La canapa in Oriente
Da: Schaffer Library of Drug Policy - Indian Hemp Drug Commission 1894 - Nota di Mr. G. A. Grierson, magistrato e collector, Howrah (Calcutta), sui riferimenti alla canapa nella letteratura Sanscrita ed Hindi.
Da: Schaffer Library of Drug Policy - Indian Hemp Drug Commission 1894 - Nota di Mr. G. A. Grierson, magistrato e collector, Howrah (Calcutta), sui riferimenti alla canapa nella letteratura Sanscrita ed Hindi.
Nella letteratura Sanscrita ed Hindi ho incontrato la canapa con nomi diversi. I principali sono:
(1) Bhanga (Bhang)
(2) Indracana (cibo di Indra, re degli Dei)
(3) Vijaya (vittoria, vittoriosa) o Jaya (id.)
La più antica citazione del nome “ganja„ da me trovata è datata intorno al 1300 D.C.
Quando ritrova il termine Vijaya, è talvolta incerto se sia intesa la canapa o il mirabolano giallo, in quanto il nome si usa per entrambe le piante.
Il nome Bhanga si trova nell'Atharvaveda (circa 1400 A.C.). La canapa qui è semplicemente nominata come una erba sacra. Panini (circa 300 A.C.) menziona il polline dei fiori di canapa. All'inizio del sesto secolo troviamo la prima menzione del nome vijaya: si tratta di un'erba sacra, quindi si riferisce probabilmente alla canapa.
La prima menzione di bhanga come medicina trovata è nel lavoro di Scruta (prima dell'ottavo secolo ) dove è conosciuta come antiflemmatico.
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Nel decimo secolo la natura “intossicante„ del bhang sembra essere conosciuta: e appare per la prima volta il nome Indracana, cibo di Indra. I suoi poteri intossicanti erano certamente conosciuti all'inizio del quattordicesimo secolo. In un componimento del sedicesimo secolo è nominata come consumata dagli jogi (mendicanti di Shiva). Qui è chiamata “cibo di Indra„.
Nella letteratura medica seguente è menzionata spesso con vari nomi.
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Atharvaveda (11,6,5):
Panini, grammatico, ricorda “bangukata„, il polline dei fiori di canapa...
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Nel Sucruta (trattato medico, ottavo sec. D.C.) Vijaya è menzionata come rimedio per il catarro accompagnato da diarrea e come ingrediente in una ricetta per la febbre (incerto).
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In diversi dizionari si trova il termine bhang per indicare la pianta di canapa.
Nel 1050 nel Cabdacandrika, un vocabolario medico, si hanno i seguenti nomi sanscriti per la canapa: Bhanga (Bhang), Indracana (cibo di Indra, re degli Dei), Vijaya (vittoria, vittoriosa) o Jaya (id.), Trailokyavijaya (vittoriosa nei tre mondi).
Nel 1300 nello stesso Cabdacandrika abbiamo: Virapattra (foglia degli eroi), Ganja, Capala (dal cuore illuminato), Ajaya (l'invincibile), Ananda (la gioiosa), Harsini ( datrice di gioia); e aggiunge che la pianta possiede le seguenti qualità: (1) Katulva (acridità); (2) kasayatra (astringenza); (3) Usnatva (calore); (4) tiktatva (pungenza); (5) vatakaphapahatva (rimuove vento e phlegma); (6) samgrahitva (astringenza); (7) vakpradatva (favorisce la parola); (8)balyatva (dà forza); (9) medhakaritva (ispiratrice di poteri mentali); (10) cresthadipanatva (ha le proprietà del più eccellente eccitante).
Nel Carngadhrasamhita, lavoro medico di data sconosciuta, forse 1500, si nomina bhanga come un eccitante (vyavayin).
Nel Dhurtasamagama, un'opera teatrale scritta intorno al 1500 (aut. Jotirica), nel secondo atto due mendicanti di Shiva (Shadu) si trovano davanti ad un giudice a chiedere una decisione su un litigio da essi avuto con una prostituta del bazar. Il giudice chiede il pagamento di un deposito prima di prendere qualunque decisione. Uno dei litiganti dice: “qui c'è la mia borsa di ganja; accettatela come deposito„.
Il giudice (prendendola pomposamente e annusandola con avidità): “Lasciatemi provare com'è (ne prende un pizzico). Ah! Ho giusto avuto per caso della ganja, che è soporifera e corregge gli sbalzi di umore, che produce un appetito salutare, innalza gli spiriti, ed agisce come un afrodisiaco„. La parola usata qui è Indracana.
Il Bhavaprakaca, un altro testo medico del 1600, dice: “La Bhanga è anche chiamata ganja, matulani, madini (l'intossicante), vijaya, e jaya. È antiflemmatica, pungente, astringente, digestiva, facilita la digestione, acida, produttrice di bile; ed aumenta l'infatuazione, l'ebbrezza, il potere della voce, e le facoltà digestive„.
Il Rasapradhipa, trattato medico citato nel Cabdakalpadruma, menziona la jaya come rimedio per l'indigestione. Nel Rasaratna-samuccaya, un trattato dell'India del Sud, jaya è classificata come un semi-veleno.
Bhang viene frequentemente nominata fra i poeti. Nel 1400 nell'inno di Vidyapati Thakur Shiva è chiamato Digambara bhanga, per il suo costume di consumare la sostanza. Come scritto in un antico poema Hindu, Shiva stesso portò la pianta sull'Himalaya per donarla al genere umano. Gli jigi sono consumatori famosi di bhang e ganja, e sono seguaci di Shiva.
Nelle canzoni popolari la ganja o il bhang (con o senza oppio) è la bevanda invariabilmente bevuta da ogni eroe prima di compiere ogni grande prodezza. Nel villaggio di Bauri a Gaya c'è un'enorme poetra concava, che è creduta essere il mortaio in cui il famoso eroe Lorik mischiò la sua ganja. Lorik fu un generale molto abile, ed è l'eroe di molte canzoni popolari. Il poema epico di Alha e Rudal, di data incerta ma senza dubbio basato su storie molto vecchie (gli eroi vivevano nel dodicesimo sec. D.C.), contiene numerosi riferimenti alla ganja come una bevanda per i guerrieri. Per esempio, l'inizio del canto che tratta del matrimonio di Alha, descrive il pestello ed il mortaio con i quali fu preparata la ganja, la quantità della bevanda intossicante preparata (chiamata sabzi) e la quantità di oppio (una quantità assurdamente esagerata) data ad ogni guerriero nella sua corte.
Il fatto che il consumo di bhang non fosse considerato disprezzabile fra i Rajputs (soldati Sikh) può essere evinto dal fatto che Ajabes, che fu poeta di corte del ben conosciuto Maharaja Bishwanath Singh di Riwa, scrisse un poema ad elogio del bhang e paragonò siddhi al “successo„ che assiste i seguaci di “Hari„. Qui assistiamo ad un elaborato gioco di parole: la parola siddhi significa alla lettera “successo„, ed hari non significa soltanto il dio Hari (Visnù), ma anche bhang.