L’arte del compromesso nella coltivazione idroponica

23 Mar 2020

Probabilmente avrete notato che la vita sociale o familiare, così come il percorso di vita di tutti, sono in gran parte il risultato di compromessi, tra ciò che vogliamo e ciò che può essere fatto.


 I compromessi sono il lubrificante che facilita le relazioni sociali sul lavoro, a scuola e a casa. Può sembrare meno ovvio, ma quando coltiviamo piante indoor, in condizioni artificiali, tutte le scelte che facciamo sia per il clima che per l'ambiente nutritivo delle nostre piante sono il risultato di un compromesso.

Compromesso coltivazione idroponica

di William Texier

Probabilmente vi sarete accorti di come la vita sociale e quella familiare, così come il cammino della vita stessa, siano spesso il risultato di un compromesso fra quello che si vorrebbe e quello che si può fare. I compromessi sono il lubrificante che facilitano i rapporti sociali sul luogo di lavoro, a scuola o dentro casa. Potrebbe sembrarvi meno scontato, ma anche quando si coltivano piante in indoor, quindi in condizioni artificiali, tutte le scelte effettuate per predisporre l’ambiente dal punto di vista climatico o nutritivo sono il risultato di un compromesso.

Non sempre è facile che i coltivatori principianti possano comprendere questo concetto, considerata la loro tendenza ad applicare ciecamente gli schemi di coltivazione forniti dai fabbricanti di fertilizzanti. Alla stessa maniera, i giovani coltivatori sono disposti a considerare i consigli rinvenuti sopra un libro di coltivazione come una bibbia della quale seguire le istruzioni. Effettivamente sia gli schemi di coltivazione che i manuali sono aiuti indispensabili per fornire un quadro generale. Permettono di acquisire un minimo di teoria e di comprendere meglio quello che succede nello spazio in cui coltiviamo. Detto ciò, i libri indubbiamente danno dei margini, delle medie, ma bisogna saper compiere delle scelte al loro interno ed alcune volte al di fuori.

Quello che differenzia un buon coltivatore da un ottimo coltivatore è quindi l’arte del compromesso. Esaminando i principali parametri che governano la coltivazione, vi accorgerete che tutti sono il risultato di questi compromessi.

Conduttività

 

Si tratta di uno degli strumenti più importanti a disposizione dei coltivatori per interagire con le proprie piante. E’ dalla conduttività che dipende l’assorbimento dei minerali, ma essa controlla anche il consumo d’acqua e la morfologia della pianta. Non esiste una conduttività ideale; se voi seguite le raccomandazioni dei fabbricanti, resterete all’interno di una zona di confort per voi e per le vostre piante.

Ma se, ad esempio, sapete che una varietà ha tendenza a crescere troppo alta, potete, quando si trova ancora al suo primo stadio di vita (quando ha 4 o 5 foglie) far salire considerevolmente la conduttività al di sopra di quanto consigliato. La pianta rimarrà tarchiata e con una distanza internodale molto stretta. Quando poi riscenderete ad una conduttività normale la pianta crescerà mantenendo questa morfologia. Vi sconsiglio di usare questa tecnica se siete dei novizi o se non conoscete profondamente la pianta con la quale avete a che fare. Stretta è la linea fra uno stress indotto e controllato ed una pratica che potrebbe danneggiare o uccidere la pianta.

La conduttività controlla anche la quantità d’acqua assorbita dalla vostra pianta. Più vi è presenza di sali minerali nell’acqua, più la pianta avrà difficoltà ad assorbirla. Si può quindi creare uno stress idrico e uccidere una pianta solamente con una conduttività troppo elevata; con un certo livello di sali disciolti, l’acqua andrà dalle piante verso la soluzione e non viceversa. Considerato ciò, aggiustiamo la conduttività in funzione del clima.

 

In estate e quando fa troppo caldo, il calore arriverà anche nella vostra grow box, le vostre piante avranno dunque bisogno di maggior quantità d’acqua, ma anche di maggiore traspirazione, quindi la conduttività dovrà essere abbassata. Le piante assorbiranno molta acqua e questo cambiamento permetterà loro di essere sufficientemente in contatto con i nutrienti, anche se sono meno numerosi all’interno della soluzione. Al contrario, in inverno, quando la traspirazione non è abbastanza, è un bene aumentare la conduttività in maniera che le piante, con poco assorbimento, possano disporre di elementi nutritivi alla loro portata.

 

Come vedete, l’argomento conduttività non è così semplice come spiegato dagli schemi di fertilizzazione, anche perché più fattori complementari, essenzialmente il livello di CO2 e quello della luce, intervengono ancora a complicare il problema. Sono dei fattori limitanti dai quali dipende la fotosintesi e l’alimentazione delle piante.

