Verso la libertà di cura
Il THC è stato inserito nella farmacopea italiana nel 2007, nella tabella II, con altre sostanze dal valore terapeutico, rendendolo di fatto prescrivibile dai medici. Le normative nazionali però, per ignoranza, ideologia e burocrazia, non sono rispettate dalle Asl regionali e curarsi con la marijuana diventa quasi impossibile..
Il THC è stato inserito nella farmacopea italiana nel 2007, nella tabella II, con altre sostanze dal valore terapeutico, rendendolo di fatto prescrivibile dai medici. Le normative nazionali però, per ignoranza, ideologia e burocrazia, non sono rispettate dalle Asl regionali e curarsi con la marijuana diventa quasi impossibile.
Il THC è stato inserito nella farmacopea italiana nel 2007, nella tabella II, con altre sostanze dal valore terapeutico, rendendolo di fatto prescrivibile dai medici. Le normative nazionali però, per ignoranza, ideologia e burocrazia, non sono rispettate dalle Asl regionali e curarsi con la marijuana diventa quasi impossibile.
Per rendere attuabile la legge nazionale, il 2 novembre in Consiglio Regionale della Lombardia e il 18 novembre in Regione Lazio, è stato depositato un progetto di legge (pdl) dal titolo “Modalità di erogazione dei farmaci e delle prescrizioni galeniche a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche„. Sempre il 18 novembre si sono svolte in simultanea, a Milano e Roma, le due conferenze stampa per la presentazione del pdl, dando il via a una campagna nazionale di pressione sulle giunte e i consigli regionali per la presentazione e l'approvazione del progetto. La proposta di legge sarà successivamente presentata in Toscana e nelle altre Regioni Italiane.
Alla conferenza stampa nella sede del Consiglio Regionale di Milano erano presenti Chiara Cremonesi, del gruppo Sinistra Ecologia e Libertà, presentatrice di questa proposta di legge, Marco Cappato, dei Radicali, come rappresentante dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica, Alessandra Viazzi, dell'Associazione Pazienti Impazienti Cannabis (Pic), con una delegazione di pazienti, Giampaolo Grassi dell'Associazione Cannabis Terapeutica (Act) e Mauro Castiglioni della Società Italiana Farmacisti Preparatori (Sifap). La proposta di legge è stata redatta con la cooperazione delle quattro associazioni, partendo dal basso, dalle esigenze dei pazienti e dall'esperienza di medici e farmacisti.
L'obiettivo principale è quello d'uniformare gli iter d'approvvigionamento delle varie Aziende Sanitarie Locali (Asl), chiarendo le diverse procedure da utilizzare. Mentre in Lombardia, ad esempio, esiste un vero e proprio muro e non sono mai state importate infiorescenze femminili standardizzate di cannabis dall'Olanda (possibilità data dal Decreto Ministeriale 01/02/97), nel Lazio la situazione si presenta a macchia di leopardo, con alcune Asl che passano l'erba lasciando il costo a carico del paziente, altre che la procurano gratis ai malati e altre ancora che non sanno, o fanno finta di non sapere, cosa sia questa terapia.
Il pdl si prefigge quindi di garantire realmente l'accesso alla cannabis terapeutica, evitando l'attuale paradosso che vede i malati sprecare energie, tempo e denaro per informasi e aggiornare medici e Asl, con tentativi che, nella maggioranza dei casi, risultano inutili e generano frustrazione e arrabbiatura a chi dovrebbe invece curarsi.
Piccoli passi verso la libertà cura, oggi preclusa dalla scarsa informazione di medici e farmacisti e dalla trafila burocratica lunga e lenta che accompagna questa pratica. A tal proposito, l'articolo 4 del pdl propone di definire un percorso per favorire la conoscenza dei medici sugli effetti della cura con i cannabinoidi, promuovendo una specifica informazione tramite comunicati e newsletter. Sentite, invece, a cosa va incontro Pierugo Bertolino, in cura con la marijuana per una neuropatia periferica, tutte le volte che deve fare un ordine di marijuana. Pierugo va dal medico per la prescrizione, per poi portarla alla farmacia territoriale del Asl. Il farmacista invia la prescrizione al Ministero della Salute per il nullaosta, generalmente rilasciato in 15-20 giorni, tempi lunghissimi per un malato. Arrivato il nullaosta, il farmacista chiama Pier perchè si ripresenti, gli consegna la busta con l'ordine da mandare in Olanda e si reca in posta per la spedizione. Pier aspetta che arrivi la ricevuta dell'ordine dall'Olanda all'Asl, si reca all'Asl per firmarla e portarla in banca per il pagamento. Rispedisce la ricevuta del pagamento in Olanda dove provvederanno ad estinguere l'ordine. Una volta arrivata l'erba, Pier si reca in farmacia per ritirarla. Tra la prescrizione del medico e l'avere la medicina tra le mani passano fino a 2 lunghissimi mesi. Le spese di spedizione (300 euro) gravano sulla sua prescrizione di 365 grammi all'anno e fanno lievitare il costo annuo per la terapia attorno ai 4.000 euro. Calcolando che ogni ordine consente una scorta massima per 3 mesi di terapia, gli esborsi monetari sono periodicamente notevoli.
