La canapa verso l'Europa

Soft Secrets
25 Oct 2013

La parola "fine" sta diventando un comune percepire per il mondo proibizionista, sempre che il cosmo non finisca prima. Se ne parlerà presto anche al Parlamento Europeo in occasione delle prossime elezioni, sulla spinta di quel che sta avvenendo nelle Americhe e del voto dell'Uruguay. A partire dalle piccole vittorie e delle tante pratiche ragionevoli diffuse si tratta ora di agire affinché al sistema totalitario si succedano forme di sperimentazione a partire dalle cooperative di auto-coltivazione. La legge Fini-Giovanardi è il principale ostacolo per far tornare l'Italia ad essere un paese normale. Ma lo stesso vale per i paesi dell'UE, dove 80 milioni di cittadini possono e debbono far sentire la loro voce in occasione delle prossime elezioni.


La parola "fine" sta diventando un comune percepire per il mondo proibizionista, sempre che il cosmo non finisca prima. Se ne parlerà presto anche al Parlamento Europeo in occasione delle prossime elezioni, sulla spinta di quel che sta avvenendo nelle Americhe e del voto dell'Uruguay. A partire dalle piccole vittorie e delle tante pratiche ragionevoli diffuse si tratta ora di agire affinché al sistema totalitario si succedano forme di sperimentazione a partire dalle cooperative di auto-coltivazione. La legge Fini-Giovanardi è il principale ostacolo per far tornare l'Italia ad essere un paese normale. Ma lo stesso vale per i paesi dell'UE, dove 80 milioni di cittadini possono e debbono far sentire la loro voce in occasione delle prossime elezioni.

La parola “fine” sta diventando un comune percepire per il mondo proibizionista, sempre che il cosmo non finisca prima. Se ne parlerà presto anche al Parlamento Europeo in occasione delle prossime elezioni, sulla spinta di quel che sta avvenendo nelle Americhe e del voto dell'Uruguay. A partire dalle piccole vittorie e delle tante pratiche ragionevoli diffuse si tratta ora di agire affinché al sistema totalitario si succedano forme di sperimentazione a partire dalle cooperative di auto-coltivazione. La legge Fini-Giovanardi è il principale ostacolo per far tornare l'Italia ad essere un paese normale. Ma lo stesso vale per i paesi dell'UE, dove 80 milioni di cittadini possono e debbono far sentire la loro voce in occasione delle prossime elezioni.

Anche per questo l'Assemblea Generale di Encod, il Coordinamento per politiche giuste ed efficaci sulle droghe, ha deliberato nel suo incontro estivo a Bermeo nei Paesi baschi un'iniziativa che coinvolgerà il Parlamento Europeo e i movimenti antiproibizionisti. Un po' come sta avvenendo in Germania per le elezioni del 22 settembre, dove lo slogan “La mia scelta: canapa legale” ha dominato l'Hanfparade, il tradizionale corteo antiproibizionista berlinese. 

In Italia la legislazione anti-canapa potrebbe crollare come un castello di carte per le obiezioni di costituzionalità mosse da tre tribunali della Repubblica e in particolare dalla Terza Sezione della Cassazione che, con la sentenza numero 25554, ha scoperchiato i fondamentali della legge Fini-Giovanardi, la quale “non sarebbe conforme né al principio di proporzionalità rispetto al disvalore espresso dalla condotta incriminatrice, né all'esempio di proporzionalità predisposto a livello comunitario”. Come conseguenza l'intera legge che fa di ogni erba un fascio è stata inviata alla Consulta.

A Roma il governo non ha ancora recepito la mostruosità della legge vigente ed ha invece accolto la solita relazione anti-canapa del dottor Serpelloni, controfirmata dal presidente Letta che ha in seguito proceduto ad assegnare la delega alle Politiche antidroga a sé stesso. Insomma nonostante le promesse elettorali pare che le maggiori forze politiche preferiscano l'immobilismo. Rimane ora il giudizio della Cassazione e una proposta di legge che innervosisce a tal punto Carlo Giovanardi da spingerlo a dichiararsi a favore della coltivazione domestica di una piantina presso la Dire: « Sulla piccola pianta, che non è la piantagione, la pianta che uno tiene sul balcone, io sono assolutamente d'accordo. È possibile discutere della depenalizzazione. Ma non toccate le mie leggi sulle pene per coloro che spacciano ». 

Cercando di mantenere il suo credo che fa di tutta l'erba un fascio – escludendo forse il Lambrusco – lo stesso ammoniva il Parlamento affinché non “tocchi” la distinzione tra droghe leggere e pesanti: « Sull'altro punto, inviterei la Camera a chiamare i tossicologi che spiegheranno ai deputati che i principi attivi contenuti oggi nella cannabis e derivati sono totalmente diversi da quelli di 30 anni fa e hanno effetti tossici devastanti su chi ne fa uso. L' l'idea di diversificare le pene per chi spaccia cocaina, eroina o ecstasy, diversa da chi spaccia la cannabis è completamente fuori dalla realtà proprio per gli effetti devastanti che comporta l'uso della cannabis, basta chiederlo ai parenti delle vittime degli incidenti stradali provocati da chi ha travolto e ucciso sotto l'effetto della cannabis ».

Giovanardi é ossessionato dalla proposta di legge depositata in Commissione Giustizia da Daniele Farina, parlamentare di Sel e storico organizzatore delle feste della semina e del raccolto al centro sociale Leoncavallo di Milano che, introducendo la proposta di legge, aveva dichiarato come nel 2011 quasi due miliardi di euro erano stati spesi in repressione con il 48,2% assegnato al sistema penitenziario, il 18,7% alle attività di polizia e il 32,6% a tribunali e prefetture. Mentre i profitti delle organizzazioni illegali ammontavano raramente a meno di 60 miliardi.

Con un'insolita e non casuale alleanza, il braccio della legge e la criminalità paiono i grandi fruitori di questo business sottratto alla collettività secondo il motto “socializzare le perdite e privatizzare gli utili”. Nel frattempo le prigioni scoppiano e torneranno a scoppiare nonostante il possibile decreto svuota-carceri, dal momento che più di un terzo dei reclusi è in carcere a causa delle leggi antidroga. Nel 2011 essi erano il 41,5%, 27.947 su un totale di 67.394 reclusi.

La proposta di legge cerca di introdurre due iniziative molto semplici che la decriminalizzazione della coltivazione casalinga di cannabis per uso personale o ceduta a terzi per consumo immediato, con l'esclusione dei minori e, non da ultimo, reintroducendo pene differenziate come ci richiede l'Europa. Per molti giuristi la legge Fini-Giovanardi è stata approvata in circostanze altamente discutibili come un atto illegittimo di necessità e di urgenza, con una procedura illegittima che ha abolito ogni differenza tra la cannabis e le altre sostanze. Insomma costituisce una sorta di truffa legalizzata.

Il succitato caso di necessità ed urgenza ha contributo al sovraffollamento del nostro sistema carcerario. Per uscire da questo imbroglio occorre una mobilitazione di massa insieme ad una difesa più forte degli amici processati per cannabis. Ma anche un impegno più concreto di coloro a cui l'oppressione non piace e che possibilmente potrebbero agire per un cambiamento, unificando progressivamente tutte le vittime della truffa e gli amanti della libertà.

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