Marijuana, memoria e positività
Come sostiene Mila Jansen della Pollinator Company di Amsterdam - colei che ha brevettato macchine come la Bubbleator per l'estrazione di resina dalla cannabis al fine di realizzare il famoso Ice-o-lator - "compito della medicina olistica è quello di ripristinar una sana positività, grazie ai giusti dosaggi di erbe e oli essenziali". Una positività come quella indicata dalla canzoni da Bob Marley, che indubbiamente era influenzata dall'inspirare cannabis, maestra del mondo vegetale nel riportare un organismo vivente a quella che chiamano vita: la coltivazione della canapa è in grado di ripristinare un terreno inaridito o addirittura inquinato, così come l'assunzione di marijuana può depurare un essere umano o un animale dalla malattia.
Come sostiene Mila Jansen della Pollinator Company di Amsterdam - colei che ha brevettato macchine come la Bubbleator per l'estrazione di resina dalla cannabis al fine di realizzare il famoso Ice-o-lator - "compito della medicina olistica è quello di ripristinar una sana positività, grazie ai giusti dosaggi di erbe e oli essenziali".
Una positività come quella indicata dalla canzoni da Bob Marley, che indubbiamente era influenzata dall'inspirare cannabis, maestra del mondo vegetale nel riportare un organismo vivente a quella che chiamano vita: la coltivazione della canapa è in grado di ripristinare un terreno inaridito o addirittura inquinato, così come l'assunzione di marijuana può depurare un essere umano o un animale dalla malattia.
Come sostiene Mila Jansen della Pollinator Company di Amsterdam – colei che ha brevettato macchine come la Bubbleator per l’estrazione di resina dalla cannabis al fine di realizzare il famoso Ice-o-lator – “compito della medicina olistica è quello di ripristinar una sana positività, grazie ai giusti dosaggi di erbe e oli essenziali”.
Una positività come quella indicata dalla canzoni da Bob Marley, che indubbiamente era influenzata dall’inspirare cannabis, maestra del mondo vegetale nel riportare un organismo vivente a quella che chiamano vita: la coltivazione della canapa è in grado di ripristinare un terreno inaridito o addirittura inquinato, così come l’assunzione di marijuana può depurare un essere umano o un animale dalla malattia.
La cannabis è la regina delle erbe olistiche ed è maestra nel riportare l’individuo a una vita positiva grazie anche al suo effetto sulla memoria. Ciò, nonostante i proibizionisti si siano da sempre arrampicati sui vetri per trovare degli effetti negativi nella marijuana, dando risalto a studi contorti che dimostrano come quest’erba verde come la speranza sia in grado d’interrompere la memoria a breve termine. Ciò significa, facendo un semplice esempio, che mentre stai facendo una partita a ping pong, i due contendenti potrebbero continuamente distrarsi, ridendoci sopra, e scordarsi il punteggio ogni tre per due. In questo caso, però, ci troviamo nell’uso ludico, e la cosa non è da prendere molto seriamente, anche perché scatena risate incontrollabili che fanno un gran bene alla salute, mentre questa caratteristica della cannabis ha delle ragioni terapeutiche molto valide.
Ragione che gli studi scientifici in questione non riescono a rilevare, perché nati da una visione separatista del mondo, tipica dell’Occidente, dove un individuo è separato, per esempio, dall’Universo, così come una ricerca dalle altre. Quando sei separato dal mondo, poi, devi concentrarti molto per risolvere un problema.
Con la visione del misticismo orientale, invece, sicuramente ispirata anche dalla cannabis che è stata utilizzata per millenni nella medicina asiatica, l’uomo è parte dell’Universo, così come si sente sotto effetto della cannabis o dopo aver attivato il sistema cannabinoide con una corsa. Quando si è parte dell’Universo si è ben presenti e a quel punto è necessaria la distrazione per poter risolvere la questione.
Un ricerca scientifica non è quindi entità separata dalle altre e tutte devono essere rapportate nell’insieme per ricavarne una visione più chiara.
