Domandine sull’indoor
Moltissimi lettori ci scrivono chiedendoci consigli sui loro progetti o sul loro setup e, siccome sarebbe impossibile rispondere personalmente ad ognuno di loro, abbiamo deciso di selezionare le domande più interessanti e pubblicarne le risposte.
Moltissimi lettori ci scrivono chiedendoci consigli sui loro progetti o sul loro setup e, siccome sarebbe impossibile rispondere personalmente ad ognuno di loro, abbiamo deciso di selezionare le domande più interessanti e pubblicarne le risposte.
Moltissimi lettori ci scrivono chiedendoci consigli sui loro progetti o sul loro setup e, siccome sarebbe impossibile rispondere personalmente ad ognuno di loro, abbiamo deciso di selezionare le domande più interessanti e pubblicarne le risposte. Per cercare di accontentare il maggior numero di voi abbiamo rielaborato alcune domande rendendole più specifiche di modo da poter rispondere in maniera esaustiva e costruttiva per tutti i nostri lettori.
“Prima di mettere su un impianto indoor è bene farsi qualche domanda. Soft Secrets ha anche le risposte.„
Come posso valutare se ho lavorato bene? Posso ritenermi soddisfatto del mio raccolto se ho prodotto 300 grammi da 600 Watt?
La comunità cannabica anglofona usa dire “scale talks” – che significa “la bilancia parla” – e sta proprio ad indicare l’obiettivo finale di un coltivatore: la resa in peso. Un coltivatore outdoor deve produrre eccellenti infiorescenze dense e coperte di resina ricca di cannabinoidi, mentre un coltivatore indoor deve sì produrre molto, cercando però anche di innalzare l’efficienza del suo sistema. L’efficienza di un sistema di coltivazione indoor si può valutare quindi approssimativamente dividendo il raccolto per la potenza delle luci utilizzate, il cosiddetto grammo/Watt.
Il g/W è un numero che indica i grammi prodotti per ogni Watt impiegato con una certa approssimazione in quanto non tiene conto delle ore di effettiva accensione delle luci, in questo caso dovrebbero venir computati i kilowattora totali impiegati durante tutto il ciclo così da poter valutare il reale dispendio energetico avuto e la durata dell’intera fase di crescita e fioritura. Un esperto coltivatore raccoglie almeno 0,9 grammi per ogni Watt impiegato, quindi nel caso di un raccolto da 300 grammi con una HPS da 600 Watt (0,5 g/W) possiamo dire che c’è ancora un poco di strada da fare.
Il difficile è al giorno d’oggi poter valutare qualitativamente un prodotto di cui purtroppo non si hanno parametri qualitativi riconosciuti. I prossimi anni porteranno la comunità scientifica a tradurre per noi coltivatori nero su bianco cosa significa erba di qualità, come già avviene nel mondo dell’enologia da parecchi decenni. Fino ad allora un buon metodo utilizzato è quello del bianco, ossia si coltiva un clone senza fertilizzarlo e lo si confronta coi prodotti del proprio armadio così da notare eventuali differenze.
Senza macchinari e senza analisi sui prodotti come scelgo una genetica?
Se non si ha un palato molto ben allenato, l’unico metodo è quello del bianco. Si destina un solo vaso alla coltura della medesima genetica senza le fertilizzazioni previste, così da avere un prodotto il più possibile fedele a come sarebbe se fosse cresciuto in condizioni di campo aperto senza l’intervento umano.
Quanto produce una pianta?
Una pianta non è un macchinario standard con una determinata capacità produttiva. Le piante sono esseri viventi quindi approssimabili ad un laboratorio chimico dipendente dagli input forniti. In base agli input scelti dal coltivatore si avrà una risposta differente nelle piante. Quanto produce una pianta non è quindi una domanda alla quale si può rispondere, tutto dipende da come (tecnica di coltivazione, quindi velocità del metabolismo) e quanto viene cresciuta (una pianta alta un metro produrrà più di un seme nato a 12/12).
A me piace perché è più buona di quella che compravo in strada, come posso migliorare?
