Cibi e piante degli Dei
Il famoso ricercatore Ethan Russo ha voluto investigare con la recentissima ricerca “Oltre la cannabis: piante e sistema endocannabinoide”, quali siano i cibi comuni e le piante medicinali che interagiscono con il Sistema Endo-Cannabinoide oltre la cannabis.
Studiando la cannabis, i ricercatori hanno scoperto nel corpo umano la presenza del Sistema Endo-Cannabinoide (SEC), un regolatore omeostatico che mantiene in equilibrio il cervello, la pelle, la digestione, il fegato, il sistema cardiovascolare e le ossa. Ha origini remote nel mondo vegetale ed è responsabile di rilassamento, alimentazione, sonno, dimenticanze e protezione dell’organismo. Per farlo, il nostro corpo, come quello di molti animali, produce endocannabinoidi, analoghi a quelli della cannabis, riconosciuti dai recettori dei cannabinoidi (CB1, CB2). I cannabinoidi sono generati, per esempio, dall’attività fisica aerobica.
Il primo endocannabinoide scoperto, nel 1992, è stato l’Anandamide (AEA, beatitudine in lingua sanscrita), e ha la capacità di legarsi ai recettori CB dei cannabinoidi, ma anche di stimolare i recettori vanilloidi TRPV1, analogamente alla capsaicina contenuta nel peperoncino. La cannabis, quindi, contrariamente a quanto si credeva fino a vent’anni fa, non è l’unica pianta in grado d’interagire con il SEC. Altre possono stimolarlo, modularlo o essere antagoniste rispetto ai recettori del sistema. Oltre al THC della cannabis, che dona appetito, tra le piante mediche che interagiscono con il recettore CB1, sebbene siano necessarie delucidazioni sui meccanismi, figura la Salvia Divinorum, un allucinogeno fumato e mangiato di origine messicana.
Tra gli alimenti, invece, troviamo la carota, che interagisce come antagonista al recettore, con effetto inverso, causando cioè la soppressione della fame. Anche la Kava Kava, usata per preparare una bevanda conviviale nelle isole del Sud Pacifico, interagisce con il recettore CB1, ma non è ancora chiaro se come agonista o antagonista. La Radula Perrottetii e la Radula Marginata hanno confermato un’azione agonistica nei confronti del recettore CB1, quindi un potenziale terapeutico. Un altro cannabinoide della cannabis, il Cannabidiolo (CBD), modula l’effetto del THC, non è stato identificato in altre piante e come l’endocannabinoide Anandamide, ha la capacità di stimolare come agonista il recettore TRPV1.
Alimenti comuni agonisti di questo recettore e che possono essere usati anche per calmare l’ansia da cannabis che talvolta sorge con erbe con molto THC e poco CBD, sono lo zenzero e il pepe nero.
Hanno mostrato una tale azione anche l’Euphorbia Resinifera e in piccolissime quantità il Rododendro Ferrugineum delle Alpi. Il Cannabigerolo (CBG) è un fitocannabinoide minore della cannabis, e nelle sperimentazioni mostra effetto antidepressivo e antibiotico. Una possibile alternativa la si trova nell’Helychrysum Umbraculigerum, una pianta floreale dell’Africa meridionale che produce CBG nella parte aerea.
Guarda caso è fumata dagli indigeni con effetti psicofarmacologici. Andando sui terpeni, il β-cariofillene è spesso il più presente negli estratti di cannabis, ha proprietà antinfiammatorie, protegge il rivestimento gastrico ed è stato dimostrato come sia un pieno agonista del recettore CB2.
Tra i possibili usi: il prurito nelle dermatiti, la fibrosi del fegato, del cuore e altri organi. Fortunatamente è presente in molti oli essenziali del mondo vegetale: la fonte più ricca è il balsamo di Copaiba con concentrazioni fino al 53,3%, seguita dal pepe nero che arriva fino al 35%, la Melissa officinalis al 19,1%, i chiodi di garofano al 12,4% e il luppolo a un tetto del 9,8%. Un’altra pianta che interagisce con il recettore CB2 è l’Echinacea, comunemente usata per rafforzare il sistema immunitario e curare il raffreddore.
Alcuni alchilamidi di questa pianta hanno una struttura simile a quella degli endocannabinoidi AEA e 2-arachidonoilglicerolo (2-AG) ed è stato dimostrato che hanno un’attività agonistica nei confronti del recettore CB2 e un parziale antagonismo al recettore CB1. Quest’ultimo fattore potrebbe rendere l’Echinacea utile nella sindrome metabolica, ma scatenare anche effetti indesiderati come l’ansia o la depressione.
Alcuni studi hanno attribuito al tè verde la capacità d’interagire con il recettore CB2, ma sono stati successivamente smentiti, mentre il Rododendro ferrugineum ha mostrato una debole attività anche con questo recettore. Ci sono poi piante che interagiscono con il SEC, inibendo l’enzima FAAH (Amide Idrolasi degli Acidi Grassi), responsabile dell’inattivazione dell’endocannabinoide Anandamide. La Galanga (Kaempferia galanga) è una di queste.
È una parente dello zenzero e il suo rizoma produce il kaempferol, un flavonoide presente anche nelle mele, nelle more e in altre piante. È quindi possibile che un’assunzione consistente nella dieta di questi alimenti possa aumentare i livelli di AEA. Anche la Maca (L. meyenii), un cibo delle Ande della famiglia del ravanello e per le sue qualità come adattogeno conosciuto anche come “ginseng peruviano”, ha un’azione di questo tipo. Molti, invece, pensano che il cioccolato contenga cannabinoidi, ma in realtà è un altro inibitore FAAH. C’è quindi tutta la famiglia dei prebiotici e dei probiotici. I batteri dell’intestino sono in stretta relazione con il SCE. Quelli benefici come il Lactobacillus acidophilus possono essere assunti per via orale come probiotico.
Sostanze prebiotiche utili alla flora intestinale sono presenti in vegetali come la fibra d’acacia, la radice di cicoria, il tarassaco, le cipolle, l’aglio, i carciofi e i porri.
Sono state investigate altre piante, tra cui la Curcuma risulta antagonista del recettore CB1, ma ad altissime quantità. Il Frakincence, conosciuto anche come olibano, usato come resina d’incenso, è risultato un potente agonista di un recettore della famiglia TRPV, il TRPV3 e genera una sensazione di calore alla pelle e alla mente, nonché un effetto ansiolitico e antidepressivo. Se finora la beatitudine divina è stata una prerogativa vegan, la recente scoperta della presenza dell’endocannabinoide AEA nel Tartufo nero, avverte l’autore, avvicina i funghi più al regno animale che a quello vegetale.
La concentrazione di AEA aumenta con la pigmentazione del tartufo, e può raggiungere concentrazioni in grado di attivare i recettori CB1 e CB2. Morale della favola, la salute è una questione mantenibile con l’attività fisica, una dieta a base di frutta e verdura e l’impiego di piante mediche, a partire dalla cannabis. La ricerca, tra le mille difficoltà, prosegue e altre piante che producono tricomi, lipidi e lattice sono candidate allo studio, al fine di migliorare l’arte della cura e del benessere.