Intervista a Lucia Spiri

Soft Secrets
19 Feb 2013

Intervista a Lucia Spiri, presidente dell'associazione LapianTiamo


Intervista a Lucia Spiri, presidente dell'associazione LapianTiamo

Meno di un mese fa la Corte di Cassazione ha emanato l'ennesima sentenza sul consumo di cannabis ribaltando la giurisprudenza recente intorno al tema dell'utilizzo personale. Da anni il nostro Paese è diviso tra chi invoca la legalizzazione e chi chiede norme ancor più severe ai danni dei consumatori di cannabis. Tra campagne ideologiche e manifestazioni di disobbedienza civile, l'Italia vive da decenni un dibattito feroce sulle droghe, le loro differenze, il loro utilizzo.

Una competizione di natura culturale e politica che non vede ancora una fine. Giù nel tacco d'Italia, a Racale, in provincia di Lecce, il 29 gennaio 2013 l'associazione LapianTiamo ha annunciato la nascita del primo Cannabis Social Club italiano a scopo terapeutico. Il progetto nato dall'esperienza di alcuni componenti dell'associazione, malati di Sclerosi Multipla, mira a diffondere la pratica della coltivazione diretta per ragioni mediche. Per questo motivo abbiamo intervistato Lucia Spiri, Presidente dell'associazione LapianTiamo.

Quando e come nasce l'idea di aprire un Cannabis Social Club? Come funziona? A chi si rivolge la vostra iniziativa?

Il Cannabis Social Club nasce dall'urgenza di tantissimi malati che quotidianamente si trovano costretti a rivolgersi al mercato nero e a vivere nell'illegalità per procurarsi l'unico "farmaco" in grado di lenire dolori atroci e sofferenze inimmaginabili. L'idea non nasce da un giorno all'altro. Infatti è possibile trovare un'ampia documentazione che parla delle nostre battaglie per il diritto alla libertà di cura, molte delle quali fatte su tutto il territorio nazionale ed in particolar modo dentro e sotto i palazzi governativi. Ricordo ad esempio il 18 giugno 2012: quel giorno, per la prima volta al mondo, io, Andrea e Rita Bernardini abbiamo piantato alcune piante di canapa dentro la sala stampa della Camera dei Deputati. Le stesse piante sono poi state fotografate quotidianamente dall'onorevole, che con cura ha portato a termine il "raccolto" destinato ad alcuni pazienti (me compresa). Il 9 novembre dell'anno scorso, durante la manifestazione tenutasi sempre davanti a Montecitorio, alla presenza di centinaia di persone tra cui molti fotografi, giornalisti e poliziotti, abbiamo assistito a quella che si dimostra essere l'incoerenza di una legge (la Fini-Giovanardi) mal scritta e a dir poco criminogena. Infatti, oltre all'irragionevolezza della legge, non è stata contestata la coltivazione, bensì solo la cessione (all'onorevole Bernardini) e il possesso (a noi tre malati presenti alla manifestazione). Ecco, quella di Racale non è quindi la prima azione di coltivazione dichiarata. Ci affidiamo anche alle nostre azioni di disobbedienza civile e, forti dell'onestà del nostro progetto, cerchiamo di sfondare un muro fatto di tabù e disinformazione e proviamo a dare finalmente sollievo a chi soffre inutilmente e cerca di vivere una vita dignitosa.

L'utilizzo della cannabis in Italia è vietato dal D.P.R. 309/1990. Da quella data si è creata una folta giurisprudenza in materia con sentenze della Cassazione talvolta in contraddizione tra loro. Come si scontra il vostro progetto con l'attuale normativa vigente?

Abbiamo già detto che reputiamo la legge Fini-Giovanardi criminogena e fallimentare. Sappiamo benissimo che in Italia ci sono pene pesantissime da sei a vent'anni di carcere e da seimila a 260 mila euro di multa per chi coltiva canapa. Ci sentiamo però in dovere di seguire immediatamente le orme dei numerosi Stati che hanno depenalizzato o regolamentato l'uso di canapa terapeutica e addirittura ricreativa (negli USA, 18 Stati stanno risollevando la propria economia anche grazie a questo). Perciò siamo motivati ad andare avanti per dimostrare che è possibile fare del bene, creare nuovi posti di lavoro e far emergere le qualità e le potenzialità del territorio.

