Cannabis in Sardegna

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16 Oct 2014

Per rilanciare l'agricoltura a Selargius (Cagliari), la proposta di un consigliere comunale


Per rilanciare l'agricoltura a Selargius (Cagliari), la proposta di un consigliere comunale

Il consigliere d'opposizione al consiglio comunale di Selargius (Ca) Andrea Melis punta su colture alternative e progetta campagne punteggiate di canapa indiana. «Bisogna rilanciare l'agro selargino. Pensiamo anche alla cannabis. È un ragionamento da tenere in considerazione». Mentre il rappresentante di Sel espone le sue idee ultramoderne e antiproibizioniste, in piazza si apre un dibattito etico. «Droga? È una follia. Nelle nostre terre ci devono stare fave e grano», commenta Vittorio Asuni, settantacinque anni. «Se proprio la vuole che se la metta nel suo balcone».


IDEE RIVOLUZIONARIE Melis s'ispira un po' a Vendola e un po' a Juan Manuel Sanchez Gordillo, sindaco di Marinaleda, una città a sud della Spagna. «Lì la disoccupazione non esiste. Tutti coltivano la terra, che appartiene alla collettività», racconta entusiasta. «Dovremmo prenderla come esempio. Abbiamo 500 ettari di terreni incolti, bisogna puntare su prodotti di qualità, capperi, viti e anche la marijuana, coltivata per uso terapeutico e cosmesi». Ha tanti sogni e idee ambiziose: «Selargius potrebbe diventare la prima città al mondo ecosostenibile. Con abitazioni di fango a basso consumo».

LA CITTÀ INSORGE Il consigliere d'opposizione viaggia veloce, brucia le tappe e scavalca Governo e Parlamento. La Selargius del futuro scatena l'indignazione dei tradizionalisti. «In campagna si devono coltivare capperi, fave e piselli. La cannabis noi non la vogliamo», sentenzia Francesco Dal Padullo, ottantun anni. «Se vuole far ripartire l'agro che vada a lavorare le vigne invece di fantasticare», taglia corto Pietro Mereu. Luciano Puddu gli dà man forte: «Niente marijuana, è una droga. Sono contrario». Augusto Cabras storce il naso: «Ma scherza o dice sul serio? L'agro si deve far ripartire con l'uva. Niente marijuana a Selargius».

Marco Maxia, titolare dell'azienda "Il cappero selargino", la prende con ironia: «Sicuramente si troverebbe manodopera a costo zero. Sarebbe un'attività redditizia e il nostro clima è adatto». Poi torna serio: «La soluzione sarebbe realizzare un grande orto urbano, puntando su prodotti che escano dal mercato. Capperi di qualità, e vini di nicchia come malvasia, moscato o nasco».

I FAVOREVOLI «Bisogna variare, sono favorevole», ammette Veronica Vincis, trentun anni. Il titolare del "Caffè antico", Nicola Cogoni, annuisce: «D'accordissimo, la cannabis è utile in campo medico e si può utilizzare per produrre biocarburanti, dentifrici, saponi». Così anche Efisio Secci: «La penso come lui, ben vengano le coltivazioni di marijuana».

 

 

Fonte: ADUC

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