Paradossi italiani
In una democrazia rappresentativa i politici eletti, al quale deleghiamo il perseguimento dei nostri interessi, hanno un compito primario: il benessere della collettività, intesa anche nel suo divenire e quindi anche e soprattutto comprendendo il bene delle future generazioni.
In una democrazia rappresentativa i politici eletti, al quale deleghiamo il perseguimento dei nostri interessi, hanno un compito primario: il benessere della collettività, intesa anche nel suo divenire e quindi anche e soprattutto comprendendo il bene delle future generazioni.
In una democrazia rappresentativa i politici eletti, al quale deleghiamo il perseguimento dei nostri interessi, hanno un compito primario: il benessere della collettività, intesa anche nel suo divenire e quindi anche e soprattutto comprendendo il bene delle future generazioni.
In questa ottica, lo scorso 4 agosto la XIII Commissione Agricoltura della Camera ha convocato i rappresentanti di differenti realtà regionali che si occupano della filiera della canapa. Associazione Canapa Siciliana, Canapuglia, Assocanapa, Toscanapa, Associazione nazionale bioedilizia e Lucanapa hanno esposto per due ore a politici del Gruppo misto, del Movimento 5 Stelle e del PD le loro osservazioni sulle proposte di legge tese a regolare e coordinare la legislazione in materia.
Se da un lato ogni realtà ha brevemente riassunto la propria storia e il suo operato all'interno del contesto regionale di provenienza, un aspetto risulta comune a tutti gli interventi ed è emerso con forza trasversale: l'ostinazione di questi imprenditori che hanno capito come la filiera della canapa possa, anche per ragioni storiche e di specificità climatiche, tornare ad essere un settore dell'economia che generi plusvalenza in termini strettamente economici, ma anche e soprattutto socio-ambientali, visto che le numerose qualità di questa pianta ne fanno davvero una “paladina” dello sviluppo sostenibile.
Ci tocca parlare di ostinazione (quasi messianica) perché chi lavora con la canapa sa che oltre all'obiettivo di una sostenibilità economica, dovrà impegnarsi sul fronte politico del riconoscimento e legittimazione di questo tipo di coltura, considerato che anni di propaganda proibizionista e conseguenti pregiudizi ormai radicati in grande parte dell'opinione pubblica ne hanno infangato le numerose proprietà e addirittura l'identità stessa, come afferma il Dott. Nicosia di Sicilcanapa.
Torniamo dunque al piano dell'informazione. La canapa è una pianta forte e utilissima all'ambiente. In condizioni normali non necessita di diserbanti e pesticidi (non inquina dunque a priori): basta seminarla e raccoglierla dopo 4 mesi durante i quali assorbe anidride carbonica - da 8 a 12 tonnellate per ettaro- e rilascia ossigeno, nel frattempo poi, aumenta la fertilità del terreno perché grazie al lavoro delle sue radici ne migliora la struttura. In architettura il ruolo della canapa è evidente, unita alla calce diventa un ottimo isolante, sia termico che acustico e costruire una casa o ristrutturarla utilizzandola nei mattoni significa poter raggiungere un 40% di risparmio energetico.
Su questi dati devono puntare i nostri politici perché, se vogliamo pensare ad un'Italia sostenibile nel suo sviluppo, tornare alla coltivazione estensiva di cannabis su tutto il territorio nazionale rappresenta la soluzione più pragmatica. E di buon senso: in fondo basterebbe tornare alle origini agricole del nostro paese, prima del boom economico del dopoguerra.
Ogni intervento ha poi ricalcato le problematiche e le esperienze su base locale vissute dagli imprenditori. Il presidente di Associazione Canapa Siciliana, Giuseppe Sutera, interrogandosi sulla volontà di dare o meno un futuro alla canapa, ha prima ricordato come al momento siano ammesse alla coltivazione semenze provenienti da paesi del nord UE e quindi non ottimali per la coltivazione nel contesto siciliano e in un secondo momento ha domandato che venga inserito nella proposta di legge un rifermento specifico alla lavorazione del seme, delle infiorescenze e delle foglie e non esclusivamente della fibra.
Claudio Natile di Canapuglia ha raccontato di essere partiti da 7000 metri quadrati e di essere oggi arrivati a 200 ettari coniugando al lavoro agricolo quello di informazione all'interno delle scuole pugliesi. In Puglia, tra l'altro, sono in costruzione 60 appartamenti in canapa e calce: la più grande esperienza europea di applicazione di canapa all'edilizia. Su questa linea d'onda anche Holger Zaccanti, di Associazione Nazionale Bioedilizia, che rammenta come sfruttando la legge 13/2013 – che favorisce la forestazione urbana –, puntare sulla canapa potrebbe contribuire fattivamente ad una migliore vivibilità cittadina.
Felice Giraudo di Assocanapa, associazione storica piemontese, che associa agricoltori per 1400 ettari di canapa coltivata, si focalizza sulla dimensione più concreta del problema e cioé sul fatto che non siano le forze dell'ordine a dover controllare i campi, mentre come suggerisce Giacomo Bulleri, consulente legale di Toscanapa, si potrebbe demandare queste operazioni di verifica al CRA (Centro ricerche agricole), visto che questo tipo di coltivazioni non hanno alcuna rilevanza penale.
Tutti i responsabili delle associazioni, infatti, sono d'accordo su un punto: lo Stato può legiferare e spingere il settore con degli incentivi, da un lato motivando chi vuole coltivare canapa e dall'altro prevedendo incentivi o detrazioni fiscali per chi, ristrutturando casa, si interessa ad un migliore isolamento. Questa sarebbe certamente una facilitazione per il settore. Il punto fondamentale, però, nevralgico per lo sviluppo di un comparto dalle potenzialità enormi, resta quello del contesto culturale.
Il più grande contributo che i politici possono dare a questa filiera è che la coltivazione della canapa venga considerata alla stregua di tutte le altre colture senza che la presenza delle forze dell'ordine disincentivi gli agricoltori e senza che il timore di sequestri indiscriminati basati su ignoranza e malafede possano rendere la vita di questi contadini impossibile. Purtroppo queste sono realtà quotidiane, e anche se nel corso degli anni sono andate diminuendo – Assocanapa parla del 2-3 % rispetto ai suoi associati –, nondimeno restano il principale ostacolo da affrontare.
Mentre questo articolo va in stampa, ad esempio, l'associazione Lucanapa è stata inserita all'interno di un'operazione più ampia contro il traffico di sostanze stupefacenti in Basilicata ed i magistrati Gerardo Salvia e Michele Tiziana Petrocelli le hanno fatto sequestrare 5 sacchi da 20 Kg l'uno di semi pronti per la spremitura da olio, alimento dalle innumerevoli qualità alimentari. Un'associazione ascoltata dai politici come esponente di una ricchezza imprenditoriale da valorizzare viene osteggiata nel suo lavoro nemmeno dieci giorni dopo la sua audizione alla Camera.
Da queste colonne ci rivolgiamo a Zaccagnini, Lupo ed Oliviero, i politici presenti all'audizione, perché capiscano questo inaccettabile paradosso e si adoperino al più presto per appianarlo. Perché sembra – e questo è un passo di grande importanza – che i Zaccagnini, Lupo e Oliviero abbiano finalmente capito che canapa e benessere collettivo possono rappresentare un binomio vincente.