La pianTiamo continua la sua battaglia
L'associazione pugliese si appella nuovamente alle istituzioni
L'associazione pugliese si appella nuovamente alle istituzioni
Un gruppo di cittadini che, stanco dei tempi della burocrazia, decide per protesta di piantare e coltivare autonomamente la cannabis per scopi terapeutici; è l'ultimo episodio della storia relativa alla marijuana medica in Puglia, una storia che parte nel 2007, quando la legge italiana andò a prevedere la possibilità di accedere a questa tipologia di cura e che vide sin da subito la Puglia essere tra i pionieri di quella apertura.
Inizialmente attraverso erogazione controllata e somministrazione del farmaco importato dall'estero e a carico della sanità nazionale; successivamente, e qui siamo in tempi ben più recenti, come prima regione a dire sì alla coltivazione della marijuana medica da effettuarsi tramite progetti pilota in via sperimentale e in collaborazione con altri soggetti autorizzati alla produzione.
Tutto bene quindi? Non esattamente. A mancare è ancora un'attuazione a livello nazionale della legge pugliese; senza di questa il rischio è di finire nell'illegalità.
Una cosa non da poco e che ha portato alla protesta di un gruppo di cittadini esasperati dalla lunga attesa cui devono sottostare per avere il Bedrocan, farmaco a base di marijuana ad oggi importato dall'Olanda.
La protesta simbolica ha visto la partecipazione dell'Associazione LapianTiamo di Lecce, punto di riferimento per molte battaglie sulla questione. Il Salento d'altra parte è un'area molto attiva dal punto di vista della lotta per il riconoscimento della marijuana per finalità curative; è infatti a Lecce che sono nati i Cannabis social club, proprio come l'associazione LapianTiamo, fondata da Andrea Trisciuoglio e Lucia Spiri, due giovani affetti da sclerosi multipla.
Consci del fatto che la cannabis medica può alleviare sofferenze legate a vari disturbi e consapevoli di quelle che sono le facoltà della cannabis, gli effetti benefici di alcuni suoi componenti e le proprietà dei semi di canapa, questo gruppo di cittadini formato anche da familiari di persone affette da patologie curabili con la marijuana medica ha deciso di manifestare il proprio malcontento, facendo provocatoriamente sapere di essere pronto a coltivare cannabis anche senza nessuna autorizzazione, data la lontananza e la mancanza di aiuto da parte delle istituzioni.
Lo scorso 3 Febbraio si è tenuto un dibattito presso palazzo Dogana a Foggia, nel quale erano presenti rappresentanti della sanità locale pugliese come Attilio Manfrini e Salvatore Onorati, esponenti della Regione, la deputata Radicale Rita Bernardini e alcuni associazioni tra le quali LapianTiamo e Viva la vita Onlus.
Si è parlato dell'importanza di coltivare in proprio la cannabis visto il progetto pilota approvato dalla regione Puglia per la produzione del farmaco. Argomento che sta iniziando ad essere trattato con sempre più interesse pur con tutte le difficoltà e gli ostracismi del caso, come conferma anche il ricercatore dell'Università di Lecce Alessio Mercurio.
Tuttavia senza le autorizzazioni centrali dallo Stato non si può partire, ed è proprio da questa mancanza che è nata la dimostrazione promossa dall'associazione LapianTiamo, il cui fondatore Andrea Trisciuoglio ha affermato che "tempo fa abbiamo dato un ultimatum alle istituzioni politiche: entro il 31 dicembre 2014 o ci autorizzate o ci autorizziamo da soli".
Ad un mese da quella scadenza gli attivisti della associazione LapianTiamo hanno deciso di manifestare il loro disagio. Che nasce dal dover ancora importare il farmaco per curarsi con una spesa che arriva a 37 euro al grammo per un costo totale che può toccare i 12mila euro l'anno.
Fonte: leccecronaca