La Storia incredibile di Fabrizio Pellegrini, vol. III

Soft Secrets
13 Jul 2012

Fabrizio Pellegrini è un musicista che vive a Roma. Soffre di sindrome fibromialgica. La sua storia ci racconta i problemi vissuti dalle persone che si curano con la canapa medica autoprodotta. Lo Stato nel frattempo, per motivi politici piuttosto che medici, non si adegua alle necessità dei pazienti (la continuità terapeutica) e così il paziente stesso, solo, si incarica della propria tutela e persegue tutto ciò che è in suo potere per migliorare la propria vita. Sentiamo le parole di Fabrizio, siamo nel 2001 e all'inizio di un lungo calvario che trasformerà l'ostinato malato in un delinquente.


Fabrizio Pellegrini è un musicista che vive a Roma. Soffre di sindrome fibromialgica. La sua storia ci racconta i problemi vissuti dalle persone che si curano con la canapa medica autoprodotta. Lo Stato nel frattempo, per motivi politici piuttosto che medici, non si adegua alle necessità dei pazienti (la continuità terapeutica) e così il paziente stesso, solo, si incarica della propria tutela e persegue tutto ciò che è in suo potere per migliorare la propria vita.
Sentiamo le parole di Fabrizio, siamo nel 2001 e all'inizio di un lungo calvario che trasformerà l'ostinato malato in un delinquente.

Fabrizio Pellegrini è un musicista che vive a Roma. Soffre di sindrome fibromialgica. La sua storia ci racconta i problemi vissuti dalle persone che si curano con la canapa medica autoprodotta. Lo Stato nel frattempo, per motivi politici piuttosto che medici, non si adegua alle necessità dei pazienti (la continuità terapeutica) e così il paziente stesso, solo, si incarica della propria tutela e persegue tutto ciò che è in suo potere per migliorare la propria vita. 

Sentiamo le parole di Fabrizio, siamo nel 2001 e all'inizio di un lungo calvario che trasformerà l'ostinato malato in un delinquente.

SSIT:  Come andavi avanti per recuperare l'erba di cui avevi bisogno per curarti? 

Nel 2001, grazie ad una paziente genovese, Alessandra Viazzi, nasce anche l'associazione Pazienti Impazienti per la Cannabis. Nel 2002 il PIC prende campo e, al Forte Prenestino, dove già si praticava l'auto produzione, l'esistenza stessa dell'associazione ha ribadito con maggior enfasi la necessità di auto produrre per scopo terapeutico. Così noi pazienti potevamo cominciare a rifornirci con una parte del raccolto che andava ai malati. 

SSIT: Quante volte venivi a Roma ? Ti bastava la scorta? 

Venivo come minimo una volta al mese ad approvvigionarmi. Tieni presente che il mio fabbisogno mensile varia dai 30 ai 50 grammi e quando erano finite le scorte dovevamo e, ancora oggi, dobbiamo, provvedere diversamente. Per sostenere le spese della coltivazione tutti ci assumevamo un costo di partecipazione. Con quell'investimento si aderisce a un progetto che è poi il mutuo soccorso. 

SSIT: Quindi oltre ai tuoi viaggi a Roma continuavi a coltivare? 

Si, nel 2002 decido di insistere per assicurarmi la continuità terapeutica. Intanto il mercato prendeva una certa piega: quello che mi riuscivo a procurare non mi bastava ed era di qualità insoddisfacente. Ho messo 7 piante, una per ogni mese, a scalare. Era la quantità che ritenevo idonea per il mio fabbisogno. 

SSIT: Come valutavi il tuo fabbisogno? 

Avevo preso spunto dalle quantità mediche adottate in Canada e Olanda. Ho pensato: “se devo rischiare facendo una cosa che seppur illecita prevede dei margini di riduzione del danno conforme alle indicazioni medico terapeutiche, lo faccio”. Erano semi di Super Skunk. Purtroppo non me le sono godute. 

SSIT: Che successe? 

La Finanza. Hanno bussato educatamente e poi hanno fatto irruzione. Non mi hanno messo dentro, ma hanno sequestrato una pipa d'argento e mi hanno mandato a processo per coltivazione. Da quel momento però sono partito con la documentazione medica. 

SSIT: Cioè hai iniziato a fornire documentazione che attestava la tua necessità per scopi terapeutici? 

