Il microdosaggio nel consumo di cannabis
Il 2020 è stato un anno strano. In un modo o nell’altro nessuno è sfuggito agli effetti della pandemia mondiale che il COVID-19 ha portato fra noi. L’isolamento diffuso ha cambiato il nostro modo di vivere, di lavorare e di socializzare ed è andato a discapito del nostro benessere mentale.
Per quali motivi ricorrere al microdosaggio nel consumo di cannabis? Perché alle volte consumando cannabis deficere melius quam abundare est?
Ecco cosa ne pensa Rich Hamilton.
Sono più che mai numerose le persone che lavorano da casa e che devono destreggiarsi tra queste esigenze e le responsabilità di famiglia e di assistenza, o, quando vivono da sole, tra la solitudine e l’isolamento. Molte persone sono state licenziate dal lavoro, il che ha consentito al letargo e alla noia d’insinuarsi man mano che perdevano motivazione e si scollegavano dal mondo che conoscevano. Siamo tutti alla ricerca di modi per stimolare noi stessi e trovare meccanismi per affrontare l’ansia, la depressione o lo stress che hanno creato questi tempi incerti. Chiedete alla maggior parte dei consumatori di cannabis se il loro consumo è cambiato durante l’isolamento e la maggioranza ammetterà che è stato così perché hanno cercato di continuare a far quadrare il cerchio che la vita ci presenta ogni giorno.
Il microdosaggio di cannabis
Come trovare quindi l'equilibro per la serenità? La risposta potrebbe risiedere nel microdosaggio di cannabis. Con l’attuale crisi sanitaria mondiale che non sembra voler passare da un momento all’altro, non c’è mai stato un momento migliore per esplorare il potenziale di nuove modalità di utilizzo della cannabis per affrontare queste nuove sfide che hanno cambiato la vita che conoscevamo! Il termine microdosaggio indica chiaramente quello che è. Si tratta di prendere “micro” “dosi” di cannabis per ottenere gli effetti ricercati, senza, quindi, il pieno impatto psicoattivo che può sopraffare completamente la vostra capacità di portare avanti il resto della giornata. Molte persone ritengono che i risultati ottenuti con il microdosaggio nella cannabis siano migliori rispetto a quando assumono dosi più elevate. Far esplodere il proprio corpo con una dose elevata di cannabis non sempre sortisce l’effetto che si sta cercando e ,in alcuni casi, può peggiorare proprio quei sintomi che si sta tentando di alleviare.
La curva dose-effetto della cannabis
Questo è dovuto alla “curva dose-effetto”. Per la maggior parte dei farmaci, più elevata è la dose, più forti sono gli effetti medicinali, ma questo non vale sempre per la cannabis. Molti esperti sono d’accordo sul fatto che il modo migliore per sfruttare l’intera gamma di poteri terapeutici della marijuana, e non solo quelli psicoattivi, sia quello di utilizzare un dosaggio basso e regolare. Il THC offre molto più di un semplice “sballo”. È un potente antidolorifico, ha proprietà anti infiammatorie ed è un grande aiuto per superare l’insonnia e indurre uno stato di rilassamento mentale. Tuttavia, offre sollievo solo fino a un certo punto. Una volta superato quel punto o “dosaggio ottimale”, il THC smette di favorire il rilassamento e il sollievo da disturbi mentali e fisici e inizia invece a scatenare condizioni debilitanti. L’ansia ne è un perfetto esempio. Dal punto di vista medico, esistono evidenze in questo senso. Uno studio condotto nel 2012 ha dimostrato come i pazienti affetti da tumore trattati con farmaci a base di cannabis d’intensità variabile da alta a media e bassa, abbiano avuto la maggiore riduzione del dolore grazie all’assunzione del dosaggio più basso. Un altro studio condotto nel 2014, incentrato sul trattamento dei pazienti affetti da sindrome post traumatica da stress, ha rivelato come un basso dosaggio di “Nabilone” (farmaco cannabinoide sintetico) abbia avuto molto successo nell’eliminare i sintomi. Questo ha contribuito anche a ridurre i livelli d’insonnia, gli incubi e il dolore fisico. Nella vita di tutti i giorni e al di fuori dagli articoli scientifici sulle ricerche condotte si possono trovare molte persone che concordano sul fatto che il microdosaggio di cannabis, nello svolgere attività lavorative e nell’affrontare le esigenze della vita quotidiana, le faccia sentire più energiche, creative, concentrate e sicure di sé e del lavoro che stanno facendo. Questo è in diretto contrasto con il modo in cui alcuni si sentirebbero se stessero sdraiati sul divano, fumassero un’intera canna della migliore qualità di cui dispongono e poi cercassero di alzarsi e andare a lavorare tutto il giorno. Se state pensando di provare il microdosaggio di cannabis, un buon punto di partenza è con 1-2,5 mg di THC per dose. Si dovrebbe mantenere questo dosaggio per almeno 2 giorni e poi, se necessario, aumentare il dosaggio di 1 mg alla volta fino a raggiungere lo stato desiderato. Se siete consumatori regolari di cannabis con un elevato grado di tolleranza, è consigliabile astenersi completamente per almeno 2 giorni prima d’iniziare il microdosaggio, perché altrimenti potreste