L'altra faccia del narcotraffico
Come cantava Bugo, c'è crisi dappertutto e in questi tempi di magra avere un lavoro è visto da molti con occhi colmi d'invidia. Purtroppo però non è tutto rose e fiori anche per chi un lavoro ce l'ha: costretti a sottostare a tipologie di contratti assurdi, molti giovani si arrabattano sdoppiandosi tra due o più lavori per arrivare alla fine del mese. In questo numero abbiamo incontrato R., un ragazzo che sulla carta è un artigiano con tanto di partita IVA e nella realtà di tutti i giorni è costretto a spacciare per arrivare a pagare gli assurdi balzelli che il nostro Stato e le varie confederazioni di categoria impongono ai liberi professionisti.
Come cantava Bugo, c'è crisi dappertutto e in questi tempi di magra avere un lavoro è visto da molti con occhi colmi d'invidia. Purtroppo però non è tutto rose e fiori anche per chi un lavoro ce l'ha: costretti a sottostare a tipologie di contratti assurdi, molti giovani si arrabattano sdoppiandosi tra due o più lavori per arrivare alla fine del mese. In questo numero abbiamo incontrato R., un ragazzo che sulla carta è un artigiano con tanto di partita IVA e nella realtà di tutti i giorni è costretto a spacciare per arrivare a pagare gli assurdi balzelli che il nostro Stato e le varie confederazioni di categoria impongono ai liberi professionisti.
Come cantava Bugo, c’è crisi dappertutto e in questi tempi di magra avere un lavoro è visto da molti con occhi colmi d’invidia. Purtroppo però non è tutto rose e fiori anche per chi un lavoro ce l’ha: costretti a sottostare a tipologie di contratti assurdi, molti giovani si arrabattano sdoppiandosi tra due o più lavori per arrivare alla fine del mese. In questo numero abbiamo incontrato R., un ragazzo che sulla carta è un artigiano con tanto di partita IVA e nella realtà di tutti i giorni è costretto a spacciare per arrivare a pagare gli assurdi balzelli che il nostro Stato e le varie confederazioni di categoria impongono ai liberi professionisti.
SSIT: Innanzitutto raccontaci di te, così t’inquadriamo.
Ho 28 anni, lavoro e pago le tasse. Sembra banale ma al giorno d’oggi, in questo paese può essere considerata un’eccezione.
Intendi per il lavoro o per le tasse?
Entrambe le cose. Il livello di disoccupazione giovanile è a livelli imbarazzanti e di luce in fondo al tunnel non se ne vede. Quindi per me è un vanto poter affermare di avere una vita professionale pressoché stabile. Vedi, in una società gerontocratica come la nostra vieni considerato giovane almeno fino a 40 anni, e di conseguenza devi fare la gavetta, che è un brutto termine per farti lavorare gratis.
Ma la gavetta non è esperienza?
Certo, a quello serve l’università, lo studio e le prime esperienze. Le prime però. Non è possibile che molti miei coetanei vivano ancora sotto l’ala paterna quando hanno già i capelli bianchi, e la prostata a pezzi. Sopravvivendo con la paghetta settimanale.
Qualcuno li definì bamboccioni…
Ma non è colpa dei giovani, o almeno lo è solo in parte. Hai citato l’ex Ministro dell’Economia scomparso di recente. Lo stesso che fu criticato duramente perché in un suo libro aveva affermato che le tasse sono una cosa bellissima.
È difficile trovare qualcuno che paghi le tasse volentieri…
E invece il suo ragionamento non faceva una piega, ma ti dirò di più, io mi trovai completamente d’accordo.
Quindi a te piace pagare le tasse?
Mettiamola così, un Paese evoluto è come una grande casa, come una famiglia. In questa famiglia c’è un capofamiglia che lavora e porta a casa uno stipendio. C’è una moglie che magari non lavora, o meglio non porta a casa soldi ma si occupa della casa. E ci sono dei figli che anche loro non portano a casa soldi perché non hanno l’età per farlo e si devono formare. È giusto che lo stipendio di chi lavora vada a coprire le necessità degli altri, altrimenti tutto crolla. Credo che sia giusto contribuire alla crescita del proprio Paese, perché si crea un equilibrio in cui tutti possono convivere. Ci sono un miliardo di validi motivi per pagare le tasse, e io sono orgoglioso di farlo.
Però tu fai commercio di sostanze illegali, questa non è una contraddizione?
Non solo è una contraddizione ma un vero tormento. Qualcosa che eviterei volentieri. Ma per capirlo dovremmo fare un passo indietro.
