Alla guerra come alla guerra
Guerra, guerra, guerra. Il nostro paese combatte in territori stranieri guerre che definisce più o meno umanitarie, conflitti più o meno dimenticati per motivi più o meno evidenti. Ma guardando esclusivamente all'esterno dell'involucro italiano, si rischia di dimenticare un particolare molto importante.
E' giunta l'ora: à la guerre comme à la guerre. Guerra, guerra, guerra. Il nostro paese combatte in territori stranieri guerre che definisce più o meno umanitarie, conflitti più o meno dimenticati per motivi più o meno evidenti. Ma guardando esclusivamente all'esterno dell'involucro italiano, si rischia di dimenticare un particolare molto importante.
E' giunta l'ora: à la guerre comme à la guerre. Guerra, guerra, guerra. Il nostro paese combatte in territori stranieri guerre che definisce più o meno umanitarie, conflitti più o meno dimenticati per motivi più o meno evidenti. Ma guardando esclusivamente all'esterno dell'involucro italiano, si rischia di dimenticare un particolare molto importante.
Dentro i propri confini infatti, all'interno del territorio nazionale, lo Stato è inequivocabilmente in guerra. E alla guerra come alla guerra.
Guerra alla droga, la chiamano loro, indistintamente. In crociata contro gli infedeli, tutti.
Guerra ai consumatori la chiamiamo noi, distinguendo il tranello di chi scova nella guerra alla droga la via più veloce per negare ogni ipotesi di dialogo con chi invece conosce in prima persona le sostanze criminalizzate e vorrebbe poter proporre una visione alternativa a quella bellica e paternalista. Una visione, quella statale, che da un parte criminalizza il cittadino e le sue abitudini e dall'altra lascia il mercato nero a se stesso, per la gioia del narcotraffico.
Proprio per questi motivi i primi di aprile nasce a Bologna ASCIA: Associazione per la Sensibilizzazione sulla Canapa Autoprodotta in Italia. Di seguito l'intervista a Giancarlo uno degli artefici di questo esempio di opinione pubblica attiva che cerca la propria strada per interferire, dati alla mano, contro gli abusi ideologici, ma dalle conseguenze concretissime prodotte dalla legge Fini-Giovanardi. Una legge-vergogna che equipara le droghe leggere alle droghe pesanti e punisce il coltivatore che autoproduce la propria erba (da sei a venti anni di galera) come se fosse un terrorista che attenta alla salute pubblica.
Una legge che rende impossibile anche produrre in proprio per fini terapeutici. Una vergogna che solo lo stato catatonico della dirigenza politica può permettere di non revisionare. Le priorità sono altre. E ormai da 5 anni a questa parte. Cinque anni di omissione di responsabilità, da parte dei politici e omissione di soccorso, nei confronti dei cittadini. In trincea tanta gente comune che non accetta di essere etichettata come criminale.
Ecco le parole di Giancarlo. Fatevi un'idea. Di sicuro nessuno al di fuori dei diretti interessati ha la possibilità di invertire la direzione presa dagli apparati legislativi, giudiziari e polizieschi, quindi à la guerre comme à la guerre. Informatevi e informate.
SSIT: Come nasce la vostra associazione?
Nel gennaio 2010 è nato il sito www.legalizziamolacanapa.org, con lo scopo di coalizzare le realtà antiproibizioniste online, che hanno aderito al nostro Manifesto filosofico-politico (visionabile nel nostro sito) e che hanno iniziato una campagna di informazione e sensibilizzazione sulla canapa. Dalla Coalizione, che oggi conta 15 siti con circa 60.000 utenze complessive, è nata l'ASCIA con l'obiettivo di creare un fronte unito contro la Fini-Giovanardi per ottenere la regolamentazione della coltivazione domestica.
Qual'è stato lo scopo dell'incontro che si è tenuto il 3 aprile a Bologna?
Forse il fatto più significativo è che tre Associazioni tra le più autorevoli (PIC, Pazienti Impazienti per la Cannabis -ALC, Associazione Luca Coscioni - ARA, Associazione Radicali Antiproibizionisti) abbiano aderito all'Assemblea Nazionale di Bologna, quindi il primo scopo, quello di far sedere intorno a un tavolo le varie componenti antipro, è riuscito.
L'obiettivo finale è creare un movimento di opinione in grado di avere la forza per la richiesta della fine della persecuzione contro una criminalità inesistente.
Con la legalizzazione della coltivazione domestica si darebbe un bel colpo ai profitti della malavita organizzata
Perché è importante la battaglia antiproibizionista?