Si. Sono stati gli stessi finanzieri che, prendendomi in giro, mi hanno consigliato di andare dal medico per dimostrare che ne avevo bisogno per la mia malattia. Io conoscevo un medico Peter Brunn Schulte Wissing omeopata, naturopata e iridologo e gli ho chiesto di visitarmi. Mi ha fatto la foto dell'iride e mi ha diagnosticato una sindrome neuro vegetativa. Poi con le constatazioni cliniche ematiche vide l'insorgere di questa patologia reumatica. Così andai anche a fare una visita neurologica e poi reumatologica. Da quel momento cominciai ad accumulare documenti che dimostravano una comprovata necessità di terapia giornaliera e continuativa a lungo termine.  

SSIT: Il 19 settembre del 2002 il medico Peter Brunn Schulte Wissing scrive al medico curante di Fabrizio, Bruno Di Iorio, di valutare la prescrizione di cannabis e allega una terapia consigliata. Ma il medico non segue il suggerimento terapeutico... 

Il mio medico curante se ne fregava. Così decido di rimettere le piante un'altra volta. Nel dicembre del 2003 mi attestano il 35% di invalidità dal punto di vista lavorativo. Sempre nel 2003 metto 14 piante e in luglio mi arrestano. Faccio 3 giorni dentro e appena sono uscito ho ripiantato, riuscendo finalmente a godermi il frutto del mio lavoro per un paio di mesi. Nel 2003 intanto esce anche il Bedrocan, infiorescenza stoccata e confezionata sottovuoto, ma il medico curante non ha seguito il consiglio di prescrizione e non ha preso a cuore il suggerimento del collega. 

SSIT: Cioè il medico non ti prescrive nemmeno il Bedrocan autorizzato dal Ministero della Salute olandese e così tu continui a piantare anno dopo anno, andando incontro alle conseguenze. 

Si e così arriviamo al 2004. Metto 6-7 piante con la tecnica Green house (dietro vetri velati). Vengo perquisito al parco dai carabinieri che mi trovano con qualche cima fresca, vengono subito a casa e mi mettono agli arresti domiciliari per qualche giorno.

Nel 2005 poi metto la serra indoor con 10 piante e il 15 giugno alle 7.15 arrivano 4 carabinieri. Gli apre mia madre. Sequestrano piante, neon, terra e mi mettono tre mesi in galera. Per 10 germogli! Non mi liberavano e non si capiva perché non mi liberassero. Ho scritto due volte anche all'arcidiocesi senza avere nessuna risposta. Per fortuna mentre ero dentro c'è stata un'interrogazione parlamentare di Giovanni Russo Spena per me e Giuseppe Ales e qualche giorno dopo sono uscito. Ma se non avessero fatto l'interrogazione? 

SSIT: Arriviamo al 2006...

Nel 2006 finanzieri in borghese mi fermano appena sceso dal bus con mezzo etto d'erba fra le palle. Mi hanno fatto fare 3 giorni ai domiciliari e ho una condanna in appello a un anno. 

SSIT: Quando richiedi il Bedrocan per la prima volta? 

Il mio nuovo medico curante, Walter Palumbo, mi sottoscrive immediatamente la procedura di inoltro della richiesta di Bedrocan e per il pagamento parte una petizione per la raccolta dei fondi su Liberazione. 489 euro per 30 grammi di medicinale. La richiesta viene controfirmata dal farmacista dell'ospedale di Chieti e viene mandato il fax al Ministero della Salute italiano, che deve autorizzare. Se tutto fila liscio ci vuole un mese e mezzo prima di ritirare il farmaco. Dopodiché il farmaco dura un mese e poi sei punto a capo. Volendo si può fare la richiesta trimestrale di 90 grammi, ma io sinceramente preferisco l'erba che prende i raggi del sole e magari che mi coltivo da solo. 

SSIT: E così... 

Nel 2007 faccio tre piante in outdoor e quando le ho raccolte a fine ottobre ci ho ricavato un quantitativo sufficiente per 4 mesi. Quindi a marzo 2008 ho ripiantato. Nel febbraio cadeva il governo Prodi. E da qui in poi si sono davvero accaniti selvaggiamente. Il 30 giugno 2008, il giorno del mio compleanno, il giudice Marina Valente mi rimanda in carcere per un mese, mentre avevo l'autorizzazione per il Bedrocan.  Da quella volta sino ad oggi non ho più ripiantato. 

Per contatti:

f.pellegrinipic@libero.it 

Appuntamento alla prossima e ultima puntata.

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