La politica della Ganja

Exitable
12 Dec 2015

Secondo una ricerca pubblicata dell’associazione di consumatori Aduc, in Italia esiste una vera e propria emergenza sanitaria. Le famiglie italiane spendono mediamente il 14% del reddito per curarsi, quasi 2000 euro all’anno per la sanità essenziale, 2400 quando c’è un componente con un problema cronico. 4 italiani su 10 hanno difficoltà nel pagare visite e farmaci, e ciò viziosamente porta a un peggioramento dello stato di salute, che scaturisce in un maggior assenteismo sul lavoro. Sempre 4 italiani su 10, saltuariamente rinunciano a vacanze, tempo libero, a riscaldare bene la casa o a mangiare cibo di qualità, pure di concedersi le costose cure mediche. C’è poi il 13% degli italiani che richiede un prestito per curarsi ai propri famigliari o alle banche, di circa 3000 euro, mentre nemmeno assicurarsi privatamente sembra servire a qualcosa, visto che oltre al costo della polizza, le famiglie spendono comunque il 12% del proprio reddito per le spese mediche necessarie. Addirittura, le famiglie con un reddito inferiore ai 1550 euro non riescono a fronteggiare le cure sanitarie nel 61% dei casi, con punte del 73% nella regione Campania, del 69% in Calabria e del 64% nel Lazio. Considerando che pure le liste d’attesa per una visita medica arrivano fino a 10 mesi dalla richiesta, o addirittura possano risultare chiuse, il diritto alla salute è gravemente compromesso. L’articolo 32 della Costituzione recita infatti che: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.


Con le difficoltà economiche va quindi in crisi pure la salute e la morale dello Stato. Senza contare tutti gli alternativi che sono perseguitati dalla morale corrotta, e si curano illegalmente con la cannabis, senza poter detrarre le spese sanitarie. Anche perché, pur preferendo la cura con l’erba si finisce con lo spendere una buona parte delle proprie entrate per la salute, all’incirca come comprando farmaci in pillole. Ciò, quando, uscendo da questa logica del “tutto e subito” e dell’immediato come urgenza, nel rispetto della pienezza della vita, la ganja dovrebbe esser coltivata come semplice diritto naturale, aiutando lo Stato a garantire ciò che è dichiarato nella Costituzione.

Succede così che milioni d’Italiani siano in difficoltà non solo economiche ma pure di salute, quando la cannabis cura così tante malattie, da far impallidire qualsiasi casa farmaceutica. Le regioni del Sud sono le più colpite da miseria e mala sanità, eppure sono pure quelle dove la ganja cresce più facilmente e con i migliori risultati. Creare cultura, insegnare fin dalle scuole l’esistenza nel corpo del Sistema Cannabinoide, non farebbe che ri-attecchire questa pianta dalle benevole divinità e mille virtù, donando respiro all’alternativa d’oro in quest’epoca di ferro. Addirittura si potrebbero prendere due piccioni con una fava e creare i presupposti per la rivincita degli ultimi.

Agli indiani del Nord America, per esempio, è stata concessa, dal Dipartimento di Giustizia di Obama, la licenza per coltivare e vendere ganja nelle riserve, e alcune tribù stanno cercando di far fruttare i vantaggi di questa opportunità. I Sioux hanno ufficialmente annunciato l’intenzione d’aprire un resort deluxe, per spennare letteralmente gli americani adulti, facendoli fumare liberamente e godere del rilassamento completo e dei piaceri donati dalla ganja. Il resort, nel Sud Dakota, oltre alla fumata libera, offrirà tanto di discoteche, slot machine, ristoranti e musica dal vivo. La ganja come volano della comunità, quindi, così come la canapa era nel mondo e come tornerà a esserlo in questa rivoluzione verde.

Oltre a poter essere impiegata per la salute e salvare, per esempio, dalla piaga dell’alcol che spesso affligge le riserve indiane, la ganja può portare a miglioramenti economici. I Sioux hanno infatti calcolato come il loro progetto, unico del genere in Usa, potrebbe generare ricavi per 2 milioni di dollari al mese. Con buon senso, i Sioux hanno programmato d’investire i proventi dell’attività nella costruzione di ville serene per anziani, ospedali, centri sociali per giovani, programmi post scolastici e nel salario minimo per i disoccupati della tribù. Gli indiani, che già secoli fa l’apprezzavano per l’armonia che dona con la natura, sono convinti la ganja sarà la gallina dalle uova d’oro di questo millennio.

Soprattuto ora che la cannabis è legale solo in pochi Stati degli States, le riserve indiane, con tutta la loro autonomia, possono diventare un luogo tranquillo anche per gli alternativi americani, dove poter coltivare e consumare la propria erba senza lo stress degli apparati repressori dello Stato. Morale della favola, tornando la canapa il capitalismo prende un volto naturale e riappare pure il socialismo, nel senso della politica per tutti, perché l’erba ammorbidisce i caratteri, permettendo l’interazione. Beati quindi gli ultimi, perché saranno i primi a beneficiarne, come nel caso degli indiani e della loro politica meritocratica-ugualitaria. Esattamente quel che servirebbe a questa disgregata Italia, per portare unità dalle vette delle Alpi a quella dell’Etna.  

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