Eins, zwei, Polizei!

Exitable
15 Dec 2015

Storia di un viaggio che doveva essere romantico ma si è rivelato un epic fail


Storia di un viaggio che doveva essere romantico ma si è rivelato un epic fail Con quest'ultimo numero del 2015, abbiamo il piacere e l'ardire di presentare una rubrica di puro intrattenimento e semplice prosa, che però vuole anche far ricordare e magari riflettere. True Cannabis vuole essere uno spazio dove raccogliere storie di vita vissuta che abbiano a che fare con la cannabis e la proibizione. Perché, anche se ormai si parla sempre di più di legalizzazione, la realtà delle cose è purtroppo ben diversa.

Tutti noi stoners, prima o poi, abbiamo avuto a che fare con “la legge”: ad alcuni è andata bene, ad altri sfortunatamente no, altri ancora se la sono cavata con una storia che probabilmente racconteranno ai nipoti, certi ne stanno ancora pagando le conseguenze. Se anche voi credete di avere una storia da raccontare, scrivete una mail a softsecrets.italia@gmail.com, vi contatteremo per un'eventuale pubblicazione. Questo è un esperimento.

È il numero zero di una colonna che apre i battenti solo ora e che forse morirà in culla. Non avendo materiale a disposizione, tocca cominciare da me. Io, 31 anni e nemmeno mai fermata per un controllo stradale. Io, reporter della cannabis che mai aveva dovuto giustificare il suo vizio in più di 10 anni di “sana e onesta dipendenza”. Io, Giovanna Dark, ho avuto la mia primissima esperienza con le forze dell'ordine solo due mesi fa. È successo per 3 grammi scarsi di ganja, è successo in Germania. E avere a che fare con la Polizei non è mai bello.

Ma andiamo per ordine. Da un paio d'ani vivo a Berlino. Me ne sono andata su due piedi, schifata da un'Italia – da una Bologna, in special modo – sempre più bigotta, cristallizzata nella sua autoreferenzialità e letale per qualsiasi idea o progetto di futuro.

Ho sellato la mia berlina-mulo, ho raccolto il mio cane e dei vestiti pesanti (perché in Germania fa freddo) e sono partita alla volta del Brennero per attraversare in direzione nord il confine dell'Europa occidentale. Mi piace viaggiare in macchina. Scegli tu quando partire, dove fermarti, Medea (il mio cane) viaggia comoda e non ingabbiata e, last but not least, in Germania i limiti di velocità sono praticamente inesistenti in autostrada.

Una figata insomma. In due anni avrò fatto questo viaggio, 1100 kilometri circa, non meno di una decina di volte: mai successo nulla. Tutto licio come l'olio, anche il fatto che dimentico puntualmente di pagare lo sticker per per attraversare l'Austria e ne esibisco uno che ha ancora la data al 2012... That's the italian way, bitch! Dicevo, mai fermata in 31 anni di vita e 13 di patente.

Me ne vantavo pure. “Io ho il potere dell'invisibilità con gli sbirri”. “Sono andata ad accarezzare il pastore tedesco della Finanza con 2 grammi in tasca e questo mi ha fatto le feste”. “Ho preso tre voli di seguito con un grammo di Amnesia dimenticato nella valigia e non è successo nulla”.

Tutte storie vere. Tutti aneddoti che hanno contribuito ad gonfiare in modo smisurato il mio ego e ad abbassare proporzionalmente il livello di cautela che un consumatore di cannabis, a tutt'oggi, è ancora obbligato ad avere. Lo scorso settembre sono tornata in Italia, era il mio compleanno e volevo stare un po' coi miei. In più, il mio nuovo e scintillante boyfriend tedesco avrebbe dovuto trasferirsi da Stoccarda a Berlino: • «Amore, vado in Italia e quando torno su carico te e la tua roba e ti porto a Berlino, così la finiamo con sta storia a distanza, ché non la reggo più!» • «Jawohl» Mi sembrava una buona idea.

Il classicissimo “due piccioni con una fava”. Dividiamo le spese e la guida, lui si fa un trasloco agevole e in meno di sei ore siamo a casa, finalmente nella stessa città. Mi sbagliavo. Di brutto. Partita da un paesello sperduto della bassa padana, sono arrivata fino a Stoccarda senza intoppi. Nella taschina del mio trolley avevo un paio di cime di ganja che la mia adolescente sorellina mi aveva generosamente donato come regalo di compleanno.

Il packaging del dono: una busta di plastica per filtri. Come sempre, non avevo minimamente pensato di “imboscarla”. L'avevo buttata assieme a spazzolino, dentifricio e le solite creme per il viso che compro ma non uso mai. Tra un po' manco mi ricordavo di averla. Carico Kevin, il boyfriend tedesco, e la sua roba e lo metto alla guida.