In primo luogo è importante perché è una battaglia per le libertà individuali e per la dignità di chi viene ingiustamente accusato di essere un criminale o un tossicodipendente, ma è altrettanto importante perché con la legalizzazione della coltivazione domestica si darebbe un bel colpo ai profitti della malavita organizzata, alle industrie farmaceutiche e a tutte quelle realtà industriali e culturali che nella legalizzazione della canapa vedono solo un nemico da contrastare per difendere i loro interessi. Quindi se a prima vista può sembrare una battaglia marginale, in realtà, oltre a liberare molte persone dall'incubo della prigione, la lotta per legalizzazione della coltivazione domestica è una lotta contro lo strapotere di interessi industriali e criminali.
“Con la legalizzazione della coltivazione domestica si darebbe un bel colpo ai profitti della malavita organizzata„
Perché la legge è così severa nei confronti dei coltivatori per uso personale?
La mia opinione è che si sia scatenata dal 2006 una vendetta politica verso i consumatori di una sostanza da sempre associata al pensiero libertario, creativo e antagonista nei confronti della convenzione. Fino al '68 i consumatori di marijuana erano veramente pochi, ma da quell'anno in poi il suo consumo è aumentato in maniera esponenziale ed è stato sempre associato alle rivendicazioni generazionali, alle tendenze intellettuali di sinistra, alla musica rock e ai ribelli in generale e di certo c'è che tutte queste categorie non rientrano di sicuro tra le preferenze di una destra che per quanto moderna è pur sempre fascista.
Una vendetta politica subdola e in grande stile, provata dalle migliaia di arresti eseguiti assurdamente dal 2006 ad oggi e che colpisce uno stile di vita non congeniale al Potere, arrivando a criminalizzare addirittura chi coltiva la canapa per fini terapeutici!
Come vi muovete per sensibilizzare la politica sui temi dell'antiproibizionismo?
Abbiamo iniziato la scorsa primavera inviando a tutti i 630 parlamentari della Camera dei Deputati, l'opuscolo "La Canapa: una Pianta!" (che è scaricabile dal nostro sito), ponendo così le basi per un confronto.
Dopo di che con la nascita dell'Associazione abbiamo iniziato a prendere contatti più mirati, che continueremo a coltivare e pressare finché non appaia, nei programmi elettorali dei partiti ora all'opposizione, la chiara proposta per una legge che regolamenti la coltivazione domestica.
“Tesserarsi significa unirci contro chi ci vuole dipingere come criminali, avere la forza per difendere la nostra libertà e la nostra dignità„
Avete qualche riscontro che vada oltre le frasi di circostanza da parte dei politici?
In occasione dell'Assemblea del 3 aprile a Bologna abbiamo ricevuto l'adesione di Rita Bernardini che è una veterana della lotta antiproibizionista, ma anche di Angelo Bonelli, presidente dei Verdi e dei responsabili delle politiche giovanili di PD, SEL e PRC, che oltre ad una formale adesione hanno dimostrato una grande sensibilità e l'auspicio che la Fini-Giovanardi possa ritornare nel cassetto dal quale è partita. Abbiamo iniziato solo ora a prendere veramente il toro per le corna e dobbiamo avere solo pazienza, costanza e un gran numero di persone che si iscriva all'Associazione, per dimostrare che è veramente inaccettabile finire in galera per poche piante auto-coltivate.
Come procede il tesseramento?
Stiamo ricevendo decine di richieste di tesseramento e questo è molto confortante per gli obiettivi che ci siamo preposti. L'Ascia continuerà a far pressione sui media, sui partiti politici e sulle associazioni e sindacati di categoria (Ass. Magistrati e sindacati di polizia) per continuare a sensibilizzare la società civile sulle nefaste conseguenze dell'applicazione della Fini-Giovanardi, con lo scopo di rendere conoscenza comune il devastante risultato di migliaia di arresti ai danni di pacifici cittadini. Ma tutto questo sarà possibile solo se dietro questo lavoro ci sarà un numero sempre crescente di persone che hanno il coraggio di rivendicare il rispetto per la propria persona. Tesserarsi significa: unirci contro chi ci vuole dipingere come criminali, avere la forza per difendere la nostra libertà e la nostra dignità, organizzarci per far sentire la voce dell'indignazione, sostenerci nelle inevitabili spese di gestione e di promozione dell'associazione, darci la possibilità di avere un notevole riscontro mediatico e credibilità politica. Ringraziamo tutti gli associati e i simpatizzanti che si vorranno attivare per far crescere l'ASCIA e per sconfiggere la politica repressiva del governo.