Esistono, ad esempio, studi scientifici sulla memoria che dimostrano come la cannabis sia di gran sollievo a chi soffre di Post Traumatic Stress Disorder, il continuo richiamo alla memoria, cioè, di episodi brutti della propria vita, che mettono il paziente in continuo stress anche a distanza di tempo dall’evento avverso. Su questo argomento scrissi già un articolo tempo fa, titolato Fumo per dimenticare, mostrando appunto come la cannabis fosse l’ideale per scordare i brutti vissuti, contrariamente all’alcool che può intensificare l’accaduto non piacevole. In questo senso, per esempio, è utilizzata in Israele per alleviare i brutti ricordi ricorrenti nei soldati di ritorno dal fronte.
Ancora, un articolo pubblicato questa primavera sul sito della Sensi Seed, titolato La Marijuana e la sua capacità d’aumentare la memoria episodica, di Sebastian Marincolo, spiega come la cannabis, così come testimoniato da illustri scrittori della storia e da consumatori attuali, sia in grado di migliorare la “memoria episodica” o “memoria autobiografica”. Sotto l’effetto della marijuana, in pratica, l’essere umano è in grado di recuperare episodi piacevoli della vita, anche molto distanti nel tempo, come può essere, per esempio, una carezza della nonna quando si era bambini o l’affetto della propria madre.
I ricordi passano direttamente per la mente in modo vivo e non semplicemente come ricordo del ricordo. Ad affiorare, guarda caso, sono gli episodi più teneri della vita dell’individuo, a ricordare che la felicità eterna si trova nei gesti più piccoli e spontanei e nel trovare divertimento con poco, così come avviene con la cannabis, capace di portare la morbidezza di un bambino nel corpo, quindi la gioia nelle esperienze.
La cannabis attiva i recettori dei cannabinoidi nell’ippocampo e nella corteccia prefrontale, la parte del corpo rivolta al futuro, e tutto ciò ha magicamente il potere d’interrompere la memoria di lavoro (a breve termine), cancellare i brutti vissuti e dare risalto a quelli belli.
Attenzione, però, l’interruzione della memoria a breve termine è positiva nei termini della terapia, perché serve a distrarre il cervello dal circolo negativo delle memorie avverse o del dolore che si è creato nella testa del paziente.
Guarda caso, l’azione sulla memoria a breve termine avviene più con le varietà di indica, che notoriamente sono le più terapeutiche. Quando una persona ha dolore a un’arto, per esempio, la mente del soggetto tende erroneamente a focalizzarsi sul male. Volgarmente, infatti, si dice che se ti fa male un dito della mano destra, dandoti una martellata su un dito della mano sinistra, il primo dolore ti passa al volo, perché la mente sposta la sua attenzione su qualcosa d’altro. Senza bisogno di auto-lesionarsi prendendosi a martellate, la cannabis ha la capacità d’interrompere il pensiero del dolore nelle memoria di lavoro, dando risalto, con la distrazione, per esempio, al colore o al profumo di fiore.
Non un è concetto facile alla comprensione di un occidentale, visto che la cultura romano- cattolica non spinge a percepire il corpo e insegna che per risolvere un problema ci sia bisogno di concentrazione, anziché di distrazione. In realtà, grazie alla distrazione, è possibile ritrovare la sorpresa nel quotidiano, interrompendo l’alienazione di una vita vissuta in maniera negativa. È così più facile, per esempio, scordare e accettare una separazione o l’aver subito un torto, semplici questioni che rimuginandoci sopra potrebbero portare a qualche malanno.
È la nobiltà della cannabis che, come il tempo, abbellisce il ricordo. Quando il tempo impiega troppo per donar sollievo, quindi, è possibile consumare marijuana, ottenendo un effetto distensivo sulla mente, grazie al fatto che la cannabis aumenta la velocità dell’orologio interno della persona. A quel punto, con la mente colma d’immagini belle e positive del proprio vissuto, è più facile lanciarsi in un futuro basato sulle esperienze positive della propria vita.