Canapa medica in Veneto. Un primo luogo di produzione
Produzione di cannabis medica in Veneto. Le forze politiche si ribellano a Roma
Produzione di cannabis medica in Veneto. Le forze politiche si ribellano a Roma
Il GazzettinoAlda Vanzan
Polemica per l'intervento di Serpelloni, l'esperto di Palazzo Chigi, sulla proposta di legge.
Padrin (Pdl): «Fatto grave, intervenga Monti». Pettenò (Sinistra): «Funzionari da denunciare» Toscani (Lega): «Non accettiamo avvertimenti di burocrati romani»Il più tenero è Antonino Pipitone, consigliere regionale dell'Italia dei valori, professione medico: «Intervento pretestuoso». Gli altri si sono scatenati, arrivando a ventilare «azioni», se non addirittura «denunce». Nel mirino - bipartisan e trasversale - di Palazzo Ferro Fini c'è il veronese Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri. Saputo del via libera da parte della commissione Sanità del consiglio regionale del Veneto di una proposta di legge sull'uso medico di farmaci derivati dalla cannabis, la pianta da cui si ricavano sostanze stupefacenti come hashish e marijuana, da Serpelloni è giunto uno stop preventivo: se la legge sarà approvata in questi termini dall'aula, il Governo la impugnerà. Il testo è «pericoloso» e «incostituzionale». A differenza della Toscana, ha spiegato Serpelloni, il Veneto infatti ha previsto di autoprodursi i farmaci. Una pratica economica, ma illegittima.
Tant'è, l'intervento di Serpelloni al Ferro Fini non è stato inteso come un consiglio, men che meno come un suggerimento. Ai più è parsa una «intimidazione». Un «inaccettabile avvertimento».
Ed è curioso che l'unico a non intervenire sia l'assessore alla Sanità Luca Coletto («Direi che non c'è niente da aggiungere»), quasi a marcare la distanza tra consiglio e assessorato, tanto più che dal primo non è arrivato al secondo manco una richiesta di mezzo parere tecnico sul provvedimento normativo. Ergo: hanno voluto fare una proposta di legge così? E adesso si prendano le ramanzine governative. Le osservazioni di Palazzo Chigi, però, al Ferro Fini vengono respinte al mittente.Durissimo Leonardo Padrin, Pdl, presidente della commissione Sanità: «Il focus della legge non è la produzione di farmaci, qui se c'è qualcosa da aggiustare si aggiusta. Ma il punto è: Serpelloni ha parlato in nome e per conto del presidente del Consiglio dei ministri? Se sì, la cosa mi preoccupa perché sta diminuendo al libertà: fino a prova contraria la Regione, organo costituzionale, ha il potere di legiferare. Altri organi dello Stato hanno tutto il diritto di intervenire, ma dopo che si è legiferato, non prima. L'intervento di Serpelloni è un fatto grave perché potrebbe influenzare la discussione e l'approvazione del provvedimento».
Duro come Padrin, il primo firmatario della proposta di legge Pietrangelo Pettenò (Sinistra): «Non esiste uno stop preventivo, questa è una intromissione dei poteri statali ed è un fatto grave. Bisogna trovare il sistema di denunciare i funzionari dei ministeri che intimidiscono il consiglio regionale». E nel merito dei rilievi? «Ma è chiaro che per produrre le piante e poi le medicine, e quindi per fare le convenzioni, chiederemo l'autorizzazione del ministero. Non ce la danno? Vogliono farci spendere 10 quando potremmo spendere 3?». Matteo Toscani, Lega, vicepresidente del consiglio regionale: «Il consiglio regionale è sovrano e non può accettare avvertimenti dei burocrati romani. Il fatto è che a Roma non interessa il risparmio, sono stati troppo occupati a sperperare anziché ottimizzare le risorse». La proposta di legge dovrebbe essere calendarizzata per l'ultimo consiglio regionale prima della pausa estiva. Si vedrà il 31 luglio.
Padrin è deciso a coinvolgere il presidente del consiglio regionale: «Chiederò a Clodovaldo Ruffato di scrivere a Mario Monti per chiedergli com'è possibile che accada una cosa del genere». Tra l'altro, c'è un mezzo precedente: «È successo col Piano sociosanitario, c'era un presunto parere dell'Ufficio legale del ministero della Sanità che diceva alcune cose prive di fondamento. Parere che Coletto dice di avere ma che non è mai stato depositato». Tradotto: anche quello voleva essere un «avvertimento» per fare il Piano come desideravano a Roma?