La legge non è uguale per tutti
Punto legale
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Dal sequestro senza conseguenze delle 56 piante di marijuana coltivate in aperta disobbedienza da Rita Bernardini ai recenti e numerosi arresti di numerosi growers, soprattutto nel sud d'Italia. La nuova legge pare ancora di difficile interpretazione e le cronache recenti restituiscono scenari agli antipodi in fatto di coltivazione domestica, dove però le misure cautelari.
Rita Bernadini |
Erano settimane che la Segretaria del Partito Radicale, Rita Bernardini, postava sulle sue pagine Facebook e Twitter le foto della coltivazione di canapa medica che aveva installato sulla sua terrazza. 56 piantine cresciute in ottima salute – grazie anche a un cartonato di Giovanardi a fungere da spaventapasseri – sono state regolarmente repertate e sequestrate dagli agenti delle forze dell'ordine, arrivati su mandato della Procura di Roma.
Quella di Rita Bernardini voleva essere l'ennesima provocazione, l'ennesimo atto di disobbedienza civile per puntare i riflettori su quello che, nonostante i recenti cambiamenti in materia di legge, continua ad essere una condotta ambigua. “Voglio essere arrestata come tutti gli altri cittadini”, scriveva sui social network ma al momento la coraggiosa e testarda segretaria dei Radicali è soltanto indagata per il reato previsto dall’articolo 73 DPR 309/90 (divieto di coltivazione di piante di marijuana).
Sequestro delle piante sì, ma nessun arresto dunque per la segretaria dei Radicali. “Perché non sono finita in prigione? Le persone normali sono arrestate per molto meno – racconta lei stessa a ilfattoquotidiano.it – Il vero motivo è che si vuole mettere il silenziatore su un argomento scomodo, come la legalizzazione della cannabis. Così come è stata messa a tacere la relazione della Direzione nazionale Antimafia che quest’anno si è espressa per la depenalizzazione delle droghe leggere”.
La speranza di Rita Bernardini, quindi, era di finire in manette proprio per dare maggiore risalto alla lotta che da ormai 30 anni il partito dei Radicali sta portando avanti per la legalizzazione e l’uso terapeutico della cannabis. “Non importa, spero sarò arrestata la prossima volta – continua la segretaria dei Radicali – In questi giorni mi rimetterò a piantare. Tanto i semi non mancano”.
Quella di Rita non era certo la prima volta. Il suo meraviglioso terrazzo romano riempito di piantine di marijuana era finito deliberatamente sui social network per altre tre volte e per altre tre volte l'ex deputata si è pubblicamente autodenunciata. Della prima ve ne abbiamo dato conto anche noi di Soft Secrets nel numero 5 del 2012, quando era ancora una deputata a Montecitorio. Ha replicato l'anno dopo, nel 2013, con la consegna della marijuana a malati gravi, filmando personalmente la cessione e consegnando tutto il materiale filmato alla Procura di Foggia. Il terzo raccolto, invece, è stato distribuito durante il congresso dei Radicali, lo scorso primo novembre a Chianciano, agli esponenti del Cannabis Social Club di Racale (Lecce) tra cui Andrea Trisciuglio. Proprio in questi giorni, per la terza distribuzione di marijuana, la Procura di Siena le ha inviato un decreto di citazione diretta in giudizio ma anche stavolta niente manette.
Quest’ultima “coltivazione pubblica” – come le precedenti tre – sarebbe stata destinata a malati di gravi. Non a caso, il sequestro di venerdì mattina Bernardini lo dedica nuovamente ad Andrea Triscuoglio dell'Associazione LapianTiamo.
Poco dopo il sequestro delle 56 piante di marijuana Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri e promotore dell’intergruppo parlamentare per la legalizzazione della cannabis, ha sottolineato i meriti delle iniziative di disobbedienza civile. Ma “servirebbe più coraggio per governare un fenomeno che oggi, invece che essere regolamentato dallo Stato, è gestito dalle mafie”, continua la segretaria dei Radicali.
La Bernardini, nel rivendicare la sua azione, ha quindi risposto all'invito contenuto nel decreto di una possibile sospensione del processo con messa alla prova, laddove l'ex deputata ponesse in essere "condotte volte all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato", ha fatto sapere lei stessa tramite la rete. Possibilità evidentemente rispedita al mittente, sia per convinzione che per avere la possibilità di argomentare in Tribunale le ragioni di una lotta nonviolenta, gandhiana e socratica, finalizzata a cambiare le norme attraverso la violazione consapevole di queste e l'inevitabile passaggio per le Forche Caudine della Legge. Un invito a nozze, per i Radicali, che spesso rivendicano il non essere arrestati come un'arma usata dal "regime" per silenziarli.
Perché in realtà, in Italia, quando si tratta di coltivazione di piante di marijuana la prassi è sempre abbastanza chiara e standardizzata: al sequestro del materiale penalmente rilevante (le piante) segue contestualmente la misura cautelare (arresto o domiciliari). Di seguito un piccolo florilegio delle recenti cronache locali che vedono protagonisti coltivatori, più o meno professionali, alle prese con l'attuale legge sulle droghe.
AGRIGENTO - Padre e figlio arrestati dalla polizia perché trovati in possesso, nella loro azienda a Licata (Ag), di 3 chili e 400 grammi di cannabis già essiccata e di 20 piantine. In manette sono finiti Carmelo Militano, 48 anni, e il figlio Salvatore, di 21 anni, entrambi incensurati.
