Cannabis indoor in terra?

03 Nov 2020

Siamo giunti alla fine dell'estate, è tempo di raccolta per i nostri amici/colleghi coltivatori outdoor. Ben contenti di lasciar loro le operazioni di pulizia e concia andiamo ad esaminare la soluzione della coltivazione indoor, pratica per chi ha esigenze di discretezza o non può coltivare in campo aperto alla luce del sole.


Perché a volte è meglio farsi aiutare da madre natura

Coltivare indoor significa riprodurre in uno spazio, che può essere anche piccolo quanto il case di un computer, la meraviglia della natura. Un vasetto di terra, un ventilatore e una lampadina diventano un surrogato dell'ambiente di crescita naturale della canapa. Converrete con me che in casa, in un armadio, non c'è la pioggia, né gli insetti, né la luce solare ma la canapa si adatta e può produrre gustose e ricche infiorescenze con i giusti accorgimenti.

Coltivando in un ambiente totalmente controllato - come può essere un growbox - si acquisisce il potere divino di comandare sul giorno e sulla notte, sul meteo e sulla vita che dentro il growbox si sviluppa. Mi perdonino i più appassionati, non sono avventato ma semplice osservatore delle possibilità umane del giorno d'oggi: fiorisce la canapa a gennaio in campo aperto? Non sempre, non in tutto il mondo ma in un growbox si, praticamente ovunque. Coltivando in campo aperto seguendo le stagioni si ha un prodotto caratterizzato dall'ambiente di crescita, parimenti in casa si avrà un prodotto con caratteristiche peculiari.

La bravura del coltivatore indoor sta nella maggior difficoltà che si incontra nel poter gestire chirurgicamente i parametri ambientali di crescita. Coltivando outdoor si ha la natura dalla propria parte e a meno di imprevisti si è aiutati nel proprio intento. Una grandinata non è certo un aiuto, ma converranno con me i coltivatori più esperti, è più difficile avere una over-fertilizzazione quando si coltiva sotto la luce solare diretta, per esempio.

In questo articolo consiglierò un metodo di coltivazione semplice ma efficace, anzi direi un approccio alla coltivazione della canapa indoor. Esistono differenti maniere di coltivare canapa, in terriccio o fuori suolo.  Non esiste un metodo migliore, l'ultima parola spetta al consumatore, perché non dimentichiamolo i fiori del nostro raccolto devono piacere a chi li consuma. Esiste però la propria strada che ogni coltivatore trova con l'esperienza. Quindi raccomando di sperimentare sempre cercando il proprio stile di coltivazione, fidandosi solo dei risultati effettivi osservati sulle proprie piante, con spirito critico e con metodo scientifico. Non dimentichiamoci della maledizione che aleggia sul growing: è una pianta molto facile da far crescere, la canapa si adatta e regala soddisfazioni a chiunque. Veramente a chiunque! Questo fa sì che si creino leggende e miti sulla coltivazione, spesso fuorvianti. Osservazioni personali che diventano leggende, coltivatori che si definiscono esperti perché raccolgono fiori di lavoro... Tutto ciò non fa bene alla canapa, sono però fiducioso nel futuro, quando sarà più regolamentata di adesso e maggiormente conosciuta da tutti. Ma torniamo al nostro articolo sulla coltivazione indoor e concentriamoci sulla differenza e sulla strada che vogliamo seguire.

L'inizio è il substrato nel quale vogliamo crescere le nostre piante. La divisione è tra suolo e fuori-suolo. Nel primo caso scegliamo la via più semplice, ricalcando ciò che avverrebbe in campo aperto: un terriccio scelto, vivo, nel senso di inoculato di vita, ed eventualmente pre-fertilizzato. Nel secondo caso invece optiamo per un substrato inerte, dovremo procurarci noi il modo di gestire la vita nell'interfaccia radice/substrato e avremo in uso dei fertilizzanti a pronta assimilazione da gestire con misuratori di pH ed EC.

 

Per comodità scegliamo il metodo più semplice, quello che ci permette di venir aiutati da madre natura. Non come in campo aperto, ma quasi... Scegliamo di utilizzare dei vasi pieni di terriccio. Il miglior terriccio non lo si trova in confezioni colorate pronte all'uso perché ogni pianta e ogni coltivatore riescono ad esprimere il proprio meglio in condizioni differenti. Un buon aiuto per chi volesse comporre il proprio substrato è la seguente proporzione: 4 parti di terra del vostro giardino, 4 parti di compost e 2 parti di sabbia. Eventualmente il mix si può alleggerire con un 10% di perlite, a me piace però mi obbliga a bagnare più spesso le piante. Vivendo in città si fa molto prima ad andare in un growshop o in un centro di giardinaggio e chiedere consiglio sulle varie marche. Un terriccio a pH 7 e con un basso EC andrà benissimo.

