Cannabis terapeutica, il ddl passa in esame alla Commissione Bilancio.
L’agenzia di stampa AdnKronos ha annunciato lo slittamento dell'esame dell'Aula della Camera della proposta di legge sulla coltivazione e la somministrazione della cannabis ad uso terapeutico. L’incontro si sarebbe dovuto tenere ieri ed è invece arrivato oggi in Aula, alla Camera.
Il ddl sulla cannabis per uso terapeutico, denominato anche “stralcio Miotto”, è stato presentato alla Commissione Bilancio, presieduta da Francesco Boccia. La maggiore spesa per il 2018 è stata quantificata in 1 milione e 950 mila euro; una cifra, ha rilevato Boccia, per la quale ci sarebbe la copertura.
A pesare, sull’esame ddl recante “Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis ad uso medico. C. 76 e abb.-A/R.“ è pero’ il parere negativo del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato. È infatti giunta in Commissione la relazione tecnica correttiva da parte del Governo in merito ai costi legati al provvedimento. La Ragioneria dello Stato ha bocciato la relazione tecnica predisposta dal ministero della Salute presentata dal viceministro dell'Economia Luigi Casero. Per la Ragioneria gli oneri della pdl non sono "puntualmente quantificati per l'intero provvedimento" e "non è prevista apposita copertura". I punti critici del provvedimento, per il Mef, sono in particolare la norma che prevede le prescrizioni a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn).
E’ un parere negativo perché i proponenti, con lo scopo di tenere centralizzato il controllo e la produzione della cannabis avrebbero di fatto addossato allo Stato ulteriori oneri non preventivabili.
Rimane l’idea sconclusionata di addossare all’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze l’intera produzione di cannabis terapeutica, non lasciando ancora dunque nessuno spazio alla depenalizzazione completa della coltivazione personale ad uso terapeutico: una norma umanitaria che di certo non genera costi per lo Stato ma provoca danni incalcolabili per coloro che con la cannabis si curano o vorrebbero curarsi, senza contare che già oggi, le quantità prodotte dall’Istituto non riescono a soddisfare la domanda, una domanda che dovrebbe riscriversi come necessità, in quanto non stiamo parlando di “beni di consumo”, bensi’ di un medicinale.
In attesa di vedere come si concluderà l’iter della proposta resta comunque un fatto: quest’immobilità giuridica pesa purtroppo sulle spalle dei malati che ancora in queste settimane cercano disperatamente cannabis terapeutica, che continua a mancare nelle farmacie italiane.