avere difficoltà a sentirne gli effetti. La modalità d’ingestione è un fattore importante da prendere in considerazione quando si utilizza il microdosaggio. Se siete abbastanza fortunati da vivere in un luogo in cui la cannabis e tutti i suoi prodotti derivati sono legali, allora avrete un mondo di possibilità tra cui scegliere. Edibili, oli, tinture, caramelle e caramelle gommose sono solo un piccolo esempio della gamma di possibilità disponibili, alcune delle quali sono anche comode in quanto confezionate in porzioni microdosate da circa 1-2 mg. Quando si acquistano prodotti più grandi che non sono utilizzabili solo per il microdosaggio di cannabis, come oli o cioccolato, si dovrebbero cercare quelli che hanno un contenuto di THC inferiore (qualsiasi cosa con meno di 10 mg di THC per porzione è considerata “a basso dosaggio”). Per esempio, una tavoletta di cioccolato infuso con un contenuto totale di 5 mg di THC sarà più facile da micro-dosare rispetto a una tavoletta che contiene, diciamo, 20 mg. Un altro consiglio è quello di cercare un prodotto con un rapporto più elevato di CBD oltre a un rapporto più basso di THC. Questo vi assicura di beneficiare dell’ampiamente documentato “effetto entourage”, in cui si assume uno spettro più completo di cannabinoidi per migliorarne gli effetti. Il CBD vanta anche molte qualità speciali da cui potete trarre vantaggio, come il potere di alleviare l’ansia e il fatto che possa contribuire a smorzare gli effetti psicoattivi del THC, il che fa parte dell’obiettivo che si vuole raggiungere con il microdosaggio. Se la vostra passione è fumare o vaporizzare, ci sono diversi prodotti disponibili, come le vape pen calibrate che rilasciano abilmente una dose misurata ogni volta che inalate e vibrano per avvisarvi quando avete assunto la quantità microdosata. Se invece fate ancora parte della maggioranza e vivete in un luogo dove la cannabis e i suoi prodotti sono illegali, può essere più difficile microdosare con altrettanta precisione, ma è comunque possibile. Il fattore chiave è sapere in primo luogo cosa state utilizzando, quindi non andate a comperare qualcosa da uno sconosciuto che non ha idea di quale sia la percentuale di THC del vostro fiore o prodotto. Idealmente, coltivate la vostra o le vostre piante o comperate il fiore da qualcuno di cui vi fidate e che vi dica esattamente di cosa si tratta e quanto è forte. Idealmente favorite qualcosa che abbia un basso contenuto di THC e un livello di CBD più elevato del normale per favorire gli effetti positivi del microdosaggio di cannabis. La produzione di prodotti commestibili può essere facile ed efficace purché si segua il metodo corretto e ci sono un sacco di ricette e di strumenti che possono aiutarvi a farlo. Una volta che avete il vostro prodotto commestibile oppure il vostro olio finito, è solo questione di porzionarlo con precisione per poter poi passare al microdosaggio. Potete farlo misurando, pesando o utilizzando stampi speciali per realizzare prodotti come caramelle gommose, caramelle o cioccolatini singoli. Ci sono molte tabelle di conversione e calcolatrici online che vi aiuteranno a capire quanti mg di cannabinoide attivo dovrebbe/potrebbe contenere ogni dose. Questo a condizione che sappiate con cosa stavate lavorando per cominciare! Gli oli prodotti in casa possono essere più facili da microdosare rispetto ai prodotti commestibili, in quanto è sufficiente utilizzare un contagocce per assicurarsi di assumere ogni volta dosi uniformi. Tuttavia, a causa della stabilità e della composizione degli altri ingredienti che state utilizzando e del processo di decarbossilazione, scoprirete comunque che i dosaggi dei prodotti commestibili e degli oli fatti in casa spesso variano a livello di potenza. Fumare e vaporizzare alla vecchia maniera non è il metodo più preciso per microdosare, in quanto è difficile sapere quanto cannabinoide si assume a ogni inalazione e rendere il tutto omogeneo. È comunque una modalità molto comoda per farlo e se non siete troppo preoccupati di assumere una dose completamente esatta ogni volta, è un buon punto di partenza. Provate un fiore o un olio da vaporizzazione di minore intensità e limitatevi semplicemente a uno/due tiri ogni tanto. Sarà necessaria un po’ di sperimentazione per trovare il giusto livello ma, una volta fatto, questo può essere un modo semplice per provare i benefici del microdosaggio. Uno dei grandi vantaggi dell’uso della cannabis come farmaco è la personalizzazione che vi permette, non solo attraverso la modalità d’ingestione che scegliete, ma anche nel dosaggio. L’obiettivo finale del microdosaggio di cannabis è quello di trovare la dose più bassa efficace per ogni persona. Una dose che vi assicuri ciò di cui avete bisogno quando ne avete bisogno, ma senza sopraffare voi stessi o le vostre capacità di andare avanti con la giornata. Con la “nuova normalità” che ci troviamo ad affrontare nel 2021, il microdosaggio potrebbe davvero essere la chiave per rendervi più felici e più produttivi a casa e al lavoro!