Il Midterm dice si alla cannabis
Negli Stati Uniti le elezioni di metà mandato – ormai note come Midterm anche nel nostro ben poco anglofono Paese – sono da sempre un banco di prova per il governo in carica. Svoltesi lo scorso 4 novembre, le consultazioni hanno fatto registrare una sonora bocciatura nei confronti del secondo mandato Obama: i Repubblicani hanno strappato ai democratici il Senato e si sono rafforzati alla Camera, arrivando così a controllare il Congresso per la prima volta dal 2007.
Negli Stati Uniti le elezioni di metà mandato – ormai note come Midterm anche nel nostro ben poco anglofono Paese – sono da sempre un banco di prova per il governo in carica. Svoltesi lo scorso 4 novembre, le consultazioni hanno fatto registrare una sonora bocciatura nei confronti del secondo mandato Obama: i Repubblicani hanno strappato ai democratici il Senato e si sono rafforzati alla Camera, arrivando così a controllare il Congresso per la prima volta dal 2007.
Negli Stati Uniti le elezioni di metà mandato – ormai note come Midterm anche nel nostro ben poco anglofono Paese – sono da sempre un banco di prova per il governo in carica. Svoltesi lo scorso 4 novembre, le consultazioni hanno fatto registrare una sonora bocciatura nei confronti del secondo mandato Obama: i Repubblicani hanno strappato ai democratici il Senato e si sono rafforzati alla Camera, arrivando così a controllare il Congresso per la prima volta dal 2007.
Ma se, da un lato, l'avanzata dei repubblicani fa presagire nuovi orizzonti conservatori per la politica a stelle e strisce, dall'altra il Midterm ha ribadito che la popolazione americana è decisa a continuare la lenta ma graduale opera di smantellamento del proibizionismo figlio della war on drugs. A seguito di questa tornata elettorale, sono ora 5 gli Stati americani in cui la cannabis ludica è stata completamente sdoganata: dopo Colorado e Washington, ora anche l'Oregon, l'Alaska e il District of Columbia – altrimenti conosciuto come la capitale Washington DC – saranno territorio pot-friendly.
Con oltre il 54%, i cittadini dell'Oregon hanno approvato la Measure 91 per permettere l’utilizzo della marijuana a scopo ricreativo. A partire dal prossimo luglio, ciascun cittadino con più di 21 anni di età potrà possedere circa 220 grammi di marijuana, 8 once secondo il sistema di misurazione statunitense – e potrà coltivarla in proprio fino ad un massimo di sei piante. L’approvazione del referendum rende inoltre possibile la vendita e la coltivazione della marijuana a fini commerciali. La vittoria del fronte antiproibizionista arriva dopo due precedenti fallimenti referendari– nel 1986 e nel 2012 – ma conferma la tendenza dello stato della West Coast che già nel 1973 si era guadagnato lo scudetto di primo Stato federale ad aver depenalizzato il possesso di modiche quantità ai fini dell'uso personale.
Circa il 70% degli aventi diritto al voto nel District of Columbia hanno invece approvato l’Initiative 71. Anche qui, ogni cittadino maggiorenne può da ora in poi possedere un massimo di 2 once (circa 56 grammi) di marijuana e può coltivare in casa fino a 12 piante del prodotto, delle quali però solo 6 possono essere in fioritura. La norma approvata nella capitale Washington DC – che conta come distretto federale a sé stante – non consente però la produzione e la vendita a scopo commerciale, a causa di alcune limitazioni dovute alla regolamentazione del commercio all'ingrosso o al dettaglio: agli elettori di Washington DC non è infatti consentito votare referendum che tra le altre cose stabiliscano o tocchino i sistemi di tassazione.
Anche nel profondo e lontano nord, in Alaska, gli elettori hanno approvato con entusiasmo il Ballot 2, una proposta di legge per permettere a ogni cittadino con più di 21 anni di possedere al massimo una trentina di grammi di marijuana – un'oncia secondo i parametri a stelle e strisce – e di coltivarne 6 piante. È prevista anche la possibilità di coltivare e vendere a fini commerciali la cannabis. Formalmente dal 1998 in Alaska è consentito l’utilizzo della marijuana a scopo terapeutico, ma non ci sono centri dove i pazienti con regolare prescrizione medica la possono recuperare, a causa delle scelte di numerosi politici conservatori locali. Di conseguenza da anni i pazienti sono costretti ad acquistare la marijuana sul mercato nero.
Si è poi votato un referendum sulla marijuana anche a Guam, l’isola nell’oceano Pacifico occidentale che ha uno statuto di territorio non incorporato degli Stati Uniti. Con il 56% circa dei consensi è stato dato il via libera ad una proposta che rende legittimo l’utilizzo della marijuana a scopo medico. Spetterà ora al governo locale la produzione di una legge e dei regolamenti necessari come indicato dagli elettori: la senatrice Tina Muna Barnes, che aveva sponsorizzato la proposta, ha però immediatamente chiarito che il “via libera” non costituisce un passo verso l’approvazione per uso ricreativo: «Guam – ha detto – non è pronta per questo».
Unica nota “dolente” è quella della Florida. Nello stato della East Coast, oltre il 57% degli elettori ha effettivamente votato per dire si all'Amendment 2, una proposta popolare per rendere legittimo l’utilizzo della marijuana a scopi medici: non essendo stato però superato il quorum richiesto del 60%, il referendum non è passato per poco meno di tre punti. La proposta prevedeva che le persone con malattie debilitanti come tumori, sclerosi multipla, AIDS e morbo di Parkinson potessero fare legalmente ricorso ad infiorescenze o a prodotti derivati dalla canapa per alleviare i sintomi.
Ora, il voler leggere queste cifre con ottimismo potrebbe portare a pensare che negli Stati Uniti si stia verificando un'inversione di rotta a livello di opinione pubblica; che ora che la marijuana è stata sdoganata in 5 Stati su 51, ci sia più consapevolezza tra i cittadini e l'orientamento sia molto più open-minded di quello che le cronache statunitensi ci restituiscono. Sarebbe meraviglioso sapere che le ragioni che stanno facendo avanzare il dibattito sulla cannabis in America sono quelle del più disinteressato antiproibizionismo. Ma purtroppo, l'analisi che in conclusione mi sento di dare va nella direzione opposta: il totale del mercato della marijuana medica e ricreativa in America dovrebbe superare i 2,6 miliardi di dollari quest’anno; e allo zio Sam i bigliettoni sono sempre piaciuti. Negli USA l'oro da rincorrere è diventato verde e l'idea che il ciclo produttivo della canapa possa essere massificato e sfruttato in maniera estensiva – nella migliore della tradizioni a stelle e strisce – è qualcosa che comunque ci deve far stare “con le orecchie drizzate”. Al solito, chi vivrà, vedrà.