ascia risponde a Serpelloni

Soft Secrets
22 Mar 2012

Botta e risposta tra Ascia e Serpelloni


Botta e risposta tra Ascia e Serpelloni

 

 

 

La  risposta del Dipartimento per le Politiche Antidroga alle dichiarazioni dell’associazione ASCIA sulla risoluzione su droghe e genere femminile, presentata dall’Italia e dall’Europa ed approvata dalle Nazioni Unite la settimana scorsa:

"Ci dispiace vedere come il lavoro di questo Dipartimento per ottenere una risoluzione delle Nazioni Unite in difesa dei diritti delle persone di sesso femminile nel campo della prevenzione, cure e riabilitazione della tossicodipendenza, possa essere stato cosi mal interpretato da qualche organizzazione che promuove la legalizzazione delle droghe. Si tratta infatti di una risoluzione che per la prima volta ha dato una svolta decisiva in materie di approcci e strategie diversificate per il genere femminile a livello mondiale.

Questo Dipartimento è orgoglioso di aver presentato, a nome dell’Italia, il testo di questa risoluzione. Va ricordato che la stessa è stata condivisa e votata prima dai 26 stati Europei e, in seguito, dai 193 paesi delle Nazioni Unite segnando cosi una grande svolta, non solo in Italia ma in tutto il modo relativamente al corretto approccio che bisognerebbe tenere nei confronti delle problematiche femminili.

Siamo sorpresi che un tale evento possa essere così scorrettamente interpretato, invece di provare un giusto orgoglio di essere il Paese che ha proposto ed ottenuto questo cambiamento in una sede cosi elevata.

L’idea di proporre un testo che tenesse conto delle differenze di genere nasce sulla base di evidenze scientifiche che hanno dimostrato che le donne reagiscono rispetto alle problematiche droga e alcol correlate e maturano in modo diverso rispetto agli uomini. Esse infatti hanno problemi diversificati legati al loro ruolo nella società, in famiglia e a particolari vulnerabilità genere dipendenti e quindi necessitano di un approccio diversificato dalle persone di sesso maschile, sia in materia di prevenzione, di trattamento che in materia di recupero.

Pertanto si invita a prendere visone del testo integrale della risoluzione sul sito www.politicheantidroga.it affinché vi sia la possibilità diretta da parte di tutte le persone che hanno ricevuto la comunicazione distorta dell’ASCIA di poter rendersi conto di persona di quanto approvato da tutti gli stati convenuti in una libera e democratica assemblea delle Nazioni Unite, nel rispetto delle singole legislazioni, delle diversificate culture e principi sociali dei vari stati partecipanti."

e la risposta di Ascia:

"Egregi signori del DPA, noi non possiamo negare che la vostra risoluzione sia stata condivisa da tutti i Paesi che hanno partecipato ai lavori dell’UNODC, ma il pensiero dominante non sempre è quello vincente o giusto e la Storia dovrebbe insegnarci di come molte volte una maggioranza politica abbia recato danni e sofferenze alla maggioranza della razza umana.

Centinaia di migliaia di roghi furono accesi per tre secoli e centinaia di migliaia di vittime furono arse vive per decisione di poche decine di cardinali, con la convinzione che alcuni valori ancestrali fossero eresie inaccettabili.

Decine di milioni di africani furono trattati come merce, rapiti dalle loro terre, venduti e incatenati, per la decisione di alcuni governi europei che dalla tratta degli schiavi ricevevano ingenti profitti.

Milioni di ebrei passarono come fumo dai camini dei lager, per la decisione di un gruppo sparuto di filosofi e politici che dell’ebraismo fecero un nemico da annientare.

E potremmo continuare in una macabra lista delle nefandezze commesse da pochi a danno di molti, dai gulag staliniani, agli stermini operati da Pol Pot e dalla sua banda di sanguinari in Cambogia, ma non è nostra intenzione fare una lezione di storia, il nostro intento è verificare se, all’interno di un confronto, in un Paese che definiamo convenzionalmente civile e democratico, possano esistere regole e dinamiche condivise che dovrebbero sostenerlo o se, come nei tempi passati, debba essere solo la convinzione del giusto, monopolio dei potenti, ad imporre regole e castighi.

Non saremmo così determinati in questa lotta che amiamo definire “per i diritti civili”, se la politica adottata dal momento dell’entrata in vigore della “fini-giovanardi”, non avesse causato decine di migliaia di arresti per la maggior parte delle volte ingiustificati, perché operati nei confronti di una criminalità inesistente.

Certo, non ci sono più i roghi, né le catene, né i camini dei forni, né tanto meno campi di prigionia e stragi incontrollate, ma le migliaia di persone che varcano le porte del carcere ogni anno, a causa di una legge che “criminalizza” a prescindere, non è sicuramente un segno di civiltà!

Abbiamo invitato più volte il DPA ad un confronto e ultimamente abbiamo chiesto di essere ascoltati anche dai ministri Riccardi e Fornero, ma, come da praticata usanza dei “regimi” più o meno dichiarati, a questi inviti non è mai seguita una predisposizione da parte degli interlocutori, che preferiscono continuare con proclami terroristici sulle conseguenze, a loro dire “nefaste”, dell’uso di cannabis.

Riproponiamo dunque l’invito ad aprire un tavolo di confronto, dove poter gettare le basi per un diverso approccio nei confronti di un fenomeno diffuso e convenzionalmente accettato, visto che in Italia si stimano circa 5.000.000 di consumatori che, secondo la logica del DPA, sarebbero tutti potenziali criminali."

Infine vorremmo chiedere al DPA, a proposito delle “differenze di genere sulla base di evidenze scientifiche”, come mai questa sensibilità venga dimostrata solo per quanto riguarda l’uso di sostanze stupefacenti da parte del “genere femminile”, mentre lo stesso metro di misura non viene usato per quanto riguarda l’impegno delle donne nella famiglia, nel lavoro e nelle responsabilità sociali.

ASCIA


 

 

S
Soft Secrets