The Scratch & Sniff Book of Weed: un’enciclopedia da annusare
L’idea suona come il classico “colpo di genio” che si condivide con l’amico di canna in una notte in cui si riempiono i posaceneri, eppure l’enciclopedia olfattiva della cannabis esiste. Si intitola The Scratch & Sniff Book of Weed, si gratta e si annusa ma è decisamente più seria di quello che ci si aspetta.
“La proposta di incorporare l’elemento olfattivo è stata improvvisa ma perfettamente logica”, spiega a Vice uno dei due autori, Seth Matlins. A dirla tutta, anche la coautrice Eve Epstein, si è sempre detta sorpresa del fatto che nessuno ci avesse ancora pensato. Matlins, uno stoner a suo dire dal 1982 – “quando per la prima volta ascoltai i Pink Floyd” – ed Epstein, una consumatrice regolare di olio di cannabis, hanno puntato sull’elemento olfattivo soprattutto per attrarre i lettori: entrambi vengono dal mondo del marketing e comprendono perfettamente che al giorno d’oggi non è solo il messaggio a contare, ma soprattutto come lo si veicola.
Ma la componente gratta & annusa non risponde solo ad esigenze di mercato: i due autori mirano anche a far apprezzare il potenziale multi-sensoriale dell’erba ¬– l’odore, il sapore, la sensazione – e hanno perciò cercato di catturarne le essenze per il loro libro. E il risultato si sente. Le differenti sensazioni corporee associate ai diversi tipi di marijuana saltano fuori di continuo sfogliando l’enciclopedia. Un’enciclopedia in cui non si tralascia di menzionare le molteplici proprietà curative e riabilitative della pianta, così come quelle afrodisiache.
Seth Epstein ed Eve Matlins avevano in mente anche un secondo obiettivo, quello di riportare in auge il piacere di maneggiare un libro. Una splendida “operazione nostalgia” che mira a ricordare come il piacere tattile e olfattivo di sfogliare un vero libro sia incomparabile alla lettura pensata per i formati digitali. The Scratch and Sniff Book of Weed, con le sue pagine spesse, le sontuose illustrazioni di Ann Pickard e la sua squisita attenzione al design è chiaramente un libro fatto per essere sfogliato.
Ma questo libro non può certo essere considerato alla stregua di un gadget. Stando a quanto affermano gli autori l’enciclopedia è stata pensata soprattutto secondo il suo spirito originario, ovvero quello di informare ed educare. Gli autori si augurano infatti che il libro possa offrire un contributo alla generale discussione sul bisogno di riformare le politiche federali statunitensi in materia di cannabis. Il libro si conclude non a caso con un appello spassionato e a caratteri cubitali: LEGALIZE IT, legalizzatela.
Nel corso delle ricerche preliminari alla stesura del libro, i due autori si sono imbattuti in aneddoti interessanti – ad esempio il fatto che in Nord Corea viene venduta nei supermercati – ma si sono scontrati soprattutto con l’esasperazione che caratterizza la storia del proibizionismo e della demonizzazione della pianta di cannabis. Lo si può vedere già dalle prime pagine, dove gli autori dichiarano di non voler usare il termine “marijuana” in quanto problematico. Il libro spiega infatti come il termine sia stato reso popolare negli anni ’30, grazie al capo del Federal Bureau of Narcotics, il quale lo usava esplicitamente con intenti razzisti contro le persone di colore, colpevoli a loro dire di diffondere la pratica. A margine del libro, Seth Epstein ha dichiarato “Quello che rende un termine razzista è esattamente il contesto in cui il termine viene usato”. Se infatti il termine marijuana non si riferisce in realtà ad un preciso gruppo etnico, il modo in cui il termine è stato introdotto nella lingua comune è così strettamente legato a pregiudizi razzisti che la parola ne viene contaminata per associazione.
Più in generale, Epstein ha notato “Una cosa ci è apparsa chiara: dal momento che la pericolosità della cannabis è indimostrabile, i proibizionisti non possono essere mossi che da ragioni politiche e di guadagno personale”. Parlando di politica, ad esempio, nel libro si fa riferimento a Nixon e alla war on drugs che scatenò in primo luogo contro i suoi detrattori hippy e le persone di colore; sul versante economico si nota invece come le case farmaceutiche e l’industria degli alcolici abbiano giocato un ruolo fondamentale nel diffondere la psicosi contro la cannabis, sebbene – come gli autori sottolineano – “la maggior parte della narrativa creata attorno ad essa non abbia alcun riscontro nella realtà scientifica”.
Matlins ad Epstein ce l’hanno messa tutta per bypassare la mala informazione e gli stereotipi che da sempre affliggono la pianta, e l’hanno fatto sia a livello di testo che di immagini. I 4 personaggi ricorrenti nelle illustrazioni sono infatti estremamente diversificati: una nonna asiatica, uno studente universitario di colore, una mamma Latina e un un cinquantenne caucasico. Questa la reale demografia dei consumatori di cannabis secondo gli autori.
“Quello che abbiamo provato a fare – conclude Matlins – è stato tessere 4000 anni di storia ed esperienza in qualcosa che stimoli il pensiero critico e giochi un qualche ruolo nel cammino per la depenalizzazione e legalizzazione di questa pianta”. Chapeau!
di Giovanna Dark
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