Toscana in lotta
I pazienti chiedono ragione dei loro diritti violati
I pazienti chiedono ragione dei loro diritti violati
Legale o illegale la cannabis sembra creare gravi fenomeni di dissonanza tra i politici e tra i media della provincia. Basti pensare alle ultime dichiarazioni del governatore Enrico Rossi, apparentemente inconsapevole di aver firmato una legge regionale sui farmaci cannabinoidi che ne propone un allargamento. Insomma, improvvisandosi medico, Rossi ha fatto una gaffe dopo l'altra. Di pari passo, le istituzioni toscane da lui controllate la legge né la conoscono né la applicano. O, se lo fanno, con dei parametri demenziali, come nel caso dei dosaggi “omeopatici” riportati da numerosi pazienti
La malasanità non è certo una delle prerogative della Toscana, considerando i risultati positivi di una regione dove affluiscono molte donne che qui riescono ad accedere alla interruzione volontaria di gravidanza resa quasi impossibile nel vicino Lazio. Qui è possibile curarsi in completa sicurezza e l'atteggiamento dei medici è considerato laico e progressista.
Per la canapa medica la Toscana sembrava essere il paradiso. Con una legge alla cui stesura hanno lavorato le organizzazioni dei pazienti, almeno sulla carta tutto dovrebbe essere a misura d'uomo. Ma l'apparenza inganna, perché evidentemente, oltre a non essere di fatto spiegata alle categorie interessate, la legge non viene fatta rispettare a partire dai soggetti istituzionali che l'avevano promossa. Una legge che garantirebbe almeno sulla carta un certo grado di cure ed assistenza. In effetti tutti i riferimenti sono ancora quelli della precedente normativa locale anche se ogni Regione ha la legittima facoltà di porre paletti e limitazioni supplementari rispetto alla normativa quadro, per i farmaci che passa tramite il suo SSR. Una situazione orwelliana alla faccia della legalità sbandierata e che non corrisponde ad uno stato di diritto.
Anche per questi motivi il collettivo Pazienti Impazienti Cannabis ha descritto con molta professionalità e con largo eco tra i delegati ONU all'interno della 58ma Commissione Droghe Narcotiche delle Nazioni Unite, come l'attuativa di una normativa relativamente liberale sulla cannabis terapeutica renda in realtà molto difficile la vita dei pazienti del nostro paese e nonostante le dichiarazioni propagandistiche sbandierate a Firenze e a Roma che potrebbero anche avere il l'obiettivo di disincentivare condotte di autoproduzione. Le uniche spesso in grado di soddisfare i pazienti.
Ma com'é noto le vie del mercato e della politica sono infinite. Non tanto infinite sono le vite dei pazienti il cui benessere psico-fisico viene costantemente calpestato dal sistema sanitario e da quello politico. Considerando in prospettiva una possibile evoluzione in senso monopolistico della distribuzione dei farmaci cannabinoidi da parte dei militari di Firenze, tutto quel che succede in Toscana assume una forte rilevanza a livello nazionale.
Anche per questi motivi l' Associazione Cannabis Terapeutica, Pazienti Impazienti Cannabis, LILA Toscana, Andrea Tamburi e la Luca Coscioni hanno incaricato l'avvocato Giovanni Gori di ristabilire la legalità dei trattamenti terapeutici con farmaci cannabinoidi. Nella lettera le associazioni puntualizzano come la prescrizione e l’erogazione dei farmaci cannabinoidi da parte del servizio pubblico nella Regione Toscana sia regolata dalla Legge Regionale n. 18 del 2012 e nella successiva Deliberazione della Giunta Regionale n. 988 del 10/11/2014 ove si trovano gli “indirizzi procedurali ed applicativi”.
Le Associazioni lamentano come i soggetti a vario titolo coinvolti nell’erogazione del servizio pubblico in questione siano fatti oggetto di informazioni non attualizzate, congruenti, chiare e coerenti con la disciplina regionale. Queste informazioni si trasformano in una ennesima fonte di confusione per gli addetti al settore e di nocumento per i pazienti.
A questo proposito, in un’ottica di leale cooperazione tra soggetti del terzo settore ed Istituzioni, è di fondamentale interesse per tutti i pazienti ricordare che i cannabinoidi possono essere prescritti per tutte le malattie, per le quali esistano studi clinici in letteratura. Che non esiste, infatti, alcun elenco di patologie per le quali sia lecita o non lecita le prescrizione di preparazioni galeniche magistrali a base di cannabinoidi e di come il concetto di “off label” non si applica ai farmaci galenici magistrali. Ultima considerazione: la legge non prevede “centri autorizzati” o non autorizzati alla prescrizione della cannabis.
Sarà una delle tante conseguenze inattese del proibizionismo ma anche di certe persone bene intenzionate ma male informate, ma spesso gli organi di informazione tralasciano di sottolineare come in Italia come in Toscana tutti i medici siano autorizzati alla prescrizione nei limiti previsti dalla vigente normativa nazionale mentre tutte le prescrizioni, fatte a norma della Legge Regionale, sono a carico del Servizio Sanitario. In quest’ottica e con questa finalità, le associazioni e il loro legale hanno invitato gli Enti in indirizzo a fornire la più ampia informazione a tutti gli interessati e alla sostituzione immediata della modulistica corrente ad uso interno ospedaliero, che risulta non aggiornata.
Siamo all'ultimatum per ristabilire la legalità violata che si basa su argomenti di diritto civile e penale: “Essendo ormai ad oggi trascorsi 180 giorni dalla pubblicazione della DGRT 988/14 nel Bollettino Ufficiale Regionale della Toscana, il protrarsi di tali condotte non trova più legittima giustificazione”.