Facciamolo.
Dunque, io sono uscito di casa molto presto, non ho fatto l’Università perché sono cresciuto in una famiglia con poche possibilità, ho fatto studi tecnici per fare il grafico e a 19 anni me ne sono andato e ho cominciato ad arrangiarmi. In qualche modo dovevo pagarlo l’affitto. Così per diversi anni saltavo da un lavoro all’altro, un mese alla volta, mai un contratto, stipendi da fame e soprattutto lavori che niente avevano a che fare con i miei studi e le mie competenze. La gavetta l’ho fatta portando pizze, spostando scatoloni, facendo qualunque cosa. Ma non bastava. L’unica vera fonte di sostentamento era l’erba. Sono un fumatore, quindi non era difficile crearsi un giro tale da assicurarmi un minimo di entrate.
Con tutti i rischi del caso.
Ovvio. Nella mia testa mi sono sempre ripetuto che appena avessi avuto uno stipendio di almeno mille euro, sarei diventato solo un consumatore.
Ci sei riuscito?
Si. Ma qui arriva il bello. Per qualche anno ho fatto il grafico Co.Co.Pro. Stipendio sicuro si, ma hai sempre una posizione precaria, perché vai avanti con contratti annuali, anche meno. Nel mio lavoro, ora come ora, per una serie di motivi, hai più possibilità di lavorare se hai una partita iva. Perché fai quello che devi fare, a fine mese emetti una fattura e il tuo datore di lavoro te la paga. Così invece di pagare tasse per un dipendente scarica la spesa. Naturalmente non è colpa del datore, se metti un’azienda di fronte a questo tipo di opzioni la sua scelta è ovvia. Chiunque farebbe così. Sono la legge e il mercato del lavoro che creano questa condizione.
Così sei diventato un libero professionista.
Per necessità, si. Sono un artigiano. Mi è stato offerto un lavoro a queste condizioni e mi sono sentito di accettare. L’offerta era buona, prima di tutto ti deve piacere quello che fai altrimenti non vivi felice. Ho studiato da tipografo e nella vita voglio fare il tipografo, tutto qui.
Però ti trovi ad affrontare delle difficoltà.
Enormi difficoltà. C’è un grosso disequilibrio. Paradossalmente io guadagno come un normale operaio ma per il fisco sono come un imprenditore e quindi ho una spesa base elevata.
Detta in soldoni?
Ti do un po’ di cifre. Un’ora di lavoro la fatturo a 12,5 euro. Lavoro circa 40 ore a settimana, quindi al mese stacco una fattura di 2mila euro. Sarebbero poi 24mila annuali.
Non male, molti “giovani” non li vedranno mai.
Però, c’è un però. Intanto devi calcolare che le ferie non sono pagate, quindi in alcuni mesi scendi a 1600, 1700. E devi togliere comunque agosto che l’azienda è chiusa, e quando non lavori non fatturi. Un giorno di festa e sono 100 euro in meno. Alla fine se ti va bene saranno 22mila annuali. Quindi una media di 1800 mensili.
Rimaniamo comunque in zona tranquillità, se non hai una famiglia da mantenere.
Credi che non me la farei una famiglia? A 28 anni è legittimo desiderare un figlio no?
È quello che ci dicono continuamente, fare figli. Io non ci credo molto, ma continua.
Qui comincia la discesa. Ogni anno, quando fai la denuncia dei redditi devi dare allo Stato il 20% di quello che hai guadagnato nei dodici mesi precedenti. Vuol dire che a luglio devi staccare un assegno di circa 4000 euro. Devi farti furbo. Devi preoccuparti ogni mese di mettere da parte quei 300/350 euro altrimenti sono 4000 in una botta sola, e non ci sono scuse, se non paghi ti scotennano.
Te ne rimangono 1500, ci si può vivere.
Per ora si. Ma non è finita. Perché c’è l’Inps. Ottobre, febbraio, maggio, luglio. Sono i mesi in cui devi versare 700 e rotti euro di previdenza sociale. Diciamo 3000 euro l’anno. E anche lì non si scappa, se non paghi ti portano via anche l’aria. Se sei bravo e oculato, ti preoccuperai di mettere via ogni mese altri 250 euro.
E scendiamo a 1250. Per ora ci staresti anche dentro.
Sai, io non sono un burocrate, anzi ho una totale repulsione per le carte, è qualcosa che mi manda in confusione, non ci capisco un accidente. Quindi per gestire il tutto devo affidarmi a qualcuno.
Ci vuole il commercialista.
