Quattro lustri. Come cambiano i tempi

26 Jan 2020

Sono venti anni che consumo cannabis. Se mi fermo a ripensare un attimo a cosa fumavo, cosa hofumato e cosa fumo... beh ho tre visioni differenti. Il mondo della cannabis è cambiato profondamente, ecco la mia riflessione di quattro lustri di consumo. Comincerò col fumo e poi tratteròl’erba. Buona lettura.


l fumo marocchino era già molto diffuso venti anni fa, certo non come oggi dove costituisce la quasi totalità dell’offerta. Allora oltre al marocchino ricordo il nepalese, la charas, l’afghano, il libanese, il pakistano e probabilmente ce n’era anche qualche altro.

Essi erano prodotti tradizionali, da tempo prodotti con le stesse piante che crescevano in localmente nei paesi di produzione. Negli anni gli avvenimenti sociopolitici hanno imposto numerosi cambiamenti a numerosi paesi produttori e, di riflesso, alle tipologie di fumo disponibili.

In un paese ha prosperato la produzione di fumo, complice la sua vicinanza all’Europa e il metodo di estrazione su scala industriale: il Marocco. In Marocco l’hashish è passato dall’essere una polvere di piante autoctone battute e poi pressata in tavolette con nomi commerciali, agli ovetti di polvere di piante della stessa varietà battuta, non pressata e rifiltrata più volte.

Oggi come venti anni fa in Marocco si continua a produrre fumo tipo tavoletta commerciale, ma in più vi sono prodotti che non esistevano prima. Adesso ci sono fattorie che coltivano con sementi create da breeders di tutto il mondo e producono i famosi dry da genetiche blasonate. Avevo 16 anni e c’era il the best in piazza.

Di anno in anno cambiava il timbro sulla panetta e noialtri si fumava questo fumo marocchino senza capirci nulla. Ogni tanto qualcuno aveva un poco di charas o del nepalese ed era festa perché c’erano sapori nuovi. Ora posso andare a Barcellona in un cannabis social club e provare qualche dry rifiltrato estratto da varietà di piante californiane. Come cambiano i tempi.

Cosa è cambiato nel metodo marocchino? Anzitutto la tipologia di sementi utilizzate che è passata dalle sementi autoctone del raccolto precedente, ai femminizzati con nuovi e più intensi sapori creati da breeders contemporanei. Inoltre si è evoluta la pratica agricola. Ad ogni pianta è stato assegnato un irrigatore goccia a goccia e l’acqua ha cominciato a venir fertilizzata con prodotti sempre più specifici.

A tutto ciò si aggiunge la pratica del ri-filtraggio delle polveri battute, utilizzando setacci differenti si purifica la polvere ottenuta dalla prima battitura per ottenere fumo di qualità più alta. Chiaramente la resa diminuisce all’aumentare della qualità ricercata per via delle lavorazioni aggiuntive. E questo fa lievitare i prezzi, purtroppo per noi consumatori finali. Ma non tutti sono disposti a pagare per una supposta qualità maggiore, così l’offerta si è allargata mantenendo i prodotti, diciamo, "più antichi" e introducendo questi nuovi estratti.

L’offerta marocchina al giorno d’oggi è ampia, vi sono dai prodotti commerciali a quelli di nicchia passando per una infinità di fumi più o meno sofisticati a seconda del mercato a cui si rivolgono. Nondimeno sono scomparsi numerosi prodotti provenienti da altri paesi e questo ha consolidato l’egemonia del fumo marocchino per le grandi masse.

I più fortunati, sempre al giorno d’oggi e non venti anni fa, possono trovare dell’ice-o-lator, del rosin, dello static hash o del BHO che sono nuove tipologie di estratto dalla cannabis disponibili. Venti anni fa o non esistevano o erano delle rarità da coffee-shop di Amsterdam mentre oggi abbiamo tutti un amico che ama dabbare.

Anche sull’erba, come prevedibile, ho da raccontare qualcosa. Solo la costante e mai ferma ricerca di nuove varietà deve far intuire quali cambiamenti possano esser avvenuti parlando di fiori da fumare in due decenni. Prima di tutto ricordo chiaramente la prima erba che vidi,