Quando un principiante assaggia il proprio prodotto rimane a bocca aperta perché compara inevitabilmente coi prodotti disponibili in giro e purtroppo si tratta di mercato nero. Il mercato nero segue logiche opposte alle idee qualitative di chi si avvicina alla coltivazione. Uno spacciatore in strada è alla stregua di un commerciale per una grossa azienda: deve vendere. Il prodotto degli spacciatori proviene da coltivatori che sono comparabili ai coltivatori estensivi ortofrutticoli: deve produrre tanto peso. Detto ciò vien da sé anche l’inutilità di un raffronto con un prodotto (ed una realtà) che con la comunità cannabica non ha nulla a che vedere.
Vorrei iniziare con delle autofiorenti, me le hanno consigliate perché sono automatiche quindi più semplici da coltivare, è vero?
Assolutamente no, autofiorente significa non dipendente dalla durata della notte. Ad una genetica normale son necessarie 12 ore di luce e 12 di buio (una notte lunga) per fiorire mentre una genetica autofiorente inizia a fiorire con qualsiasi fotoperiodo a partire dal circa ventesimo giorno di età. Molto spesso si legge delle varietà automatiche, ma di automatico non v’è nulla al di fuori dell’entrata in fioritura.
Ho letto degli Elite clones, ma dove si comprano?
Gli Elite Clones sono cloni selezionati di fenotipi particolarmente produttivi o buoni, divenuti famosi grazie alle comunità di coltivatori nel mondo che ne hanno assicurato una vasta diffusione. Molti Elite Clones sono divenuti leggenda e non sono più disponibili, altri ancora invece sono stati declassati a “normali” perché è stata affinata la selezione. Normalmente un Elite Clone non si trova in vendita nei negozi, per averlo bisogna far parte di una community di coltivatori come può esserlo un forum online e sperare prima o poi di incontrare qualche altro grower disposto a scambiarlo.
Dove compro i semi?
I semi certamente non si comprano su internet facendoseli spedire all’indirizzo dove si vuole coltivare. Questo per motivi di sicurezza, nessun casinò diffonde le mappe dei propri uffici per lo stesso motivo: fermare i ladri. Nel caso della cannabis vi è anche l’illegalità della condotta a rendere ancor più segreto il tutto. Il mio consiglio è di comprarli presso un growshop fidato o, ancora meglio, comprarli direttamente dal produttore durante le fiere di settore che regolarmente si tengono anche in Italia. Solo così si ha la sicurezza di comprare in contanti senza tracce e soprattutto si ha la garanzia di comprare semi originali e freschi.
Che differenze ci sono tra idroponica, cocco e terra?
Idroponica (che comprende la coccoponica) è la coltivazione fuori suolo in substrati inerti. Significa crescere le piante con le radici in acqua, o aria, o legate ad un substrato e fortemente idratate. Coltivare invece in terra significa emulare il più biologicamente possibile la natura. Le differenze sono molte, a partire dall’approccio più o meno artificioso alla coltivazione. Se si decide di coltivare senza l’ausilio dei microorganismi presenti naturalmente tra radici e terreno, quindi in idroponica, si decide di utilizzare fertilizzanti minerali di pronta assimilazione: il risultato sono piante cresciute a metabolismo accelerato che daranno fiori dal profumo simile ma senza troppa complessità nel naso, dal sapore da fumati fortemente diverso dal profumo.
Idroponica (quindi coltivazione minerale) e terra (quindi coltivazione pseudobiologica) sono due differenti scuole di pensiero, a questo proposito è utile una lettura di biodinamica e un confronto con un trattato di agricoltura moderna.
Serve veramente un misuratore pH ed uno EC?
Sì, un misuratore pH ed un misuratore EC sono strumenti fondamentali per conoscere la soluzione irrigua che si sta somministrando alle piante. Un misuratore pH ci darà il grado di acidità o alcalinità di una soluzione mentre il misuratore EC ci dirà invece la quantità di fertilizzante minerale disciolto nell’acqua.
I filtri ai carboni attivi costano tanto, ma sono indispensabili?
I filtri ai carboni attivi sono utilissimi per filtrare l’aria in uscita e fermare l’odore di fioritura. Personalmente non credo sia mai abbastanza l’investimento in sicurezza offerto dai filtri, quindi mai andare al risparmio investendo in sicurezza e segretezza. Un ladro di raccolti sarà attratto dal profumino di fiori quasi maturi sprigionato dalle piante in fioritura.
Vorrei coltivare in un metro quadrato con una 600 Watt 4 piante perché 10 mi sembrano troppe, che differenze ci saranno?
