White Widow
La White Widow è probabilmente l'ibrido di cannabis più famoso, e più potente, degli anni '90.
Nome della varietà: White Widow
Nome originale: Arnhem’s Wonder
Selezionatore: Ingemar per De Sjamaan
Genetiche: 60% Sativa/40% Indica
Origini: brasiliana x indi- ana del sud
Fioritura: 8-10 settimane (indoor); 70-84 giorni (outdoor) Raccolto in outdoor: fine settembre – inizio ottobre
La matriarca della “famiglia White”, la White Widow, è forse l’ibrido olandese più famoso degli anni tra la metà e la fine dei ’90. Prima di quest’epoca, il settore era dominato da genetiche Skunk #1, Northern Lights, Afghan e Haze. Queste quattro comprendevano molti, se non la maggior parte, dei famosi ibridi creati durante quel periodo. Ma nel 1995, la White Widow irrompe sulla scena, in particolare grazie alla Green House Seed Company (GHSC), che introduce una combinazione complessa e pazzesca di Sativa brasiliana e Indica ibrida dell’India del sud che può essere coltivata da persone con diversi livelli di esperienza. Il mercato olandese è stato invaso da innumerevoli ibridi e versioni di questa varietà, che da allora restano tra i più popolari per fumatori e coltivatori.
La GHSC ha vinto la High Times Cannabis Cup con la Widow nel lontano 1995, ma spesso le origini di questa varietà sono contestate. Sulla scena olandese, si ritiene comunemente che questa potente varietà sia l’opera di un selezionatore del Suriname di nome Ingemar, che l’avrebbe creata nel lontano 1987; la prima Highlife Cup se l’aggiudicò nel 1989 sotto il nome di Arnhem's Wonder.
Secondo Arjan, co-fondatore della GHSC, avrebbe acquistato un gruppo di piante in un leggendario growshop a Nimega, tra cui maschi e femmine di White Widow. Afferma che Ingemar aveva già fatto la coltura selettiva sulla WW, quindi nel 1994 gli è bastato fare degli incroci. La White Widow è diventata così l’ibrido migliore sulla scena della cannabis olandese, certo non adatta a fumatori deboli di cuore o novellini.
Un’origine alternativa fa risalire la Widow all’incrocio fatto da Shantibaba di Sativa brasiliane con un’esclusiva cultivar ibrida di Indica selezionata dagli abitanti dei villaggi della regione montuosa del Kerala in India. Alcuni assicurano che la White Widow di Shantibaba è quella originale introdotta dalla GHSC a metà degli anni ’90 e oggi venduta da Mr. Nice Seeds (MNS) con il nome di Black Widow.
Secondo l’intervista rilasciata da Ingemar alla rivista Grow in Germania, la White Widow “è il risultato di due linee che sono state sviluppate e stabilizzate per sei anni prima di eseguire incroci”. Diversi semi sono stati ritrovati in un pezzo di charas, l’hashish lavorato a mano. Ingemar, che mantiene il riserbo della vecchia scuola del settore della cannabis e perciò non rivela le origini genetiche precise, sostiene di aver coltivato attentamente e selezionato la White Widow da coltivazioni estensive all’aperto e di aver testato i risultati tra i consumatori a fini medici. Secondo i suoi calcoli, visto che ci vogliono sei anni per stabilizzare una varietà, sommati al tempo necessario per ultimare gli incroci iniziali, la White Widow risale al 1986 o 1987. Questa data è precedente alla data suggerita per l’introduzione della Widow di Shantibaba nel 1994/1995, sviluppata secondo quanto riferito in partnership con la GHSC.
Coltivazione, fenotipi ed effetto della White Widow
La White Widow può essere una varietà un po’ pretenziosa ma è estremamente gestibile per chi ha poca esperienza di coltivazione di cannabis. La crescita è vigorosa e la pianta è resistente ai parassiti in outdoor, specialmente ad alte altitudini. Alcuni fenotipi sono nettamente orientati alla Sativa e leggermente smilzi, il che agevola la circolazione dell’aria e previene l’attecchimento di muffe e muffa polverosa. Prevale la ramificazione laterale e le piante possono essere tenute basse e tozze, se lo si desidera. I fenotipi a dominanza di Indica esprimono i propri tratti nelle foglie verde scuro che sono stranamente strette come quelle delle Sativa, integrate da cime ricoperte di cristalli sui quali la produzione dei tricomi si estende ben al di sotto delle foglie superiori. Le cime sono ricche di resina; la luce viene rifratta così bene dai fiori che le piante assumono un bagliore biancastro, da qui la distinzione della “famiglia White” della cannabis. Con la maturazione dei fiori, dalle cime opalescenti emergono pistilli color ambra o marroni-rossastri.
Le piante di White Widow sono adatte a coltivazioni SOG o SCROG. Se si adotta questo approccio, occorre limitare il tempo di vegetazione a un po’ meno di quanto non si farebbe con un tipico 60/40, perché i geni brasiliani promuovono una fase di pre-fioritura forte ed energica. Di fatto, molti coltivatori della vecchia scuola abituati alle genetiche olandesi sottolineano che un modo per capire che si sta coltivando la Widow originale è la tendenza alla pre-fioritura durante la fase vegetativa.
Secondo il Big Book of Buds, “Green House suggerisce di portare l’illuminazione a otto ore durante le ultime due settimane di fioritura per fermare la ricrescita... sulle cime e produrre il livello di stress sufficiente a indurre il massimo quantitativo di resina per centimetro”.
Ibridi collegati alla White Widow
La Widow originale offriva una potente combinazione di effetti cerebrali e corporei; alcuni selezionatore hanno realizzato incroci esogami per creare varietà figlie interessanti e potenti. Tra i parenti della famiglia White troviamo l’Arctic Sun di Flying Dutchmen. Questo ibrido stupefacente è il risultato di un incrocio di una femmina di WW con una Skunk #1 originale per aggiungere una sfumatura leggermente dolce e fruttata al sapore della White Widow, riducendone il gusto che ricorda un po’ il carburante.
La White Russian è il risultato dell’unione tra una madre WW con un padre AK-47 per creare un ibrido veramente obnubilante, introdotto e reso famoso da Serious Seeds.
Altri ibridi di White comprendono Great White Shark (alias Peacemaker o Shark Shock), El Niño (alias La Niña) e White Rhino (alias Medicine Man), tutti prodotti della Green House Seed Company che hanno influenzato – regalando i propri effetti – intere generazioni della comunità internazionale di fumatori.