Temperatura

Può rappresentare il migliore esempio di compromesso nella coltivazione idroponica. Più l’acqua è fredda più essa può contenere ossigeno disciolto. Esattamente quello che vogliamo, visto che l’idroponica deve la sua efficacia all’ossigenazione della zona radicale. Un’ossigenazione massima permette di attraversare picchi di calore senza danneggiamenti. Un’acqua ragionevolmente fredda (18°), contiene molto ossigeno disciolto, quello che ricerchiamo, ma più la temperatura scende più, in maniera parallela, rallenta il metabolismo della pianta. Dunque affinché le vostre piante crescano rapidamente, è desiderabile mantenerle in un ambiente situato all’incirca fra i 26-28°, che corrispondono ad un livello di ossigeno disciolto meno importante.

In generale, nei manuali, viene indicato un compromesso fra i due estremi, circa 22°.

Anche se io stesso fornisco questa cifra negli articoli o nei libri che scrivo, ma, a dire il vero, coltivo piuttosto fra i 28 et 30°, una scelta che posso permettermi visto che i sistemi che utilizzo (linea GHE/ Terra Aquatica) sono molto performanti.

 

PH

A causa della solubilità del ferro, che non resta nella soluzione con un pH superiore a 7, abbiamo un limite superiore massimo. Il limite inferiore è più sfumato. Osservando uno schema di assorbimento degli elementi in funzione del pH, è evidente per tutti che non esista un pH ottimale. C’è una grande margine per il pH, all’incirca dai 5 sino ai 6,8, all’interno del quale la pianta può svilupparsi senza subire danneggiamenti. Quando un autore consiglia un pH preciso, spesso 6, si tratta più di una sensibilità personale, visto che in realtà, non esiste un pH veramente perfetto. Personalmente preferisco lasciare il pH fluttuare dentro questi limiti intervenendo il meno possibile.

Illuminazione

Ne si vorrebbe avere il più possibile, non ne abbiamo mai abbastanza, perché, anche al di sotto della lampada più potente, le piante non ricevono che una frazione di quello che riceverebbero se esposte al sole. La luce perde insensità per il quadrato della distanza, bisogna quindi posizionare la fonte luminosa il più vicino possibile delle piante, ci piacerebbe avvicinarle ancora un po’, ma il calore emesso non lo permette.

Esiste anche un’ltra scuola, generalmente nelle produzioni di tipo commerciale, che preferisce utilizzare lampade più potenti ad una distanza maggiore per potere coprire una superficie maggiore con ogni lampada. Ciascuna di queste opzioni non garantisce la luminosità ideale. Lo stesso vale per lo spettro luminoso, nessuna lampada sul mercato produce uno spettro che sia perfetto per la fase di crescita o per quella di fioritura. Anche in questo caso si tratta di scegliere quello che ci sembra il più adatto, consapevoli che non sarà mai quello ottimale. Fra la scelta della distanza e l’intensità dello spettro, anche la vostra illuminazione è veramente il risultato di un compromesso per la vostra coltivazione idroponica.

 

 

Umidità

Si tratta del parametro il più sovente sacrificato all’interno di una growbox. Spesso il calore generato delle lampade obbliga ad una ventilazione costante, rendendo quindi difficile il mentenimento dell’umidità ideale. Bisogna quindi spegnere ogni tanto tale ventilazione per far salire il tasso di umidità relativa, ma non per troppo a lungo sennò la temperatura cresce e la CO2 si esaurisce. Per quanto tempo?

Il miglior compromesso possibile fra gli apporti positivi di un’umidità nella quale le piante si trovino a proprio agio e lo stress causato dall’incremento del calore.

Riassumendo

 

Quanto trovate negli schemi di fertilizzazione forniti dai fabbricanti ricordate che non sono che delle indicazioni. Piante simili o varietà di una stessa specie possono avere bisogni differenti. Questi schemi quindi sono la migliore approssimazione che si possa fornire, ma non bisogna mai dimenticare quanto sia importante l’esame al quale voi stessi sottoponete le vostre piante. Come coltivatori il vostro primo e principale strumento è la vista, osservate le piante spesso e con attenzione. Grazie all’esperienza potrete scovare i primi sintomi di una situazione non confortevole e con un pò d’esperienza in più potrete anche indovinarne le cause. L’ambiente artificiale all’interno del quale le vostre piante crescono è lontano dal riprodurre le condizioni naturali ottimali. Bisogna quindi esercitare una grande vigilanza sulla salute delle piante, ed essere pronti ad intervenire al minimo sintomo sospetto. Se fate così, le vostre piante vi ricompenseranno largamente. Vi auguro buona coltivazione.

 

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