Uno straniero in viaggio
In questo numero avremo la fortuna di leggere le belle parole di un ragazzo statunitense innamorato della nostra penisola e della nostra cultura. Ha avuto il piacere di studiare in Italia molti tempo fa ed è pure appassionato e attivista cannabico. Nei forum di appassionati di cannabis in lingua inglese è un veterano ormai. Quando mi ha raccontato tanto entusiasta del suo periodo di Erasmus passato in Italia e di quanto si sia divertito a fumare con degli italiani ho deciso di proporgli un articolo. Questo è, l'Italia cannabica vista da terzi.
“Sono straniero ma adoro le canne e l'Italia, dove fumano tutti. Forse non tutti sono consumatori ma son pochi coloro che non ne riconoscerebbero il profumo. Ho studiato a Bologna, una città universitaria dove non ho avuto problemi ad ambientarmi e dove ho conosciuto bellissime persone che mi hanno fatto innamorare dell'Italia e degli italiani. I miei coinquilini provenivano da tutta Italia: da Milano, da Reggio Calabria e a rotazione da ovunque. Con la fantastica Panda a metano siamo andati in vacanza due volte in Puglia, nel Salento.
Ovviamente in vacanza abbiamo fumato dal primo autogrill all'arrivo senza nessun problema, eravamo giovani ed era estate. Se non con loro, i miei amici, ho fumato praticamente ovunque: sono un attivista e frequento molto i forum online di appassionati del genere. Ho amici ovunque e se non conosco nessuno esco di casa a mandare una canna al primo che vedo fumare e attacco bottone. Ora non più perché mi prenderebbero per un molestatore seriale, ma le migliori serate le ho trascorse con perfetti sconosciuti fumando fuori da discoteche a caso in serate a caso.
Una sera mi feci una ragazza fuori da un centro sociale e tutto cominciò chiedendole una cartina, aveva voglia di fumare e per fortuna avevo abbastanza erba. Non ricordo ne cosa fosse ne dove l'avessi presa. Probabilmente un omaggio di un appassionato o più facile uno scambio. D'altronde ho sempre dovuto coltivare la mia erba perché la qualità media nelle piazze era bassissima, e continua ad esserlo. Devo dire ho incontrato growers ovunque ma soprattutto nelle grandi città del nord Italia.
Al sud sono meno e credo giustamente per sicurezza non si espongono andando ai raduni o incontrando altri utenti dei forum. Ogni volta che devo viaggiare chiedo ad amici o amici di amici se conoscono qualcuno dove sto andando perché la qualità delle piazze è in mano alla criminalità organizzata. Le narcomafie smazzano qualità infima tagliata con i più disparati tagli tipo hashish mescolato con paraffina o cere più o meno vegetali a seconda dei gusti e del prezzo del prodotto finale che si è disposti a pagare. Ad esempio le cere come la paraffina che avvelenano, i solventi come l'acetone dall'indubbio effetto intossicante, l'hennè che sembrerebbe il male minore e via dicendo.
Se dovessi tracciare una linea di confine netta sarebbe all'altezza di Grosseto. Da Grosseto in giù l'offerta nelle piazze è tutta di provenienza malavitosa, la qualità è pessima e se non si conoscono growers: è meglio l'astinenza. A nord, Grosseto inclusa, si fuma mediamente meglio ma a prezzi ben più cari. La qualità, dicono da quelle parti, "se uno la vuole la paga".
Dico mediamente perché appena si esce dalle grandi città comunque si nota un abbassamento della qualità via via che ci si allontana. Qualche volta provai anche a visitare i growshop, preso dall'entusiasmo giovanile di un negozio di semi e accessori per noi growers, con la remota speranza di conoscere un grower in più. Molto spesso l'ambiente che incontravo era molto freddo, capibile in un paese dove i growshop non possono appendere un poster o tenere i semi e dove ogni cliente viene radiografato dal commesso che si chiede se sei uno sbirro in cerca di arresti o un appassionato bisognoso di fertilizzanti. Fortunatamente dopo le prime occhiate ci si rendeva conto di che tipo di persona fossi e ho conosciuto bellissime persone dietro al bancone di un growshop.
Diciamo che è un lavoro per gente con la mentalità aperta e più flessibile rispetto alla media, questo fa sì che spesso dentro ad un growshop vi sia una persona interessante. Devo anche aggiungere che non son mai riuscito a comprare erba in un growshop, al massimo ho scambiato due canne o me ne hanno fatte fumare un paio in compagnia. Che risate, una volta tanti anni fa a Torino stavamo fumando davanti ad un growshop senza saperlo e il proprietario uscì incazzatissimo a cacciarci.
Quel pomeriggio lo passammo aspettando l'orario di chiusura quando poi il proprietario ci fece entrare e fumammo assieme fino a tarda notte. Ricordo ancora perchè fossi finito a Torino, una serata jungle mi aveva portato a visitare dei coltivatori che mi ospitarono, vennero alla serata con me e fumammo una marea di Ice-o-lator. Con me l'inseparabile Alverman, un ciloom preso in Montagnola a Bologna un pomeriggio dei miei primi giorni in città su consiglio di un amico grower, e da allora sempre nella sua custodia nel mio zaino con me.
Non sapevo cosa significasse un ciloom dritto e ben lavorato finche' non mi fecero un corso intensivo i miei amici, facendomi notare come fosse dritto e liscio il mio nuovo amico. Voi italiani ne sapete una più del diavolo. Ho fumato ciloom artigianali in India, ma con un ciloom italiano ben fatto in mano non ci sono storie. Nelle grandi città e in generale nel nord dell'Italia ho fumato ciloom, bong e canne, mentre al sud e nelle province ho incontrato moltissimi più fumatori di canne che fumatori di strumenti.
Credo perché gli hippy per primi portarono indietro dall'India l'uso del ciloom: le pipe di terracotta per consumare cannabis e derivati e da questo fenomeno credo si sia evoluta la cultura di fumare il ciloom. Probabilmente vi erano più viaggiatori al nord che al sud ed ecco spiegato perché al sud vi siano meno fumatori di ciloom. Il bong invece va un poco alla sua maniera. Da almeno 10 anni vedo in tutta Italia fumare i bong ma sempre più di vetro e ben lavorati, piuttosto che il classico colorato di plastica con la cannuccia in metallo.
Alla ultima Spannabis ho conosciuto anche il rappresentante dei bong di Murano, l'inventiva italiana non si ferma mai! Parlando di fiere devo dire che ho vissuto sempre male le fiere italiane, non tanto per organizzazione o la location, quanto per il clima di illegalità in cui si è tenuti dalla legislazione italiana. Fa paura: all'entrata non c'è tanta gente e spesso una volante parcheggiata davanti fa scemare la coda di appassionati perché han tutti paura di venir segnalati. Chi può permettersi il rischio di viaggiare sino ad una fiera per mettere la parola fine alla propria passione? Tantomeno chi viene dalle immediate vicinanze della fiera avrà molta voglia di venir fotografato e riconosciuto dalle forze dell'ordine.