuto in maniera rilevante. «Dalla relazione annuale al Parlamento sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia relativa all'anno 2011 e al primo semestre 2012, redatta dal Dipartimento per le politiche antidroga, si evince che i costi imputabili alle attività di contrasto sono ammontati, nel solo 2011, a circa 2 miliardi di euro, di cui il 48,2 per cento per la detenzione, il 18,7 per cento per le attività delle forze dell'ordine e il 32,6 per cento per attività erogate dai tribunali e dalle prefetture».
Ma i risultati non sembrano in linea con le attese. «Dagli stessi dati - prosegue la relazione - si evince tuttavia che questa mastodontica attività di contrasto non ha portato a significativi risultati sotto il profilo della riduzione dei consumi di sostanze stupefacenti». Poche le conseguenze anche per la criminalità organizzata: «Né sono percepibili variazioni significative nel flusso di denaro di cui si appropriano annualmente diversi sodalizi criminali, variamente stimato, ma quasi mai inferiore, ai 60 miliardi di euro». Intanto le carceri scoppiano. «Oggi più di un terzo dei detenuti - racconta Farina - sconta una pena per i reati previsti dal testo unico». Il 30 giugno 2011 erano il 41,5 per cento del totale, come si legge nel documento. «27.947 su 67.394 soggetti»
La proposta di legge prova a invertire la tendenza «con due iniziative molto semplici», dice ancora Farina. Anzitutto escludendo la punibilità della coltivazione domestica di cannabis «destinata all'uso personale o ceduta a terzi per il consumo immediato». Salvo, si legge nel primo articolo del testo, «che il destinatario sia un minore». E poi reintroducendo una differenziazione delle pene per i diversi tipi di sostanze. Con pene più leggere per i "fatti di lieve entità" e per le attività illecite relative agli stupefacenti che il testo unico classifica come «cannabis indica, i prodotti da essa ottenuti. I tetraidrocannabinoli, i loro analoghi naturali, le sostanze ottenute per sintesi o semisintesi che siano ad essi riconducibili per struttura chimica o per effetto farmaco-tossicologico».
Fonte: www.linkiesta.it