Le grandi case di fertilizzanti producono terricci per la coltivazione ma bisogna stare ben attenti alla quantità di fertilizzante contenuta perché a volte può capitare di avere piante in over-fertilizzazione solamente grazie al substrato. Che poi diciamocelo, non è sempre un buon fertilizzante quello contenuto nei terricci, potrebbe anche essere troppo carico di azoto e quindi per esempio costituire un limite se si vogliono utilizzare fertilizzanti organici (che contengono quasi sempre azoto).

La nostra amata, anzi amatissima, pianta è vorace quindi spesso è necessaria una integrazione. Ma prima di parlare di fertilizzanti dobbiamo assicurarci di avere un terriccio vivo, il che significa che dobbiamo preoccuparci di inoculare noi la vita tramite l'utilizzo di prodotti contenenti batteri e funghi benefici che troviamo in vendita su Amazon, nei negozi di giardinaggio e nei growshop. A me piace utilizzare un consorzio di micorrize, batteri e lieviti prodotto in Italia e del quale non posso scrivere il nome su queste pagine purtroppo.

Poi, una volta inoculato e reso vivo il nostro substrato possiamo preoccuparci della fertilizzazione delle nostre piante. Ciò che serve è una soluzione principalmente acquosa contenente sempre uno zucchero semplice per la pedofauna (la vita inoculata precedentemente nel terriccio) e l'eventuale fertilizzante discioltovi. Ho scritto "l'eventuale fertilizzante discioltovi" perché se vogliamo possiamo includere nel nostro substrato del fertilizzante solido e non preoccuparci più di utilizzare quello liquido. La comodità di utilizzare un fertilizzante solido mescolato col terriccio è di natura anzitutto pratica, non si deve far altro che bagnare con acqua e uno zucchero semplice perché già tutto il nutrimento è contenuto nel vaso. Dopo di che si ha la natura dalla propria parte perché così facendo si imita un buon terreno il che difficilmente porterà a delle carenze nelle piante.

Ultimamente si sente molto parlare nei forum di supersoil ed è esattamente ciò che ho appena descritto: terriccio scarico di fertilizzanti e ben drenante, mescolato con fertilizzanti a lenta cessione e inoculato di micorrize e batteri al quale si aggiunge solo acqua e si riesce a portare a fioritura le nostre amate piante di canapa. I più esperti possono cimentarsi nel creare le loro miscele di substrato per una determinata varietà di canapa, sono disponibili anche su internet i pellettati a lenta cessione a un prezzo veramente accessibile a tutti. Per i coltivatori alle prime armi consiglio di affidarsi ai marchi specializzati in canapa che già hanno pensato a delle ricette di preparati da mescolare al terriccio, semplificando ulteriormente la vita ai growers.

Per decenni il mercato ha offerto fertilizzanti liquidi per i coltivatori indoor, negli ultimi 15 anni sono entrati prepotentemente nel mercato anche i fertilizzanti liquidi di derivazione biologica (o anche organica, dall'inglese "organic", che significa appunto biologico). Ovviamente ci sono numerose differenze tra le varie marche, quelli che in principio erano dei fermentati liquidi filtrati ora sono dei liquidi contenenti in sospensione anche i microorganismi responsabili delle fermentazioni. Anche il contenuto e il titolo di nutrienti è divenuto sempre più preciso, contando che molti coltivatori richiedono fertilizzanti precisi. Inoltre si sono sviluppate anche tecnologie sempre più affinate per avere fertilizzanti in grado di venir utilizzati nei sistemi di irrigazione senza intasarli.

La coltivazione indoor, dopo aver scelto il substrato e quindi l'approccio desiderato, contempla la scelta tra cloni o semi da cui partire, ma di ciò ne parlo sempre su questo numero in un altro articolo, per cui non mi addentrerò oltre su questo argomento. La gestione dei parametri ambientali è abbastanza semplice, nel senso che con un timer potremo decidere se far crescere o far fiorire le nostre piante. Per semplicità 18 ore di luce e 6 di buio saranno il nostro giorno e la nostra notte del periodo di crescita vegetativa, mentre 12 ore di luce e 12 di buio scandiranno il ritmo del nostro periodo di fioritura.

Il ricambio di aria è necessario per abbattere l'umidità relativa quando è troppo alta, tenendo conto che deve andare abbassandosi dai 65 punti percentuali in germinazione ai 45 della fioritura. Un buon deumidificatore e un'aria condizionata potente sono i migliori alleati per la gestione della temperatura e dell'umidità all'interno del nostro spazio di coltivazione. Inoltre il ricambio d'aria serve per riportare la concentrazione di anidride carbonica nell'aria a valori accettabili per la fotosintesi, ma anche in questo caso si può integrare con una bombola comandata da una elettrovalvola regolata automaticamente da una sonda. Sconsiglio vivamente di utilizzare i bruciatori per non rischiare di rovinare la nostra coltura a causa di fughe di etilene prodotto da un eventuale bruciatore difettoso.

Nei prossimi numeri andremo a vedere meglio la gestione del fotoperiodo e dell'ambiente di coltura. Per ora spero di aver fornito abbastanza stimoli, rimandando sempre ad internet dove con una buona coscienza critica si possono trovare informazioni molto utili. Chiedete sempre il perché e buone fioriture!