Cannabis medica italiana, parte la sperimentazione
Entro fine mese la prima serra pilota, dall'estate la produzione a pieno regime
Entro fine mese la prima serra pilota, dall'estate la produzione a pieno regime
Dal 18 settembre scorso è tutto pronto, grazie ad un accordo siglato tra il ministero della Difesa e quello della Salute. Ma ora è arrivato l'annuncio ufficiale: entro la fine di febbraio lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze inizierà a produrre la cannabis terapeutica made in Italy. Il progetto prevede per ora la creazione di una serra pilota dove verrà sperimentata la coltivazione e dei laboratori per la lavorazione della sostanza, ma, se tutto andrà come previsto, già in estate dovrebbe partire la produzione, con una serra da 50 metri quadrati.
Che siano proprio i militari a coltivare la cannabis non strano. "Tutto sommato questo intervento nel settore della cannabis rientra in modo organico e fisiologico nel quadro delle nostre attività per sopperire alle carenze di medicinali a livello nazionale", spiega il generale Giocondo Santoni, direttore dello Stabilimento chimico farmaceutico militare. In passato la struttura ha prodotto infatti medicinali per contenere i danni della nube radioattiva di Chernobyl, le sostanze commissionate dal ministero per testare la cura Di Bella, e oggi si occupa di realizzare farmaci orfani (quelli indirizzati a malattie estremamente rare), e la Scorta nazionale antidoti.
Un lavoro strategico dunque nel campo delle sostanze farmaceutiche di scarsa reperibilità, in cui si inserisce anche la produzione di cannabis terapeutica. Oggi infatti la sostanza, fondamentale per trattare i sintomi di malattie gravi come la Sla e la sclerosi multipla, viene importata dall'Olanda, per un costo che in origine si aggira intorno ai 7-9 euro al grammo, ma che una volta arrivata nelle farmacie lievita oltre i 35-40. Secondo le previsioni, una volta iniziata la produzione italiana dovremmo arrivare invece a circa 15 euro al grammo.
"Siamo tutti professionisti dell'ambito chimico-farmaceutico, ma ovviamente il nostro approccio non è così neutro", aggiunge Santoni. "È una situazione decisamente stimolante, anche dal punto di vista culturale e scientifico. L'obiettivo e l'auspicio è di dare un esempio di come la pubblica amministrazione funzioni bene e possa diventare addirittura un modello da esportare".
Riguardo alle tempistiche però rimane ancora qualche punto da chiarire. La prima serra da 50 metri quadrati sarà pronta come detto entro l'estate, ma per arrivare a produrre i circa 100 chili di cannabis annui necessari secondo il ministero della Salute per coprire il fabbisogno terapeutico nazionale servirà un'area più ampia. Lo spazio per allargare la coltivazione è disponibile, ma servirà tempo: "Secondo me, se parliamo di capacità produttiva complessiva dovremo aspettare almeno la fine del 2016", calcola infatti Santoni.
Fonte: wired