Coltivare un metro quadrato con 10 piante o con 1 pianta sola è solo questione di tempo, il tempo che le piante riempiano quasi tutto lo spazio di coltivazione e poi si può cambiare il fotoperiodo e portarle in fioritura. Con una pianta ci vorranno due mesi per riempire lo spazio di 120 per 120 centimetri mentre con sedici piante ci vogliono poco più di 15 giorni. Ciò si traduce in un maggior numero di cicli all’anno.
Ho paura che mi scoprano dalla bolletta, ho una 400 Watt HPS. È probabile?
Le tue paure sono infondate, un consumo di 400 Watt rientra nel quotidiano utilizzo di una rete domestica. Una famiglia di 4 persone consuma probabilmente come una growroom professionale.
Qual è la lista della spesa ideale per un allestimento di un metro quadrato in un growshop?
Per prima cosa in un growshop ci serve il growbox, meglio se di 120 centimetri di lato anziché un metro, ma anche il 100 centimetri va benissimo. La sorgente luminosa, un bulbo HPS con riflettore normale e un alimentatore magnetico possono costituire l’inizio ideale per chi vuole cominciare. Serve poi un estrattore dalla capacità adeguata e un filtro con i tubi di alluminio per connetterli e un paio di ventilatori per il circolo dell’aria all’interno del box. Direi completano l’allestimento base i vasi (3 vasi per 3 fanno nove piante in totale), la terra e una linea di fertilizzanti semplice e dedicata. Una linea di fertilizzanti dedicata significa comprata in un growshop, quindi adatta alla coltivazione anche della cannabis. Ciò che manca sono una penna EC, una penna pH e un termoigrometro (misura umidità relativa e temperatura).
Dormo nella stessa stanza dove coltivo, non fa male dormire con le piante?
Le piante durante la notte respirano senza effettuare fotosintesi, quindi effettivamente producono anidride carbonica. Questo fatto è sfruttato dai grandi coltivatori in zone boschive che approfittano della notte per accendere le lampade e poter sfruttare l’anidride carbonica prodotta dal bosco per le proprie colture. Nonostante ciò non vi sono evidenze di danni alla salute provocate da un metro quadrato coltivato a cannabis, il fastidio maggiore potrebbe essere il rumore dell’estrattore se è un modello vecchio o economico. Sono molti i coltivatori che preferiscono coltivare di notte anche per rientrare in una fascia energetica minore in bolletta.
Ho letto che basta controllare la temperatura notturna per avere dei fiori più grossi, quali valori deve avere?
La temperatura notturna influisce sul metabolismo delle piante coltivate, specialmente un’escursione termica tra la temperatura di giorno e quella notturna può apportare solo benefici. In realtà i fiori grossi te li danno piante ben cresciute, quindi controlla la temperatura diurna e quella notturna, controlla l’umidità dell’aria giorno e notte e fai ben mangiare (dosi giuste e di fertilizzante di qualità) le tue piante. I prodotti migliori li ho sempre visti da piccolissimi coltivatori in stanze con aria condizionata o climatizzatore sempre acceso a garantire i corretti valori di temperatura ed umidità dell’aria in entrata nel growbox.
È meglio potarle, stressarle, quante tecniche ci sono?
Vi sono infinite tecniche di coltivazione, se hai tempo di perderti nei forum troverai dal lollipopping al topping, al fim. In generale posso riassumerlo così: le piante si possono coltivare in mare di verde (S.O.G.), abbarbicate ad una rete (Scr.O.G.), libere come madre natura le ha fatte oppure si possono potare/legare/contenere. L’obiettivo è però per tutti comune: riempire l’area utile illuminata dalla sorgente luminosa. Una piccola parentesi la apro sul L.S.T. o Low Stress Technique, che sembra funzionare anche se per ogni piccolo stress inflitto alla pianta vanno messi in conto giorni di ritardo nella sua crescita.
Dove insegnano tutto ciò che sai tu? Che libro mi consigli?
L’esperienza è il miglior libro che ti posso consigliare, ciò che mi ha spinto finora è stata la curiosità e soprattutto l’accesso ad una fonte inesauribile di informazioni che è internet. Non nascondo però che serve una base di chimica e di fisica per non incappare negli strafalcioni presenti in rete nelle diverse comunità cannabiche e poter criticamente scegliere le informazioni di cui hai bisogno per progredire.