Siamo in campagna elettorale. Cosa può fare la politica a livello nazionale e regionale? Quali sono state le reazioni locali al vostro progetto?

Abbiamo più volte chiesto un incontro con Vendola ma senza ottenere alcuna risposta. Gli unici ad appoggiarci, ovviamente, sono stati i radicali, con Rita Bernardini in prima persona, nostra presidente ad honorem. La politica nazionale è stazionaria come sempre, a differenza di quella locale, con Donato Metallo, sindaco di Racale, che ha fin da subito abbracciato il progetto, dimostrandosi sensibile alla nostra iniziativa. Utilissima sarà la lettera che il nostro sindaco invierà ai sindaci di tutti i comuni d'Italia, nella quale manifesterà i suoi intenti e le motivazioni che lo hanno spinto ad accettare la nascita del primo Cannabis Social Club d'Italia a Racale.

L'utilizzo dei cannabinoidi a scopo terapeutico spesso è associato a dati in contraddizione tra loro. La cannabis può curare davvero?

Alla domanda sugli studi che si contraddicono, rispondo semplicemente così: le fonti sono molto importanti. È inutile dare peso ad articoli che appaiono su riviste che dovrebbero trattare altri temi. Noi ci affidiamo oltre ai pareri dei medici italiani e internazionali, anche a riviste scientifiche (alle quali dovrebbero attingere proprio i medici per aggiornarsi) e database come Lancet e Pubmed, che consigliamo a chiunque voglia approfondire il tema. A chi mi dice che la canapa cura soltanto i sintomi (dolori, spasmi, incontinenza...) io rispondo: cos'è la patologia se non un insieme di sintomi che si manifestano? E quindi, se con la canapa io elimino questi sintomi, posso sentirmi libera di dire che mi sto curando? Senza tralasciare il fatto che la canapa non lascia effetti collaterali importanti... io direi che gli effetti collaterali nulli.

L'utilizzo della cannabis a scopo terapeutico viene sempre accostato al tema del consumo. La battaglia è unica o vanno creati dei distinguo?

L'uso terapeutico è la nostra battaglia. Se poi bisogna parlare dei danni provocati dal proibizionismo che riesce a falsare dati e confondere ancora milioni e milioni di persone proprio sul tema della canapa e il suo consumo, posso anche dire che sono stata in Olanda, ho chiesto ai ragazzi olandesi cosa pensano della canapa e loro, senza alcun interesse, mi rispondevano tutti che non c'è attrazione per una cosa legale. Quindi la soluzione è dare il farmaco gratuitamente a chi ne ha diritto e, se ce ne sarà la possibilità, regolamentare l'uso controllato e reinvestire tutti quei miliardi che ora intasca la criminalità in progetti sociali, come avviene nel resto del mondo.

Un'ultima domanda: Sono ancora tanti i tabù sul tema. Non credi che l'utilizzo della cannabis sia prima di tutto una sfida culturale e subito dopo normativa ancora da vincere? In che modo si può creare consenso?

Per creare consenso alla nostra iniziativa portiamo il nostro corpo malato al cuore di tutti. Non chiediamo di essere capiti, sappiamo bene che solo provando il vero dolore ci si può avvicinare di più. Siamo però a disposizione di chiunque voglia farci domande su qualsiasi cosa e per questo stiamo preparando il sito web di Lapiantiamo che presto sarà attivo con tutte le info necessarie per accedere e partecipare all'iniziativa. Intanto siamo presenti su Facebook con la nostra pagina ufficiale. Abbiamo lanciato il tesseramento e ci aspettiamo il sostegno di tanti per far sì che si realizzi a Racale il primo Cannabis Social Club d'Italia che aprirà le porte a migliaia di iscritti. Ci saranno tre tipologie di soci: ordinari, sostenitori e fruitori. Questi ultimi saranno gli unici, con documentazione accertata, ad accedere al farmaco. I nostri biologi, agronomi ed esperti in questi giorni stanno lavorando con l'intera equipe e presto potremo fornire a tutti novità e aggiornamenti.

 

 

 

Fonte: ilcorsaro.info (di Fabio Ingrosso)

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