Canapa Medica
Intervista a Fabrizio Dentini, autore del libro Canapa Medica edito da Chinaski
Intervista a Fabrizio Dentini, autore del libro Canapa Medica edito da Chinaski
Fabrizio Dentini, scrittore e giornalista, nato a Caracas - Venezuela, ha pubblicato con Chinaski edizioni, il libro Canapa Medica - Viaggio nel pianeta del farmaco "proibito". Il libro raccoglie 64 storie di uomini e donne, italiani e stranieri, che per motivi di salute hanno scelto di curarsi con l'uso della canapa. Quali sono i suoi effetti, la percezione della gente, perchè aumenta il mercato nero e come normalizzare il rapporto della società italiana con la pianta della canapa, ce lo spiega in questa intervista, tenuta a margine della presentazione del suo libro nella libreria Feltrinelli a Genova. "Se i malati non sono di serie B, bisogna cominciare a produrre canapa al più presto".
Ci sono pochi libri riguardanti la cannabis e il suo uso medicinale, quando e perché hai deciso di scriverne uno?
In Italia esisteva un altro libro, però la sezione che riguardava la testimonianze dirette dei pazienti era un appendice finale. Io ho pensato che fossero i pazienti quelli che avevano maggior titolo di raccontare piuttosto che esperti, medici o appassionati di cannabis. La decisione di scrivere questo libro nasce in seguito ai miei 5 anni di lavoro per Soft Secrets, giornale antiproibizionista olandese con edizioni in tutta la UE, e sopratutto in seguito alla lettura del libro "Marijuana the forbidden medicine" di Lester Grinspoon. Giusto venti anni fa questo psichiatra di Harvard svolgeva una ricerca, alla quale mi sono ispirato, raccontando i benefici che i pazienti da lui intervistati avevano grazie alla canapa. Sulla falsa riga di questa pietra miliare, per la consapevolezza delle potenzialità della canapa in medicina, ho deciso di scrivere un libro nella stessa direzione. Oggi in America sono 14 gli stati dove la canapa è riconosciuta come terapia e sopratutto ne viene facilitato l'accesso, spero che il mio libro possa condurre allo stesso risultato, normalizzando il rapporto della società italiana con la canapa.
Quante storie hai raccolto?
Le storie sono 64. Per la loro raccolta oltre al fatto di lavorare come giornalista per Soft Secrets è stato di fondamentale aiuto la collaborazione delle associazioni che da anni lottano nel nostro paese per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e dei legislatori sulle applicazioni mediche della canapa. In particolare mi riferisco al PIC (Pazienti Impazienti per la cannabis) e ad ACT (Associazione canapa terapeutica)
Qual'è la prassi che seguono i malati che vivono in Italia e vogliono accedere a questo medicinale?
Bella domanda, in effetti ci sarebbe una prassi istituzionale che prevede l'importazione della canapa dall'estero, visto che in Italia non la produciamo, perché i malati non sono importanti quanto le persone sane ed i loro diritti relegati al dominio della speculazione politica e non a quello della ricerca scientifica. In pratica ogni medico in Italia può dal 2007 prescrivere questo farmaco e la sua importazione, ma i medici che lo prescrivono si contano sulle dita delle mani. Ciò fa si che i pazienti siano costretti, malgrado tutto, a rivolgersi al mercato nero o ad auto prodursi la sostanza con la quale si curano. In entrambi i casi sono passibili di arresto.
Quale sono gli effetti di questa pianta e in quali casi di malattia viene usata?
