Inversioni di tendenza
C’erano tempi, non molto lontani, in cui possedere una ricetta medica era la chiave per comperare e possedere cannabis in Oregon. Sebbene lo stato del nord-ovest sia stato tra i primissimi a depenalizzare il possesso di modiche quantità e a legalizzare l’uso medico, è stato solo nel novembre del 2014 che l’Oregon ha legalizzato completamente l’uso ludico di cannabis. di Giovanna Dark
In questi 3 anni, la domanda è praticamente esplosa e le istituzioni sono state parecchio impegnate ad adeguare la legislazione ed i regolamenti concernenti la vendita al pubblico. Nei primi mesi del 2015, la governatrice Kate Brown aveva fatto seguito al voto referendario, firmando un procedimento per la creazione di dispensari dedicati alla vendita esclusiva di cannabis ricreazionale. L’intento era quello di separare il mercato medico da quello ludico, vuoi per ragioni di esenzioni che di tassazione, lasciando i soli dispensari medici ad occuparsi della domanda dei pazienti.
Prima del 2015, per rivolgersi ai dispensari era necessario esibire una carta che attestasse lo stato di paziente. Ora che la cannabis ricreazionale è stata sdoganata, quella carta può servire al massimo per uno sconto sul prezzo, in quanto lo stato dell’Oregon ha deciso di tassare solo la marijuana ad uso ricreazionale. Quello che le istituzioni e gli analisti di mercato certo non si aspettavano, è che nel giro di 2 anni i dispensari medici – una volta propulsori del mercato della cannabis negli USA – sono ridotti quasi al lastrico. Un’inversione di tendenza confermata dai numeri, che registravano a dicembre 2016 meno di 100 dispensari ricreazionali e a gennaio del 2017 già 260.
Dal momento che i dispensari di cannabis medica hanno bisogno di una specifica autorizzazione per vendere quella ricreazionale e che invece i malati possono trovare pressoché gli stessi strain nei negozi che si occupano di cannabis ricreazionale, il mercato si è naturalmente ristretto e in molti stanno pensando di abbandonare il concetto di dispensario medico per richiedere all’Oregon Liquor Control Commission di poter vendere canapa ad uso ludico.
Il sito thecannabist.com, segnala come un quarto dei dispensari che dispongono di licenza medica stia pensando di convertire il business e come solo quattro in tutto lo stato abbiano già preso accordi per rimanere un dispensario medico. Per dare un’idea del fenomeno, la Lane County all’aprile del 2015, un paio di mesi prima che la vendita della cannabis ad uso ludico fosse aperta, aveva ben 31 dispensari medici; oggi la stessa contea ne conta solo due e il prossimo anno potrebbe non averne nessuno.
Il paradosso sta ovviamente nel fatto che, a conti fatti, per gli standard statunitensi non passano molte differenze tra gli strain ad uso medico e quelli a scopo ricreazionale e, avendo i pazienti possibilità di acquistare anche nei negozi che vendono cannabis ricreazionale, la domanda verso i dispensari medici viene naturalmente deviata. La stessa Lane County conta ad oggi 74 negozi di cannabis ad uso ludico e altri 22 apriranno entro la primavera. Fosse anche solo per questioni di reperibilità, la scelta dei cittadini dell’Oregon pare obbligata.
Con il Bill 1057, il senato di Salem ha stabilito la deadline entro cui i dispensari dovranno scegliere se rimanere tali o trasformarsi in negozi di cannabis ricreazionale. Nel caso in cui decidessero di continuare ad occuparsi solo del mercato medico, i dispensari dovranno essere inseriti in un nuovo sistema di tracciamento statale per la cannabis medica.
I negozi che vendono cannabis per scopi ludici sono autorizzati per legge a vendere anche marijuana di tipo medico, previa esibizione della specifica carta dei pazienti. Nonostante questa carta garantisca uno sconto del 20% sul prezzo, il numero di richiedenti è calato drasticamente una volta che la cannabis è stata completamente legalizzata nello stato: l’Oregon Health Authority, l’autorità centrale per la sanità, ha indicato una flessione di circa il 15%.
Tra le motivazioni di questa inversione di tendenza, probabilmente anche il fatto che i possessori della carta del paziente sono tenuti a rinnovarla annualmente e a pagare una quota di $200. Altri invece credono che le ragioni profonde siano da cercarsi nella politica. In molti tra gli operatori del cannabusiness statunitense temevano che l’elezione di Donald Trump avrebbe spazzato via i progressi fatti nella liberalizzazione della cannabis e hanno preferito mantenere le loro aziende nel novero della definizione “medica”, sperando che un’eventuale riforma della materia non andasse a toccare quanto già garantito ai pazienti. In molti, tra i dispensari dell’Oregon, hanno fatto una scommessa ma per una volta ha vinto il cavallo debole, a dimostrazione che la cannabis, qualsiasi sia l’etichetta che le si appone, rimane sempre la stessa pianta.
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