In carcere per aiutare i malati
Il medico, Fabrizio Cinquini, nuovamente vittima della cieca repressione di questo paese
Il medico, Fabrizio Cinquini, nuovamente vittima della cieca repressione di questo paese
Fabrizio Cinquini coltivava piante di marijuana con cui stava sviluppando ibridi di alta qualità terapeutica: per curare gli effetti collaterali della chemio e altre patologie. È in carcere dal 22 luglio e da 16 giorni fa lo sciopero della fame
Dopo 16 giorni di sciopero della fame ha ripreso a mangiare, dall'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino in cui è stato trasferito dal carcere di Lucca, Fabrizio Cinquini, 49 anni, il medico toscano che da tempo si batte per ampliare l'uso consentito della cannabis a scopo terapeutico.
Cinquini, medico specializzato in chirurgia vascolare, è in carcere dal 22 luglio scorso, quando i carabinieri hanno trovato 277 piante di cannabis nel giardino della casa di Pietrasanta dove abita con moglie e figlia. Altre erano in essiccazione. Meno di 5 mesi e il dottore avrebbe concluso gli arresti domiciliari, che non gli impedivano di continuare i suoi studi sulla cannabis. Cinquini avrebbe sviluppato, tramite autoimpollinazioni controllate, degli ibridi di alta qualità terapeutica, che secondo lui nemmeno le Asl avrebbero a disposizione.
Chi lo conosce lo chiama ''testardo'', ''kamikaze''. Ed è così. Già nel 2007 i carabinieri avevano trovato nella sua abitazione 1167 bustine di semi, accompagnate da controindicazioni (''possibili crisi paranoidee reversibili'') e da indicazioni terapeutiche: contro l'anoressia, la depressione monopolare, la nausea post chemio. Recidivo convinto, Cinquini si era pure autodenunciato. Adesso è sospeso dall'Ordine e rischia 20 anni di carcere, con l'accusa di produzione e coltivazione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. ''Il lavoro di questo medico era senza fini di lucro e con spirito esclusivamente scientifico'' mette in chiaro il giornalista Fabrizio Dentini, che lo ha intervistato, insieme ad altri esperti e pazienti, nel suo libro-inchiesta "Canapa Medica" (240 pp., 15 euro, Chinaski Ed.) in uscita a settembre. In cui Cinquini dichiara: ''Dal 2000 ad oggi pago la mia ostinazione e la mia coerenza, anche professionale, che deriva dal giuramento di Ippocrate, con continue carcerazioni''.
Ma Cinquini non è sempre stato il Don Chisciotte della cannabis che è oggi. Non fino a una piega maledetta presa dal destino, un giorno come tanti di servizio in ambulanza, più di 10 anni fa. Un intervento di emergenza eseguito a bordo. Fabrizio contrae l'epatite C.
Inizia le cure: chemioterapia a cicli semestrali. In 18 mesi perde 15 chili dei già scarsi 69. Gli mancano le energie, fisiche e mentali. Si mette in testa allora di cercare una via diversa dalla chemio, una cura che faccia risalire gli anticorpi senza togliere l'appetito. Mette a punto una terapia nutrizionale a base di canapa, papaia e aloe che in 6 mesi gli restituisce il peso perduto. E un nuovo pallino: studiare gli innumerevoli effetti benefici della cannabis. Terapie che la comunità scientifica internazionale oggi non mette più in dubbio, ma che la politica italiana stenta ad accogliere, a differenza di molti altri Paesi, da Israele al Canada, dalle Hawaii alla Finlandia.
''Gli effetti sono riconosciuti: serve contro la nausea e il vomito della chemio, come antispastico e antidolorifico nella paraplegia e nella tetraplegia, pure in casi di sclerosi multipla, glaucoma e epilessia. E, al contrario di tutte le altre medicine, non ha una dose letale''. Nunzio Santalucia, medico penitenziario specializzato in tossicologia e fondatore dell'associazione Canapa Terapeutica, elenca i benefici della cannabis. Ha conosciuto Cinquini a un convegno, ne condivide l'antiproibizionismo anche se trova i suoi metodi di lotta ''garibaldini''. Ma Cinquini ha le idee chiare: ''Chi usa questa terapia non deve sentirsi un criminale. Gli ammalati di cancro e Aids sono costretti a usare farmaci molto più forti. Il proibizionismo fa comodo alle industrie farmaceutiche''.
Così si era espresso nel 2007 all'incontro bolognese di Cannabis Tipo Forte, l'associazione da lui fondata, con cui ha organizzato convegni con esperti internazionali. Don Chisciotte, kamikaze, garibaldino, testardo fedele più a Ippocrate che alle leggi dello Stato, Cinquini attende la prossima udienza il 26 settembre. Anche dietro alle sbarre, non si sente un criminale.
Fonte: L'Espresso