Sulla sentenza di Ferrara

Soft Secrets
20 May 2013

Intervista all'avvocato che ha difeso i due imputati assolti dal Tribunale di Ferrara


Intervista all'avvocato che ha difeso i due imputati assolti dal Tribunale di Ferrara

In quanto a trasversalità e capillarità della diffusione, in Italia l'erba non ha niente da invidiare alla Democrazia Cristiana o all'alito pesante. Per questo, dunque, ci si poteva aspettare che la sentenza del Tribunale di Ferrara dello scorso 20 marzo-con cui di fatto si depenalizza la coltivazione domestica-avrebbe goduto, se non di rilievo sui media nazionali, quantomeno di un po' di livore pomeridiano da contenitore generalista. Invece niente.

È strano come una notizia che riguarda almeno il 21 percento della popolazione (la percentuale d'italiani tra i 15 e i 64 anni che sostengono di aver fatto uso di cannabis almeno una volta, riportata dalla relazione parlamentare 2012 sulle tossicodipendenze) non venga approfondita. In compenso, abbondano i servizi sui quindicenni pixelati nei parchetti che bucano quattro volte al dì e hanno cominciato con lo speedball in prima media, volti a restituire un'immagine di apocalisse imminente in contrasto con qualsiasi dato ufficiale, che dà i consumi generali in calo, soprattutto in riferimento alle droghe pesanti.

La legge che regola il consumo di cannabis in Italia è la Fini-Giovanardi: una norma, per dirla brevemente, che considera identiche sotto il profilo penale la piantina nel vasetto mal illuminato e una sconfinata piantagione di Kali Mist presidiata giorno e notte.

I ragazzi processati a Ferrara, di 25 e 27 anni, fronteggiavano una possibile pena di un anno di reclusione e 3.000 euro ciascuno di multa, perché ritrovati in possesso di quattro piante e circa nove grammi d'erba. Abbiamo contattato Carlo Alberto Zaina, l'avvocato che li ha difesi, per capire meglio la vicenda e farci un'idea sullo stato attuale della normativa.

VICE: Avvocato, i suoi assistiti sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato. Partiamo dalla sentenza, allora.
Carlo Alberto Zaina: Non è stata la primissima sentenza in questo contesto. Più o meno quattro anni fa una sentenza del GUP di Milano, il dottor Salvini, affermava più o meno le stesse cose. Allora rimase una sentenza isolata, ma il fenomeno della coltivazione domestica negli ultimi anni si è sviluppato molto, sono aumentati i processi tesi a giudicare i casi di persone che coltivano piantine in casa loro. La sentenza è importante, ma non è la prima. Anche a gennaio di quest'anno la Corte d'Appello di Roma-nel caso di due ragazze, sempre legato alla cannabis-si è posta il problema della legittimità costituzionale di alcuni aspetti della legge Fini-Giovanardi

Perché questa sentenza è diversa dalle precedenti?
Perché va al di là delle obiezioni di costituzionalità sulla legge. La sentenza dice che il prodotto della coltivazione domestica destinato all'uso personale crea poco, se non nessuno, allarme sociale. Viene a mancare così il parametro di "offensività" e si equipara la coltivazione a uso personale alla detenzione per uso personale, che è già prevista dall'ordinamento italiano ed è già depenalizzata, a certe condizioni.

Il pericolo di "aumentare la quantità di droga" in circolazione, in effetti, è la ratio alla base della legge contro la coltivazione, ma sembra illogico. Se esco a cercarmene per strada non aumento la domanda e il mercato generale molto più che se me ne sto in casa a fumare la mia?
Esattamente. Chi coltiva vuole evitare di andare ad acquistare in strada, togliendo risorse economiche al commercio organizzato e facendo crollare l'offerta. Anche perché c'è una particolarità. Se tu venissi fermata in strada con dieci grammi di fumo e dicessi che l'hai comprato in piazza da uno sconosciuto è possibile che tu venga assolta. Ma anche con venti, anche con trenta. Se dimostri che è a uso personale non vieni punita. Se invece ti trovano due piantine e il prodotto di quelle piantine tu vieni sanzionata, anche se lo destini all'uso personale. Quindi se alimenti il mercato non vieni punita, se te ne tiri fuori sì.

Be' però se mi fermano con dieci grammi non mi assolvono mica.
E perché no? Se ti trovano con dieci grammi di hashish o marijuana e sei una persona incensurata, fuori dai circuiti dello spaccio, che ha una minima capacità economica [...] potrebbero tranquillamente proscioglierti. Si tratta di una serie di indicatori che lasciano intendere un acquisto ad uso personale.

Essere trovati in possesso di attrezzatura peggiora la situazione?
Guarda molte volte c'è una tendenza tale a suggestionarsi che basta che ci sia una lampada... la realtà spesso è modesta. Parliamo di coltivatori molto fai da te con risorse estremamente limitate. Per lo più trovano gran confezioni di semi, li mettono a dimora e la metà delle volte la pianta non gli cresce neanche. Tre, quattro piantine e una lampada nell'armadio, questo è quanto. È chiaro che il numero delle piante è fondamentale per decidere se si tratta di uso personale. Insomma, si fa fatica a pensare che si possa mettere su un'attività di spaccio con tre piantine.

