Osare, osare, osare
Abbiamo cominciato il 2016 con una certezza: il nostro caro Premier finalmente si è scoperto ed ha preso posizione. Renzi crede che depenalizzare il consumo e la coltivazione di cannabis non verrebbe compreso dal popolo italiano, che lo interpreterebbe non come il logico salto che mette il nostro paese al
Abbiamo cominciato il 2016 con una certezza: il nostro caro Premier finalmente si è scoperto ed ha preso posizione. Renzi crede che depenalizzare il consumo e la coltivazione di cannabis non verrebbe compreso dal popolo italiano, che lo interpreterebbe non come il logico salto che mette il nostro paese al passo coi tempi che corrono, ma come una resa nella lotta agli stupefacenti (vagli a spiegare che la lotta non va fatta agli stupefacenti, ma alla disinformazione e soprattutto a chi li vende approfittandosi della favorevole situazione che il proibizionismo serve su un piatto d’argento). Ebbene, almeno adesso sappiamo chi abbiamo di fronte.
D’altronde chi resta al Governo con l’aiuto di Alfano e Verdini non può certo commettere l’errore di preoccupare l‘elettorato di riferimento dei propri alleati; il centro destra che sostiene il Governo ha detto che non transigeva su questo tema ed ha ottenuto quanto richiesto. Democrazia. Cosa cambia allora per il mondo dell’attivismo antipro quest’esplicito arroccamento da parte del Matteone nazionale?
Io credo cambi i termini entro i quali condurre la nostra lotta nell’anno che abbiamo di fronte. Tanti di noi lottano da anni, decenni, ventenni, trentenni e più per smetterla una buona volta con la criminalizzazione della canapa e cosa abbiamo ottenuto? Poco, molto poco, ma almeno, oggi la franchezza del nostro interlocutore principale, il capo del Governo, che ci conferma che da quell’orecchio al quale noi avremmo immaginato di fare sponda, proprio non ci sente.
Parto da una premessa: ognuno di noi ha voce in capitolo per chiedere che il proprio punto di vista venga riconosciuto e rispettato. Ora che la primavera è alle porte, siamo consapevoli che anche in questa stagione di semina il fiato delle forze dell’ordine sarà sulle nostre spalle per reprimere un comportamento che sappiamo essere davvero marginale dal punto di vista della pericolosità sociale.
Sappiamo che per un’altra stagione forniremo con le nostre tasse gli strumenti alle forze dell’ordine per reprimerci e rovinarci tante volte la vita, per carcerarci, per affibbiarci sanzioni amministrative che solo in superficie sembrano essere poco invasive, ma che in realtà si dimostrano essere dei dispositivi che nuocciono in maniera spropositata alla vita di chi li subisce, parlo in particolare di divieto di espatrio e del ritiro della patente. Sappiamo che nonostante il nostro contributo fiscale, gli attuali legislatori difficilmente riusciranno a dare un senso al grande sforzo che si è fatto per ottenere una proposta di legge firmata da rappresentanti di tutti gli schieramenti in Parlamento.
Sappiamo infine che come ogni anno chi potrà, lotterà con l’esempio, con la parola o con l’azione. Ma torniamo all’azione, proprio di questo voglio parlare oggi: dell’azione antiproibizionista. Da qualche anno a questa parte il mondo antipro e l’industria cannabica hanno rialzato la testa. Per differenti ragioni, la politica se non ha interesse a legiferare nella direzione che auspichiamo, non ha altrettanto interesse a reprimere un comparto industriale che nel nostro paese da lavoro e crea lavoro anche con il Jobs Act: un esempio, la rete di growshop italiani sta lentamente aumentando e sempre più capillarmente quindi sul nostro territorio si possono trovare professionisti che in prima linea operano un importantissimo lavoro di sensibilizzazione, proprio quello che Renzi fa finta di non vedere.
Le conferenze e i dibattiti sono sempre più numerosi in tutta la penisola e da qualche anno a questa parte sono ricominciate le fiere del settore che uniscono e fanno conoscere persone, novità, possibilità. Io credo allora che sia maturo il momento per fare un salto di qualità nel nostro percorso di lotta. Il salto di cui parlo non è niente di trascendentale, ma riguarda la maniera in cui percepiamo noi stessi e la maniera in cui le persone che vorremmo condividessero la nostra marcia ci percepiscono. L’immagine che di noi hanno all’esterno è sempre quella, ormai non più aderente alla realtà che si è creata negli anni: ragazzi/e viziati/e che si fumano gli spinelli anche con le orecchie.
Niente di più lontano da quello che siamo, ma purtroppo quest’immagine esiste, e porta avanti con essa una serie di pregiudizi che si ripropongono automaticamente nei nostri confronti. Pregiudizi che impediscono che un dibattito onesto prenda piede. Questo è un punto sul quale non possiamo più transigere, è di importanza vitale affinché le nostre istanze escano dal nostro circolo ristretto, che il messaggio e la sua busta vengano adeguate a chi vogliamo convincere. Ognuno trovi la propria strada, seguendo la propria posizione nella filiera antipro, ma mai come oggi è arrivato il momento di osare, osare, osare, o forse aspettiamo che ritorni un Governo di destra a spiegarci che la droga fa male ai bambini e che gli spinelli portano grave dipendenza? Quindi andiamo avanti, noi continueremo a fare i giornalisti, cercando di essere più incisivi ed interessanti, voi continuate a fare quello che meglio sapete fare, coltivare e lottare per una pianta che può aiutarci a salvare questo pianeta.