Piantiamola!
Siamo al giro di boa. Il disegno di legge sulla legalizzazione cannabis, anche se probabilmente riveduto e corretto dalla commissione ristretta, sta per essere riproposto in Parlamento e l’attenzione di tutti è nuovamente sulla nostra amata piantina. C’è chi si scanna sull’attribuzione dell’aggettivo “antiproibizionista”, chi si descrive come malato “e non come drogato” e chi purtroppo si uccide durante una perquisizione. Questo a dimostrazione che nel nostro paese di confusione in materia ce n’è ancora tanta, nonostante non ci sia nulla di più semplice di una pianta.
A Torino, lo scorso 7 aprile ci ha pensato una ragazza di 32 anni a riportare l’attenzione sull’essenziale. La foto la ritrae sorridente, sotto gli occhiali da sole, mentre pianta un germoglio di cannabis in uno dei più famosi parchi pubblici del capoluogo piemontese. "Seminiamo dissenso, raccogliamo libertà" recita il cartello davanti al quale è immortalata sul suo profilo Facebook.
La ragazza in questione non è una grower o un attivista ma è la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Maura Paoli. L'occasione per questo gesto di disobbedienza pubblica è stata l'annuale festa della semina, organizzata dal centro sociale occupato autogestito Gabrio in vista della Cannabis Parade torinese del 29 aprile.
"Grazie ai ragazzi del Gabrio - scrive sul social network la pentastellata - ho avuto l'opportunità di mettere a dimora una piantina di canapa. Una provocazione che ridicolizza il proibizionismo che ancora regola il nostro Paese e che ingrassa le mafie. Se una persona fuma erba è illegale, se cento persone fumano erba la legge è da cambiare". E di persone che fumano erba in Italia pare ce ne siano almeno 6 milioni, almeno stando a quanto affermato dall’ultima relazione sulle tossicodipendenze presentata dal Dipartimento per le Politiche antidroga al Parlamento.
Lungi dal voler appoggiare questo o quel partito, non possiamo che giudicare come lodevole l’azione della consigliera torinese Maura Paoli e indicarla quindi ad esempio. Se nel nostro piccolo avessimo la possibilità di chiamare tutti i nostri lettori ad un’azione collettiva senza condannarli all’azione legale (come purtroppo accade molto spesso), vi chiederemmo certamente di spargere semi di cannabis per tutto il territorio italiano.
Perché non c’è niente di più semplice e allo stesso tempo più rivoluzionario di piantare un germoglio: un gesto vecchio come il mondo che simboleggia perfettamente il ciclo vitale e ci ricorda la bellezza nonché l’innocenza delle cannabacee, piante infestanti che solo l’uomo moderno è riuscito ad aggettivare come “pericolose”. Coltivare cannabis non può e non deve rimanere un reato ed è anche grazie a gesti di sensibilizzazione come quello di Torino che il nostro paese potrà forse ripensare l’approccio alla pianta, prima ancora che alla sostanza. Quello che ci auguriamo, è che l’autocoltivazione non venga tolta dal tavolo delle contrattazioni. Text: Giovanna Dark