Questa sentenza costituisce un precedente giudiziario significativo?
Sì. Mi pare che il giudice monocratico di Milano abbia assolto una persona che deteneva un certo quantitativo di piante sulla base di questa sentenza e che anche il GUP di Padova abbia emesso una sentenza simile. Si è aperto un argine.

Anche perché la Fini Giovanardi fu molto contestata all'epoca.
Di sicuro non è un modo di legiferare che ha fatto onore al nostro legislatore. Fu la discutibile conversione in legge di un decreto riguardante il finanziamento delle Olimpiadi di Torino, che alla fine conteneva di tutto e di più. Il decreto legge prevedeva una sola norma sugli stupefacenti e già era molto discutibile che si trovasse in quel contesto. In sede parlamentare questa legge si è vista attaccare tutta una serie di note e modifiche in modo estremamente illegittimo.

Qual è l'errore più imbarazzante?
L'errore clamoroso è stato la parificazione di tutte le droghe, l'abbattimento di differenze fra leggere e pesanti. È scientificamente provato che si tratta di un'equiparazione erronea, ma allora non ci fu la volontà politica di confrontarsi con questo. La sanzione deve essere adeguata, non si possono punire allo stesso modo schiaffi e coltellate. C'è molta demagogia nel modo in cui la classe politica affronta l'argomento.

Lei è un consumatore?
No assolutamente, credo che fumare sia dannoso e non l'ho mai fatto. Tuttavia sono convinto che la cannabis non dia dipendenza fisica, al massimo un'assuefazione psichica, agilmente superabile. Inoltre non è un'abitudine che distorce in modo drammatico la percezione della realtà. Per me non può essere messa al pari di cocaina ed eroina. Ciò detto, personalmente non sono a favore della legalizzazione, ma solo di una depenalizzazione seria e precisa del consumo. Non si può mettere in carcere una persona perché si è fatta una canna o ha l'abitudine di farsene.

Tutto questo c'entra qualcosa col sovraffollamento carcerario?
No, non credo siano due problemi collegati. Ma che almeno il 60 percento delle cause penali in Italia riguardi reati di droga mi sembra pacifico. Inoltre spesso c'è ignoranza in materia e chiusura sulle proprie posizioni da parte dei giudici. Molti processi vengono celebrati inutilmente, quando si potrebbero definire da subito taluni fatti come penalmente irrilevanti.

La Giovanardi-Fini ha introdotto sanzioni amministrative anche per il consumo personale.
Le sanzioni amministrative sono ridicole e sproporzionate. Penalizzano assurdamente senza avere alcun effetto deterrente. Il consumatore continua ad assumere, se poi lo sanzionano amen e se non lo sanzionano perché non lo beccano meglio. È un sistema che andrebbe abrogato domani mattina. Sospendere per mesi la patente o il passaporto a una persona che viene trovata con una canna per strada a me sembra francamente sproporzionato. Magari si ferma qualcuno, gli si fa un test volante in ospedale al quale risulterà positivo perché ha fumato tre giorni prima e basta quello per applicare la sanzione. La legislazione andrebbe ripensata da capo e seriamente, ma come ti dicevo, non c'è la volontà politica. Da parte di nessuno credimi, né a sinistra né a destra.

Perché tutta questa resistenza?
Demagogia. Demagogia più totale. Non farò dei nomi perché non vorrei sparare sulla croce rossa, ma io ho avuto modo di formulare delle proposte a politici di primo piano, che si dicevano interessatissimi. Appena le hanno ricevute sono finite nel cassetto per sempre. Nel 2006 la legge Fini Giovanardi fu espressione del centro destra, ma nei governi successivi la sinistra non intervenne minimamente nonostante i proclami. Non c'è volontà, ti dico.

E altrove?
Molto a macchia di leopardo. Non tutti i Paesi hanno ipotesi di uso personale. Non è il mio campo, ma credo di poter dire che in Paesi come Svezia, Portogallo o Grecia l'uso personale non esiste. In questo senso manca molto l'Europa. Sono state tracciate solo delle linee guida, ma non trattandosi di materia economica l'applicazione dei vari membri non è molto controllata. Io credo che il nostro Paese ad esempio navighi in direzione opposta da quella individuata dall'Unione Europea.

Tornando alla sentenza, quindi, si può parlare di coltivazione depenalizzata?
Non si può parlare di depenalizzazione per ora, anche se sembra un paradosso. La legge ufficialmente la vieta, ma la giurisprudenza, con le sentenze, riesce a elaborare caso per caso dei parametri diversi di applicazione. Diciamo che si comincia a pensare che un numero limitato di piante nelle mani di una persona estranea ad ambienti criminosi possa comportare una non sanzionabilità. Per altro se le leggi contro gli stupefacenti trovano la loro ratio nella protezione della salute pubblica allora mi devono spiegare perché consentono l'uso personale; per coerenza dovrebbero punire anche quello.
Come vedi sono proprio le premesse, a essere sbagliate.

 

 

Fonte: www.vice.com

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