L’erbario pasticciato di Beatrice Lorenzin
È nota la militanza proibizionista della ministra della Sanità Beatrice Lorenzin che ricalca la millenaria battaglia della Chiesa contro le medicine e i rimedi delle streghe. Con il proibizionismo, la crociata é continuata in forme diverse ma ha assunto dimensioni parossistiche nel ventennio fascista quando Benito Mussolini, ritenendo irrealizzabile il divieto dell’alcool all’americana, pur apprezzandone lo spirito, spinse per la messa al bando della cannabis nelle conferenze internazionali sull’oppio della Società delle Nazioni.
Le proposte dei proibizionisti, per quanto divergenti, tendono a limitare l’autonomia dei singoli e, nel caso della Lorenzin, soprattutto quella dei pazienti, a cui i Militari sembrano applicare la tortura della goccia d’acqua. Tanto per dimostrare di essere più o meno gli stessi che in passato avevano messo al rogo chiunque non fosse conforme ai loro dettami o ai loro stili di vita, sostituendo anche fisicamente alle streghe i monaci.
Ancora oggi integerrimi personaggi, come certi magistrati e i loro seguaci, rappresentano un fronte che basa la propria autorità sull’ignoranza e la paura: un fattore strategico per la manipolazione delle masse che in alcune epoche li rende estremamente pericolosi.
A questi meccanismi, che hanno inciso nel corso dei secoli nella nostra struttura caratteriale, nel nostro rapporto con il piacere e nel rapporto tra i sessi, ampiamente ipostatizzati nella canapa, se ne aggiungono altri. Come la tendenza alla iper-regolazione dei prodotti vegetali, un tema di crescente importanza.
Per esempio, la commissione cannabis del Premier Justine Trudeau in Canada ha proposto di sottoporre a trial clinici costosissimi anche la cannabis ricreativa. Questo particolare ricorda i tentativi di imbrigliare la medicina naturale, utilizzata con profitto dai migliaia di anni. Secondo l’attivista David Malmoe Levine occorrerebbe stabilire una più stretta alleanza tra il movimento per la legalizzazione e gli erboristi e i farmacisti, considerando le regole sempre più stringenti che si vorrebbero imporre ai prodotti naturali.
Ma che si tentasse di bandire l’utilizzo nelle cure dimagranti di patata ed ananas é sembrato veramente il colmo alle organizzazioni del settore. Questi argomenti sono importanti anche per la politica della cannabis, anche perché alcuni organismi che la osteggiano, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono co-finanziate dalla industria del fast food, responsabili dell’obesità, una tra le principali cause di morte della popolazione.
Sono noti i numerosi conflitti d’interesse che circondano la nostra cara pianta. Per non parlare di come, in nome della lotta alle dipendenze, si sia arrivati alla decisione del governo Renzi di vietare il primo agosto 2016 l’iboga, una pianta utilizzata per la cura delle dipendenze utilizzata con profitto in molte cliniche dislocate in vari paesi del mondo e persino in Arabia Saudita, e liberamente acquistabile in rete nonostante il pericolo, questa volta oggettivo, di usare una sostanza potenzialmente pericolosa senza uno screening e un ausilio medico.
La fantasia del Ministro non si è più fermata, neppure dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Anche perché con il cosiddetto decreto contro patate ed affini, relativo alle cure dimagranti, ha subito scatenato violente reazioni tra erboristi e farmacisti.
Secondo il dottor Fabio Firenzuoli del Centro di riferimento per la Fitoterapia della Regione Toscana, la Lorenzin “ha anticipato la Befana di qualche giorno, per "apparire" sulla Gazzetta Ufficiale n° 1 del 2 di gennaio 2017 il Decreto Ministeriale 22 dicembre 2016 che proibisce ai medici di prescrivere, tra le altre, anche sostanze naturali, sulla carta a scopo dimagrante. Stupisce molto in particolare il fatto che i medici non possano prescrivere preparazioni personalizzate da far preparare in farmacia (appunto "magistrali") che associno tra loro sostanze tipo Tè verde, o Finocchio, o Pilosella, o Tarassaco, o Rabarbaro, ecc. (se non richiedendo un consenso informato) anche per curare una comune sindrome dispeptica. Le sostanze naturali presenti nel decreto sono già presenti, in disparate associazioni tra loro, in integratori e prodotti erboristici, di libero mercato, senza alcuna necessità di prescrizione medica, presenti in farmacia, erboristeria e anche nei supermercati. Nota bene: prodotti autorizzati dallo stesso Ministero. E infine, tra le sostanze e le piante, si trova inserito anche un nome commerciale al posto di un più generico estratto di patata”.
Per Federfarma di Roma il decreto della Lorenzin, pochi giorni dopo cassato dal TAR del Lazio, avrebbe fatto precipitare il nostro paese indietro di cento anni. Ma ha anche aumentato a dismisura – come ha dichiarato Derrick Bergman del VOC, l’organizzazione olandese per l’abolizione del divieto della cannabis – il lavoro dei militanti antiproibizionisti con l’impegno a liberare o ri-legalizzare anche finocchio, tè verde, ananas e patate, giusto per elencarne alcuni. Ma nel frattempo, come è noto, noi continuiamo imperterriti con la cannabis. La quintessenza di tanti problemi e una delle migliori soluzioni. Anche perché, almeno per ora, la patata è salva. Ma l’ansia dei politici su questi argomenti é apparentemente incurabile.
di Enrico Fletzer
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