La canapa ha dei riscontrati effetti antiemetici nel suo utilizzo durante le terapie chemioterapiche, ha effetti antispastici e miorilassanti per quel che riguarda la sclerosi ed i dolori neuropatici cronici, e poi aiuta a mantenere uno standard qualitativo di vita quotidiana accettabile per uno svariato numero di patologie invalidanti come l'epilessia, il morbo di Crohn, la sindrome fibromialgica, il glaucoma, perché riduce la pressione intraoculare, i dolori neuropatici come conseguenza di HIV ed epatite C. Infine la canapa ha una funzione antitumorale, nel senso che è stato riscontrato che in alcuni casi blocca il proliferare delle cellule tumorali, tant'è che in Spagna c'è un medico di nome Guzman che la impianta direttamente nel cranio in alcuni casi di cancro al cervello. Per riassumere la canapa aiuta a mantenere lo stato di benessere del nostro organismo ogni qualvolta una patologia ne provoca un allontanamento.
Perché la canapa è percepita come una droga?
Per la propaganda proibizionista che con fare paternalista insegna, nel più torbido oscurantismo, ciò che è male, cioè la canapa, e ciò sul quale invece non bisogna riflettere e cioè i danni delle sostanze legali, come alcool, tabacco e farmaci.
Dopo la tua ricerca sul tema, a quali conclusioni sei arrivato?
Primo che bisogna cominciare al più presto, se i malati italiani non sono malati di serie B, a produrre canapa per motivi medici nel nostro paese e questo per abbattere i costi di importazione che incidono notevolmente sul prezzo del farmaco e quindi portano molti malati a infrangere la legge. Poi modificare in maniera netta la legge Fini-Giovanardi che equipara la canapa alle droghe pesanti, togliendole di fatto il suo status di medicina, per altro riconosciuto dal decreto del febbraio del 2007 dal Ministro della Salute di allora Livia Turco. Terzo permettere a chi è in grado di continuare a prodursi la sua medicina, senza quindi pesare sul bilancio dello stato. Quarto creare un gruppo di lavoro fra pazienti, medici già sensibili e botanici per aggiornare finalmente la classe medica nostrana sulle applicazioni di questo farmaco.
In questi giorni in Uruguay é stata approvata la legge che legalizza la coltivazione e la vendita della marijuana. Si tratta del primo paese al mondo dove il suo uso sarà legale. Pensi che l'Italia possa seguire quella strada?
Ovviamente lo spero. Il problema è che in Italia invece di guardare a questo passo come a quello che è, e cioè un passo storico nella direzione di garantire maggiori libertà individuali, credo che la classe politica guardi all'Uruguay come a un esotico paese sudamericano dove il caldo ha dato alla testa ai legislatori. In questo modo si dimentica quanto la legalizzazione della canapa può apportare alle casse dello stato e quanto può sottrarre alla criminalità organizzata. Tra l'altro se si pensa che la prima ditta italiana è la N'drangheta, perché trae proventi inauditi e inimmaginabili in quanto primo broker mondiale della cocaina, io penserei anche alla legalizzazione di questa sostanza. Ovviamente con un lavoro culturale serio che parta dalle scuole, senza paternalismi di sorta, ma con tanto pragmatismo.
Culturalmente parlando, come siamo messi qui in Italia quando ci riferiamo alla "cannabis"?
Molto male e ti da la misura di ciò il fatto che in Italia ogni anno siano circa 50 le persone che assumono canapa per motivi medici tramite l'iter burocratico previsto. In Canada che sono la metà di noi, i pazienti che la utilizzano sono 50 mila
In questi giorni di promozione del tuo libro, che sensazioni ti hanno trasmesso i lettori?
Guarda le sensazioni alle quali ero più interessato e dalle quali pendevo di più erano quelle dei pazienti ed in particolare dei pazienti che hanno raccontato la loro storia nel libro. Ecco da questo punto di vista mi sono sembrati felici, perché il libro ha permesso alle loro storie di acquistare una dignità diventata di dominio pubblico. In tanti mi hanno spronato ad andare avanti.
Fabrizio Dentini, Canapa Medica - Viaggio nel pianeta del farmaco "proibito". Chinaski edizioni, 2013. Pagine: 240. ISBN: 8898155204.
Fonte: ProspettiveAltre.info