“Troppe volte in questo paese ci si rammarica della situazione politica senza domandarsi quanto essa dipenda dall'indifferenza diffusa„
Come ci si tessera?
Abbiamo inaugurato la nuova modalità di tesseramento online, che ti consente di ricevere direttamente la tessera per posta. La quota associativa richiesta per l'iscrizione all'ASCIA è di 10,00 Euro (a cui vanno aggiunti 1,00 Euro per le commissioni postali o bancarie). Tutte le informazioni comunque sono sul nostro sito internet.
Ecco le parole di Giancarlo. Ci si potrebbe domandare ma perché si parla di guerra? Perché di guerra si tratta. ASCIA ha prodotto a sostegno di tale interpretazione un vero e proprio bollettino dove cita gli arresti eseguiti nel 2010 per colpa della legge Fini- Giovanardi. Sono migliaia. Migliaia di persone che subiscono il carcere e le sue illegali brutture senza meritare una punizione che traccia su pelle e sullo spirito un senso di frustrazione costante nei confronti di uno stato dispotico, autoritario nel contrastare il buonsenso, come un padre che si ostina nella direzione che il figlio sconsiglia per non dimostrare l'errore. Padri e figli.
Due Italie a confronto. Le storie raccolte sono assurde, ma quotidiane: testimonianze di famiglie attonite raccolte nel dossier Non siamo Criminali, opuscolo che permette di comprendere le dimensioni grottesche a tragiche di una carcerazione potenzialmente di massa, perché è una massa quella che si trova impotente di fronte a questa persecuzione penale.
C'è chi ha un precedente per coltivazione e ogni posto di blocco è buono per smontargli la macchina, chi per 200 grammi per uso personale si è beccato 2 anni e 14 mila euro di multa, chi ha ricevuto una perquisizione domiciliare perché in possesso di infiorescenze legalmente registrate e ad uso terapeutico per sclerosi multipla, chi per 30 grammi di erba ha ricevuto la visita di carabinieri armati di tutto punto, chi è stato arrestato per 4 piante di maria, chi si occupa di sviluppo di genetiche e in altri paesi è uno scienziato mentre in Italia un criminale, chi per una canna è stato obbligato a firmare per un anno.
E poi ancora, chi per disintossicarsi dall'eroina ha trovato la cannabis, salvo esser poi costretto a usare solo il metadone, chi (incensurato e consigliato dall'avvocato) patteggia 1 anno e 8 mesi per 4 piantine d'erba, oppure per 0,1 un grammo trovato con il microscopio in macchina e una piantina in casa si becca 1 anno di patente sospesa e 4 mesi di servizi sociali. C'è poi anche chi ogni volta si mette in macchina ha paura di perdere la patente, chi fermato in bicicletta con tre grammi d'erba è stato rinnegato dai genitori, chi dopo aver bruciato un rosso è incorso nell'iter della guida sotto effetto di sostanze (una volta ti facevano solo una multa salata e sei punti della patente), mentre adesso migliaia di euro di multa, sospensione della patente e rischio di confisca del veicolo, chi addirittura è agli arresti domiciliari per aver regalato a un barbone meno di un grammo di fumo.
Concludo la lista con la storia di un ragazzo di 15 anni costretto a fare le flessioni in questura, via le mutande e dai con i piegamenti, solo perché i carabinieri si erano intestarditi. Morale? Trovato nulla, ma segnalato in quanto sospetto di spaccio al Tribunale dei Minori. Sospetto di spaccio. Sospetto di spaccio ripeto.
Troppe volte in questo paese ci si rammarica della situazione politica senza domandarsi quanto essa dipenda dall'indifferenza diffusa nei suoi confronti e quanto parallelamente la non partecipazione alla vita democratica precluda alcune istanze dal giungere a buon diritto sul piedistallo dell'opinione pubblica nazionale.
L'indifferenza con la quale sempre più spesso l'italiano medio guarda il Parlamento in primis e le istituzioni della Repubblica in generale, sviluppa un vuoto che in una democrazia sana si dovrebbe colmare nel più rapido tempo possibile, un vuoto che separa chi legifera da chi si suppone debba seguire le leggi e chi governa da chi deve seguire le regole. In poche parole se non sono i cittadini stessi a farsi portavoce delle proprie necessità non sarà certo la classe politica a promuovere un dibattito che colpevolmente non comprende, e sistematicamente ignora, a causa di questa distanza esistente tra problemi reali e risposte politiche.
ASCIA è nata con lo scopo di portare avanti la regolamentazione della coltivazione domestica e la depenalizzazione dell'uso di cannabis, se siete d'accordo sostenetela e tesseratevi. Respect.