Candido come la neve, mi comunica che anche lui ha un regalo per me: un paio di grammi di hashish di prima qualità e qualche extra per le serate techno à la Berlin. Lo guardo e con sorriso materno gli dico di non preoccuparsi: «Con questa macchina non mi hanno mai fermata, vai tranquillo...». Ora, per arrivare da Stoccarda a Berlino è impossibile evitare la Baviera. Puoi costeggiarla per un po' ma poi ti tocca andare verso Norimberga, se vuoi continuare a salire verso nord-est. Come saprete, la Germania è una repubblica federale pura: ogni Land – il corrispondente delle nostre regioni – è autonomo e legifera di conseguenza.

Ho sempre saputo che la Baviera è uno dei Land più incazzati per quanto riguarda il tema droghe; me ne sono sempre preoccupata molto poco. Appena superata Norimberga, la natura e lo stomaco chiamano: ci fermiamo in una Rasthof sulla A9. Mentre scendo dalla macchina, caricata alla stracazzo di cane e stracolma di buste piene degli immancabili alimenti italiani DOC di vario genere e sorta, dico ridendo a Kevin che in questo momento è alla guida della classica macchina da immigrato italiano: vecchia, scassata e piena di cibo.

Non avrei mai potuto credere che proprio la mia adorata macchina da immigrata italiana avrebbe di li a poco attirato l'attenzione di una volante di pattuglia sull'autostrada. Esco dalla Rasthof e me li trovo li, in due, con tanto di torcia a sbirciare dentro ai finestrini. Tento la mossa astuta di fermarmi con il cane nell'aiuola antistante, faccio la gnorri, sperando di prendere tempo e farli miracolosamente desistere. Il miracolo non succede: Kevin è già troppo avanti e i due Polzisten gli chiedono subito se la macchina sia sua. Lo vedo girarsi e penso: “Okay, stai tranquilla, è la tua prima volta ma magari non andrà così male.

Sorridi, sii gentile. Sei di genere femminile. Devono per forza essere concilianti”. Mi avvio quindi verso la macchina e nel frattempo decido di giocare la carta della povera scema che non sa niente e che parla malissimo tedesco. Chiarito che la macchina è mia, PolizeiEins – un ometto tozzo e rubicondo, per nulla minaccioso – mi dice garbato che devono perquisire la macchina e che se stiamo trasportando qualcosa di illegale è meglio dichiararlo subito. Contestualmente PolizeiZwei – a differenza dell'altro, una copia di Schwarzenegger con un po' più di panza da birra – mi chiede se facciamo uso di droghe. Kevin, che fingeva di tradurre, dice subito di no. Io penso a quello che ha addosso, al mio aspetto da punkabbestia e alla perquisa che tra pochissimo avrà luogo e decido a malincuore di fare la “collaborazionista”.

Rispondo candida e in un tedesco stentato: «Si, io fumo marijuana. Ne ho qui un po'. È il regalo di compleanno che mi ha fatto mia sorella». E mi metto a smontare il tetris di roba che è il mio baule per consegnare alla giustizia teutonica le due cime d'erba che ho in valigia, sperando che la cosa finisca li e che il concentrare l'attenzione su di me dia il tempo al mio boyfriend di buttare quello che aveva nel suo zaino. Cosa che fortunatamente accade. I Polizisten sgraffignano soddisfatti il pacchettino di plastica ma continuano nella perquisizione.

Tirano giù tutto, guardano ovunque, non trovano più nulla. PolizeiZwei torna nella volante e comincia a battere qualcosa sul portatile, PolizeiEins invece mi porta verso il bagagliaio per pesare il maltolto. Mi stupisco non poco quando invece che un bilancino da precisione, PolizeiEins mi tira fuori una bilancia elettronica da cucina: il mito della precisione tedesca crolla in un nanosecondo. Non potendo ovviamente pesare la tara, viene fuori che ganja e pacchetto pesano 4 grammi. Sono tranquilla: so per certo che per le leggi bavaresi la dose massima consentita entro cui si evita il penale è di 6 grammi.

PolizeiEins mi rassicura ulteriormente, dice che scriverà nel rapporto che il peso è lordo e che probabilmente il peggio che mi può capitare è una multa. Aspetto che stampino le scartoffie che dovrò firmare, serena. Quasi compiaciuta per aver fatto la “cosa giusta”, per averli disarmati con il candore della verità e con la sicurezza di aver optato per l'opzione migliore, vista la situazione di partenza. Risalgo in macchina, non dopo aver recuperato il malloppo sapientemente buttato da Kevin, e mi gongolo al pensiero di averla passata liscia. La sensazione dura poco. Il mio adorato boyfriend mi informa subito, infatti, che le multe previste per questo genere di cose sono salatissime: un suo amico, beccato a Stoccarda on 0,65 di fumo ha dovuto pagare 450 euro. Ora, fatte le dovute proporzioni, a me sta per arrivare una multa da quasi 3000 euro.

Sono tornata a Berlino con l'angoscia. A scrivere si guadagna poco, a fare la barista nella Germania del salario minimo a 8,50 euro un po' di più ma non abbastanza. Ho maledetto me stessa, mia sorella che per una volta che mi fa un regalo mi mette nei casini e ho maledetto per la prima volta la Germania. Un Paese che ti accoglie e ti culla con indulgenza ma alla fine ti chiede sempre il conto. Lo sanno bene i greci. Ora lo so anch'io.  

E
Exitable