Decreto stupefacenti. Giovanardi relatore
Si apprende con stupore che il relatore del Dl stupefacenti in Senato sarà Giovanardi
Si apprende con stupore che il relatore del Dl stupefacenti in Senato sarà Giovanardi
Il padre dell'omonima norma sulle droghe, di recente bocciata dalla Corte Costituzionale, avrà un ruolo chiave nel passaggio del decreto a palazzo Madama. Protestano le associazioni: "Come mettere Dracula all'Avis"
Carlo Giovanardi. Proprio lui, della padre della legge Fini-Giovardi sulle droghe leggere, bocciata dalla Corte Costituzionale. E' Giovanardi, alfaniano, insieme al democratico Amedeo Bianco, il relatore del decreto sugli stupefacenti, approvato dalla Camera e ora all'esame del Senato.
E proprio davanti alla commissione affari sociali e giustizia, riunite, ha detto la sua: «E' un decreto legge in scadenza, quindi i tempi devono essere rapidi. Ritengo si possa approvare così com'è». All'Espresso l'ex ministro spiega però che una correzione la vorrebbe: «un ordine del giorno che chieda al Ministero della Salute di correggere il punto critico riguardo la cannabis naturale arricchita».
Per il resto Giovanardi è contento: «La Camera» dice «ha resuscitato, di fatto, la legge Giovanardi, confermandone i principi cardine, in primis la concezione del tossicodipendente come malato da curare». Resta solo un problema con le tabelle, «resta solo il problema della marijuana: quella che si usava 20 anni fa poteva esser messa in una tabella a parte, ma quella che si usa oggi, sia naturale che sintetica, è arricchita e presenta un Thc altissimo». Quella, quindi, come hanno già provato a fare gli alfaniani alla Camera, per Giovanardi «andrebbe inserita nella tabella delle droghe sintetiche, perché è ben più pericolosa».
«Non è vero che è come la Fini-Giovanardi» spiega però all'Espresso il deputato Daniele Farina, di Sel. «Sel ha votato contro il decreto perché il testo non è né carne né pesce», premette Farina, «ma dopo la sentenza, avendo ripristinato la legge precedente, la Iervolino-Vassalli, il risultato è certamente diverso».
Proprio sulle tabelle c'è il passo avanti più significativo. Il ministro Lorenzin avrebbe in realtà voluto recuperare quelle della legge di Giovanardi, che sono solo due, con le droghe considerate tutte ugualmente pericolose, «ma la manovra non è riuscita». Le tabelle, infatti, sono cinque e la cannabis è nella seconda, separata dalle droghe sintetiche. «Giovanardi sbaglia ad esser contento» dunque, ma la legge non va bene lo stesso, almeno per Sel: «si poteva fare di più» continua Farina, «concentrandosi meno sulla marijuana e più sulle altre 500 sostanze che dovevano essere nuovamente tabellate», «risolvendo il problema di chi è stato condannato in via definitiva con una legge incostituzionale, e che spesso non sa di poter chiedere una revisione della pena», ma soprattutto «facendo una legge più moderna, senza arrivare a vendere la marijuana in tabaccheria, ma almeno alla coltivazione per uso personale sì».
Giovanardi è però comunque contento e dice che le associazioni fanno male a preoccuparsi della sua nomina. «Non capisco la polemica» dice Giovanardi, «perché io non chiederò di cambiare nulla». «Mettere Carlo Giovanardi quale relatore del decreto sulle droghe alla Camera dei Deputati è come mettere Dracula all'Avis» dice comunque Patrizio Gonnella, di Antigone. «Solo tre mesi fa» prosegue Gonnella «avevamo salutato con gioia e sollievo la decisione della Consulta di abrogare la Fini-Giovanardi, legge figlia di una cultura liberticida e repressiva che solo guasti ha portato al nostro paese in termini di mancata prevenzione e di sovraffollamento delle carceri, considerando che quasi il 40% dei detenuti è privato della libertà per aver violato la legge sulle droghe».
Per Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo, poi, annunciando un digiuno di protesta a staffetta organizzato da Forum Droghe, la nomina di Giovanardi «rappresenta un insulto in primis alla ragione, poi alla Corte Costituzionale e, in ultimo, alla dignità stessa del Senato». «E' una decisione», insomma, «che va respinta con forza: torna in campo, con un ruolo di primo piano, il mandante e l'esecutore di uno stupro istituzionale quale fu quello che portò all'approvazione all'interno del decreto sulle Olimpiadi invernali di Torino della legge che ha portato in galera decine di migliaia di persone». I toni sono sconcertati: «Pare che in Italia possa accadere che l'autore di una legge dichiarata incostituzionale da poco più di due mesi diventi il relatore di un decreto che deve rimediare ai guasti da lui provocati».
Fonte: L'Espresso (di Luca Sappino)