Via alla cannabis Made in Italy
Si dice che l'Italia soffra di nanismo imprenditoriale. Il compromesso storico sull'avvio di una produzione di cannabis medica in proprio, siglato lo scorso 18 settembre dai Ministeri di Salute e Difesa e strombazzato come uno dei grandi risultati del governo Renzi, ha prodotto poco più di una serra da 50 metri quadri.
Si dice che l'Italia soffra di nanismo imprenditoriale. Il compromesso storico sull'avvio di una produzione di cannabis medica in proprio, siglato lo scorso 18 settembre dai Ministeri di Salute e Difesa e strombazzato come uno dei grandi risultati del governo Renzi, ha prodotto poco più di una serra da 50 metri quadri.
Si dice che l'Italia soffra di nanismo imprenditoriale. Il compromesso storico sull'avvio di una produzione di cannabis medica in proprio, siglato lo scorso 18 settembre dai Ministeri di Salute e Difesa e strombazzato come uno dei grandi risultati del governo Renzi, ha prodotto poco più di una serra da 50 metri quadri. Nell'imponente Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, il progetto pilota che dovrebbe essere in grado di servire tra i 600.000 e i 900.000 pazienti stimati dalle proiezioni, starà tutto in uno spazio da 5 metri per 10. Il via libera definitivo è stato dato ai militari alla fine dello scorso mese ma il progetto è partito già sottodimensionato: per arrivare alla serra da 50 metri quadrati bisognerà aspettare infatti la fine dell'estate.
«Dobbiamo partire con una produzione di tipo sperimentale - spiega al Corriere il colonnello Antonio Medica, responsabile della Produzione - . È il primo passo per completare l'iter autorizzativo e amministrativo previsto». Se il Ministero della Salute e l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) daranno il nullaosta a questo primissimo raccolto, allora entro l'estate entrerà probabilmente a regime la famosa serra da 50 metri quadrati. Per ora, quindi, la serra pilota che da i natali a quella che a tutti gli effetti è la prima vera cannabis Made in Italy è poco più di un bugigattolo.
Peccato però che il Ministero della Salute abbia stimato che il fabbisogno annuo su cui deve attestarsi la produzione non può essere inferiore a 100 kilogrammi. Stando ai dati dello scorso anno, infatti, le richieste per le importazioni di infiorescenze di cannabis dall'Olanda hanno toccato i 56 kilogrammi. Per raggiungere il traguardo di un quintale di prodotto finito all'anno, bisognerà quindi allestire altre serre e i responsabili dello Stabilimento dicono di avere già pronta un'area di 600 metri quadrati nello stesso capannone dove fino agli anni 80 si fabbricava sapone. Stando agli addetti ai lavori, la produzione a pieno regime non vedrà probabilmente la luce prima del prossimo anno.
Quello che i militari riusciranno a produrre dovrebbe comunque entrare da subito nel circuito che porta ai pazienti. L'Istituto Chimico Farmaceutico Militare riceverà infatti gli ordini dalle farmacie e provvederà alla consegna anche tramite distributori esterni. «Sarà compito del farmacista preparare le dosi - precisa il colonnello Medica - . Sappiamo che in base al tipo di patologia sono previsti dosaggi diversi. Ecco perché non possiamo fare il prodotto finito, come è accaduto altre volte. I quantitativi medi di prodotto essiccato variano dai 20 ai 100 milligrammi al giorno per paziente, pari a 30-35 grammi l'anno per paziente. Quindi i 100 chili di produzione previsti dal ministero della Salute dovrebbero essere sufficienti a coprire le prime esigenze». Dovrebbero.
In attesa di vedere i frutti del primo raccolto, possiamo dire che come calcio d'inizio, quello della cannabis Made in Italy non è di certo spettacolare. Sappiamo già che è poca. Speriamo almeno che sia buona.