Cannabis terapeutica in Israele. Intervista al Dr. Ilya Reznik

Soft Secrets
13 Mar 2022

Articolo di Fabrizio Dentini


Recentemente nel nostro paese si è ricominciato a parlare di cannabis terapeutica. Tavoli tecnici con pazienti, gare per l’importazione senza bando e una volontà politica che, almeno sulla carta, sembrerebbe aver compreso l’importanza, non procrastinabile, di giungere alla soluzione della questione «rifornimenti».

L’intervista al medico Ilya Reznik, neuropsichiatra clinico, coordinatore del Forum nazionale israeliano per il trattamento e ricerca sulla cannabis terapeutica, vuole proporre l’esempio di un paese mediterraneo come il nostro, per aiutare a riflettere su quanto è stato fatto, su come è stato organizzato e su quali numeri di produzione tale modello implichi. Grazie alla disponibilità di questo medico di Tel Aviv possiamo raccontare come funziona il modello di accesso e distribuzione di questa sostanza medicamentosa nel paese che, a livello mondiale, manifesta il più alto tasso di pazienti in cura con cannabis per abitanti residenti. Buona lettura.

SSIT: In che modo i pazienti israeliani accedono alla marijuana medica?

Poiché in Israele la cannabis non è considerata un medicinale, ma una sostanza che, per essere utilizzata, richiede un'esenzione dalla legge sull'uso di sostanze stupefacenti, il primo passo è richiedere una licenza per il possesso e l'uso di cannabis medica. Queste licenze singole hanno durata da sei a dodici mesi. Ci sono due modi per ottenere questa licenza, il primo dei quali è attraverso una visita tramite un medico autorizzato dall'IMCA [ndr. Autorità israeliana per la cannabis medica]. In questo caso, al costo di una visita, i pazienti potranno accedere a uno dei medici autorizzati a rilasciare licenze per la cannabis medica. Dal momento in cui la licenza viene rilasciata, i pazienti potranno acquistare cannabis in una qualsiasi delle farmacie autorizzate. Questi medici sono autorizzati a rilasciare autorizzazioni nell'ambito della medicina pubblica e non sono autorizzati a rilasciare autorizzazioni durante una visita privata. La seconda opzione è in medicina privata, attraverso la quale è possibile presentare una domanda online all'IMCA.

SSIT: Quando l’accesso alla marijuana medica è stato regolamentato per la prima volta? Ci sono state riforme al modello previsto inizialmente?

La prima regolamentazione data 1994, ma un accesso regolare risale al biennio 2008- 2009. Nel 2016 una riforma proposta da IMCA viene autorizzata dal Governo. Con questa riforma l’Autorità per la cannabis, che in precedenza si arrogava il diritto esclusivo di concedere le licenze per la marijuana medica, decide di delegare ai medici la possibilità di concedere licenze ai pazienti. Nel 2019 l’Autorità «apre i cancelli» e delega questa possibilità ad un numero maggiore di medici. Da quel momento le licenze crescono esponenzialmente. Viene prevista una formazione rapida di quattro giorni elargita dall’Autorità che permette ai medici di concedere licenze solo all’interno del quadro della Sanità pubblica. Al momento tutti gli specialisti possono sottomettere il caso del proprio paziente all’Autorità in questione affinché essa conceda la licenza per il proprio assistito.

SSIT: Israele è noto per essere il paese con il più alto tasso di pazienti che si curano con la cannabis rispetto alla sua popolazione. Quanti pazienti hanno usato cannabis medica nel 2021?

A novembre 2021, c'erano 108.013 pazienti con una licenza di cannabis medica. C’è da dire, però, che dal mio punto di vista, circa la metà di questi possano essere considerati come fittizi.

SSIT: In che senso fittizi?

Significa che queste persone hanno semplicemente pagato per ottenere una licenza che permette loro di consumare cannabis in un quadro legale.

SSIT: Lei che lavora nell’ambito della salute mentale, considera pazienti fittizi anche quelli che utilizzano cannabis per ridurre il livello di stress quotidiano?

Personalmente dovrebbero semplicemente legalizzare la cannabis per tutti come è stato fatto in Canada ed in Uruguay o in Colombia, per esempio, dove il Governo permette a ogni nucleo familiare di coltivare sino a quindici piante di cannabis, senza discriminare sulle motivazioni che spingono a coltivare. L’unica discriminante è che la marijuana coltivata non venga poi rivenduta. Questa soluzione colombiana ha devastato il mercato nero. Qui da noi l’incremento progressivo del numero di licenze si è verificato perché il Governo, con la riforma del 2016, ha «aperto i cancelli» semplificando la procedura di accesso e questo ha comportato che alcuni medici, con pochi scrupoli, vendano la propria onestà intellettuale arrivando a concedere sino a quindici licenze ogni ora.

SSIT: Possiamo allora parlare di «californizzazione» del sistema cannabis terapeutica in Israele?

Esattamente.

SSIT: Tornando alla domanda precedente, lei crede che usare cannabis per ridurre il livello di ansia o stress sia da intendere come un consumo terapeutico o ricreazionale?

Non esiste una frontiera nitida fra un consumo che punti al benessere ed uno connotato come tipicamente terapeutico. I confini sono incerti e a volte non si può ridurre il consumo di cannabis a nessuna di queste categorie perché, ad esempio, i primi due tiri riducono il dolore, ancora due tiri e si riducono gli incubi causati da una sindrome post traumatica, poi, con ancora due tiri si va a migliorare il proprio benessere inteso come appetito, desiderio sessuale etc etc...