REGGIO CALABRIA - Due persone sono state arrestate dalla polizia a Montebello Jonico. Si tratta dei fratelli Leandro e Pietro Antonio Stelitano, di 38 e 32 anni, che sono stati arrestati con l’accusa di coltivazione di piante vegetali contenenti il principio attivo della cannabis. I due provvedimenti sono stati eseguiti in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Procura della Repubblica. Il provvedimento restrittivo scaturisce dal ritrovamento nell’abitazione di Pietro Antonio Stelitano, nella quale dimorava anche il fratello Leandro, di 12 piante di marijuana, coltivate in serra per poi, una volta maturate, essere piantate nel terreno.
MATERA- Nel giardino della sua abitazione sono state trovate 14 piante di cannabis, tra i 60 e i 90 centimetri, per un peso totale di circa dieci chilogrammi: a Marconia di Pisticci (Matera) la Polizia ha arrestato in flagranza di reato un uomo di 36 anni, con precedenti penali.
PALERMO - Aveva creato un piccola ma organizzata serra, con tanto di impianto di irrigazione, ma la utilizzava per coltivare piante di cannabis. Un bracciante agricolo di 64 anni, Natale Badalamenti, è stato arrestato dai carabinieri di Partinico per coltivazione di sostanze stupefacenti. I militari lo hanno sorpreso in contrada Bosco Falconeria proprio nella serra artigianale, accuratamente predisposta e munita di accorgimenti tecnici per la raccolta e l’incanalamento delle acque piovane. Nella serra sono state trovate e sequestrate 36 piante di cannabis, dell’altezza media di circa 1,5 metri. Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, l’arrestato è stato condotto presso il carcere Pagliarelli di Palermo, in attesa del rito direttissimo.
BENEVENTO - L'ha deciso il gup Maria Ilaria Romano al termine dell'udienza preliminare a carico di Mena Luisa Sorrentino, 51 anni, casalinga, di Pesco Sannita, che i carabinieri avevano arrestato il 1 agosto dello scorso anno. La donna era finita ai domiciliari – poi era tornata in libertà – perché nella sua abitazione, sistemate sul balcone ed in giardino, erano state rinvenuti 23 piantine di cannabis, 94 semi della stessa sostanza e tre spinelli. Nella stessa occasione i militari avevano anche sequestrato un bilancino di precisione. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura, che il giudice non ha però accolto, stabilendo di non doversi procedere nei confronti dell'imputata
FIRENZE – I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della compagnia Carabinieri di Montecatini Terme, a conclusione di mirati accertamenti, hanno eseguito una perquisizione personale e domiciliare sul conto di B.A. 40enne residente a Pieve a Nievole avendo motivo di ritenere che potesse detenere sostanze stupefacenti. In effetti, nella mansarda dell’abitazione, in un armadio adibito a serra, venivano rinvenute complessivamente 11 piante di “cannabis indica” (canapa indiana) invasate e dell’altezza media pari a circa 70 centimetri. Inoltre il medesimo deteneva un involucro con all’interno cinque grammi di marijuana nonché materiale vario utilizzato per la coltivazione ed essiccazione delle piante. Tutto sottoposto a sequestro, mentre per l'uomo sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Ora, non è che in questa sede ci prema fare il classico discorso qualunquista (o gggentista, come calza di più al XXI° secolo italiano) per cui i politici fanno quello che gli pare “coi nostri sooooldiiiiii!!!!!1!!11” (N.d.A. un grazie a Danilo Masotti per l'ispirazione) e non finiscono nemmeno in galera. Certo la classe politica attuale non brilla per trasparenza ed onestà ma non è questo il punto. Il gesto plateale di Rita Bernardini ha il merito di sottolineare l'ipocrisia di certa magistratura che con piacere si infila nelle tante ambiguità della legge scritta per decidere della sorte dei cittadini che si trovano a giudicare.
Su questa rubrica l'abbiamo ribadito spesso e volentieri: in Italia la tendenza della magistratura e delle forze dell'ordine in merito alle droghe è di giudicare in modo quasi assolutamente arbitrario. Le sentenze formulate negli ultimi 20 anni confermano che la gravità del reato non è valutata in base a criteri standard, ma in realtà è quasi sempre filtrata dalla percezione personale del problema che il singolo giudice ha. Molto spesso la stessa Cassazione si è contraddetta emanando, anche nel giro di pochi mesi, sentenze discordanti sulla coltivazione di piante di marijuana. E quello che riceviamo dalle cronache locali conferma a pieno la situazione di ambiguità che si vive nei tribunali italiani assieme alla sensazione di totale impotenza che troppo spesso si trovano a vivere gli imputati.
Che sia medica o più volgarmente ludica la cannabis rimane una pianta. Una pianta tra l'altro infestante. Che questa sua caratteristica possa essere d'aiuto nel dibattito sulla legalizzazione ce lo auguriamo. Nel frattempo è bene che la politica, le forze dell'ordine e la magistratura in particolare, facciano finalmente pace con loro stesse e con la cittadinanza, e si decidano ad eliminare ogni residuo di ambiguità che ancora oggi permane nella nuova legge voluta dal governo Renzi.