Il nuovo pdl interviene necessariamente anche sui costi. Anche in questo caso si tratta di rendere attuativo quello che il Senato aveva già accettato con l'ordine del giorno G-120, in occasione dell'approvazione del decreto di legge (ddl) n°1771 il 16-09-2009 sulle “Terapie del dolore e le cure palliative„ attualmente in vigore. Con il ddl il Governo si era impegnato a verificare in tempi brevi la fattibilità di una convenzione con lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, per la produzione di cannabis medica, naturale e di sintesi, coltivata in Italia. Attualmente la fattibilità non è ancora stata verificata e Giampaolo Grassi dell'Act, agromono dell'Istituto Sperimentale per le Colture Industriali di Rovigo, autorizzato a coltivare cannabis terapeutica, anche quest'anno ha dovuto bruciare l'intero raccolto di marijuana invece di renderlo disponibile per gli ospedali. Oltre a rendere attuativo questo decreto, per l'abbattimento ulteriore dei costi, il pdl mira anche a trovare, dove possibile, una produzione regionale autorizzata.
Grazie all'aumento delle prescrizioni da parte dei medici, alla divulgazione della validità e della possibilità di cura con la marijuana da parte della Società Italiana Farmacisti Preparatori, il prezzo sarà ancora minore. Oliando ulteriormente anche il meccanismo d'approvvigionamento da parte delle singole Asl, l'Italia potrebbe trovarsi in una posizione d'avanguardia mondiale nella cura con i cannabinoidi.
Per valutare le prospettive di questa proposta di legge in termini legislativi, a livello lombardo, ricordiamo che, nel 2002, il gruppo Bonino-Pannella propose al Consiglio Regionale di Milano un ordine del giorno che andava nella direzione della praticabilità dell'erogazione dei farmaci cannabinoidi. La disposizione fu approvata a maggioranza, con voti da tutti gli schieramenti ad eccezione della Lega, firmato e votato anche da esponenti del centro cattolico, sensibile ai temi della libertà di cura. Purtroppo, il Presidente della regione Formigoni, prima d'attuare l'impegno, decise che erano necessarie delle indagini scientifiche per capire l'effettiva efficacia della marijuana. “Ovviamente„ le analisi non ebbero risultato positivo e il progetto s'arenò.
Eppure, come ha sostenuto Grassi dell'ACT, ci sono plichi enormi con ricerche scientifiche sulla validità della cannabis nella cura di innumerevoli patologie e, se solo il politico di turno avesse la buona volontà d'andarsele veramente a visionare, potrebbe togliersi immediatamente qualsiasi dubbio.
Se e dove il pdl sarà approvato, porterà una maggiore fruibilità sul territorio della medicina, ripristinando equità tra i malati delle varie regioni. Come ha commentato Alessandra Viazzi dei Pic durante la conferenza stampa: "Si tratta di un grande passo verso una nuova normativa nazionale chiara, basata sulla costituzione di un apposito ufficio per la Cannabis Medica presso il Ministero della Salute, in funzione come Agenzia ai sensi delle Convenzioni Onu, così come avviene in Olanda e Canada, con la produzione e la distribuzione gestite dallo stesso ministero". La legalità del diritto alla salute dovrà offrire anche la possibilità per il malato di coltivarsi la propria medicina, come prevedono leggi su misura, rispettose delle Convenzioni internazionali vigenti, in Canada, California e altri 14 Stati degli Usa.
Non ci troviamo di fronte a una legge ideale, ma alla migliore delle leggi possibili nell'ambito della legislazione nazionale vigente, con l'obiettivo d'abbattere le barriere burocratiche, culturali e ideologiche che finora hanno ipocritamente ostruito l'accesso al diritto alla salute di molti pazienti.