SSIT: Per quali malattie la cannabis trova maggiori applicazioni nel suo paese?

Dolore cronico, oncologia, sindrome post traumatica da stress [ndr. PTSD]. Per dare un’idea più concreta nel mese dello scorso novembre, 60 mila pazienti hanno utilizzato cannabis per combattere il dolore cronico, ma per i motivi precedenti credo che questi numeri siano ancora gonfiati perché possono includere anche chi ha ottenuto una licenza per un semplice mal di pancia o mal di testa. Nello stesso periodo, per quel che riguarda i pazienti oncologici, le licenze sono state 8.359, mentre, per la sindrome post traumatica da stress PTSD ( attacchi di panico e ansia acuta), i pazienti che hanno avuto una licenza per quest’indicazione sono stati quasi 11 mila. Altre 5.532 licenze sono state concesse per il ruolo dei cannabinoidi nell’aiutare i pazienti oncologici a seguire i trattamenti chemioterapici. Circa 2.000 pazienti hanno avuto una licenza per combattere la malattia di Crohn ed un migliaio per la malattia di Parkinson.

SSIT: Ci sono malattie per le quali la cannabis è considerata come rimedio di prima scelta?

No, ma la forma terminale dell'oncologia ha qualche preferenza.

SSIT: Qual’è stata la dose media di cannabis prescritta nel 2021?

Quasi il 30% dei pazienti e parliamo di quasi 32 mila persone hanno una prescrizione compresa fra i 21 e 30 grammi al mese. Un altro 25% ha diritto ad una quantità compresa fra gli 11 ed i 20 grammi al mese ed un altro 25% ha una prescrizione compresa fra i 31 e i 40 grammi mensili. Circa il 15% ha una prescrizione compresa fra i 41 e i 50 grammi al mese.

SSIT: Quanti medici prescrivono cannabis medica in Israele?

Regolarmente circa un centinaio e circa 1.000 prescrivono una volta al mese.

SSIT: Quanti produttori autorizzati coltivano cannabis per scopi medicinali?

Una ventina, ma i livelli e le forme di produzione variano notevolmente. Ad esempio, da una parte abbiamo Tikum Olan (primo e principale fornitore di cannabis in Israele), ma dall'altra troviamo anche fattorie di tipo familiare. Indipendentemente da ciò, la maggior parte della cannabis proviene dalle importazioni e in particolare dal Canada.

SSIT: Quindi i produttori nazionali non producono abbastanza per il fabbisogno interno?

Una volta e per lungo tempo avevamo dieci produttori di media dimensione che provvedevano al mercato interno che veniva pertanto soddisfatto senza bisogno di importazioni. La cannabis era di qualità medio bassa, ma la maggioranza dei pazienti era soddisfatta. Ai quei tempi la licenza dei pazienti li legava ad un solo produttore ed il prezzo della cannabis era fisso, senza alcuna relazione rispetto al quantitativo acquistato. Se il paziente comprava 20 grammi al mese pagava 100 dollari, ma se ne comprava 100 grammi il prezzo il medesimo. La riforma del 2016 ha cambiato drasticamente il quadro. Innanzitutto viene interrotta la relazione esclusiva fra paziente con licenza e produttore, in secondo luogo il prezzo medio per un grammo di cannabis terapeutica è salito fra i 15 e i 20 dollari per attestarsi, adesso, sui 10 dollari al grammo, ovvero un prezzo circa quattro volte più caro che in precedenza. In terzo luogo i produttori non hanno più il diritto di vendere direttamente ai pazienti, ma devono vendere ai grossisti di materiale farmaceutico che distribuiscono poi alle farmacie. In queste nuove condizioni alcuni dei produttori hanno cambiato la propria attività da produttori a semplici importatori.

SSIT: Tornando alla riforma del 2016, questa ha migliorato o peggiorato il sistema?

Risponderò con una metafora. Quando tutti i giorni ti rechi allo stesso ristorante dove mangi bene, ma il prezzo è oneroso, da un lato la tua esperienza è positiva ma dall’altro negativa. Questo è esattamente quanto successo in Israele. Da un lato, quello positivo, aprendo il mercato il prezzo è sceso e quindi hanno «aperto i cancelli» ad un maggior numero di pazienti che adesso possono permettersi la cannabis. Allo stesso tempo però altri pazienti, che in precedenza erano tutelati dal prezzo calmierato, adesso non possono più permettersi di pagare la cannabis che gli costa fino a quattro volte di più di quanto erano abituati. In alcuni casi la cannabis porta via metà della pensione di questi pazienti. Dall’altro lato, considerando che la forbice fra costi e prezzi in Israele è molto poco conveniente, hanno praticamente rovinato la maggioranza delle ditte produttrici nazionali devastando la filiera attiva prima della riforma.

SSIT: Ad oggi quante genetiche di cannabis medica sono disponibili in Israele?

Diverse centinaia.

SSIT: Quanta marijuana medica è stata venduta nel 2021?

Dal 1° gennaio alla fine di novembre dello scorso anno sono stati consumati 38.971 chilogrammi di cannabis. Questa cifra totale include 5.057 chilogrammi di cannabis consumati sotto forma di oleolita.

 

 

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