Non proprio, nel mio caso ho scelto di affidarmi alle associazioni di categoria, in particolare alla Confartigianato. La soluzione che mi sembrava più efficace era quella di pagare un unico ente che si occupasse di tutto, in modo da evitare di fare confusione e tenere basso il numero di persone con cui interagire, anche per non passare le mattinate in giro per uffici.
È stata la scelta giusta?
Non ho un metro di paragone per stabilirlo, ma possiamo fare due conti anche qui e continuare a prosciugare la busta paga. La Confartigianato mi costa 160 euro di tessera, che devi fare per forza perché sei socio. Ripeto 160 euro e non è nemmeno tra le più care.
E oltre il tesseramento?
Una quota annuale di circa 600 euro che diventano 720 con l’iva.
Però ti assicuri la gestione delle carte senza intoppi.
Magari. Qui siamo quasi al furto, all’italiana. Con quei soldi in verità, loro si prendono tutte le tue carte e le tengono in una cartellina, ti avvisano quando devi pagare qualcosa e ti fanno la dichiarazione dei redditi una volta all’anno. Poi, ogni volta che devono fare un’operazione in più, la paghi. Per esempio se cambi residenza e devono comunicare il cambio di indirizzo ai vari enti (si tratta di fare 3 o 4 comunicazioni), oppure richiedere dei dati all’Agenzia delle Entrate (dati tuoi), o altre cose del genere. Devi pagare tutto, come con un normale commercialista. Anzi di più. Per farti un esempio, il cambio di residenza me lo sono fatto fare da una commercialista e ho speso la metà di quello che dovevo spendere con loro, si parla comunque di 150 euro.
Quindi quanto togliamo dal calderone?
Insomma ridendo e scherzando, il costo di gestione tra Confartigianato, Inail, operazioni aggiuntive (cioè tutte) e tessere varie si aggirerà sul migliaio di euro all’anno. Facciamo 80 al mese in meno.
Ti rimangono poco più di 1100 euro.
Alla fine dei giochi, ti sei dimezzato lo stipendio, e fai un po’ meno festa. Ma il fastidio non è nel 20% che dai allo Stato, perché quello è giusto, quello per me è un dovere civico che ti fa onore, perché sai che quei soldi servono a mantenere la casa in cui tutti viviamo. Quello che ti frega sono le spese di mantenimento di base, che sono le stesse sia che guadagni 2mila euro, sia che ne guadagni 10mila.
Se stai attento ce la fai.
Sono artigiano da un anno. Il primo anno, soprattutto per i primi mesi ci sono tutte le spese di attivazione, che non è poco. Ogni tanto arriva a casa qualche letterina che ti dice che devi pagare 6/700 euro così, e non ne sapevi niente, e mica te li sei messi via. Poi può capitare di tutto e magari parte di quello che avevi messo via hai dovuto spenderlo, così arrivi al momento di pagare e non ci stai dentro. Capita, in fondo io sono un creativo, mica un notaio, sono un disordinato per definizione.
Quindi come fai per sopperire al tuo disordine?
Faccio un po’ di nero e soprattutto, mio malgrado, torno a spacciare.
Praticamente torni al punto di partenza.
Esatto. Qualcosa rimedio facendo lavori extra che mi faccio pagare in nero. Paradossalmente, mi ritrovo a dover evadere le tasse per pagarle. Divertente no?
Che tipo di giro hai, quanto riesci ad arrotondare?
Considerato che non ho un grosso giro, anche per scelta, mi limito a comprare uno o due etti al mese per fumare io e girarne a poche persone fidate, si tratta comunque di poche centinaia di euro. Quanto basta per mantenersi ad un livello minimo di guardia.
E si rischia ancora?
Naturalmente. Se ti beccano con un etto di erba in casa rischi la galera e di certo se stai in galera non fatturi nulla. Ma l’Inps i soldi li vuole lo stesso. Questo è degradante, perché io ero riuscito a smettere di vivere di espedienti, ai margini della legalità. Voglio essere una persona pulita, voglio essere trasparente. Credo nell’onestà e nei valori civili. Mi ritrovo costretto a fare il criminale, a continuare su una strada non mia che pensavo di aver abbandonato.
Continui ad essere un consumatore?
Certo, ma ho ridotto drasticamente. In parte per non gravare sul portafoglio, in parte perché con l’età è naturale sentire la necessità di essere lucidi più spesso. Rimango convinto che il proibizionismo crea solo delinquenza e un atteggiamento più realista sulle droghe creerebbe condizioni migliori per tutti. Chiedetelo a Kofi Annan.