Grazie Presidente, ma...
Sono anni che sosteniamo l’importanza di una revisione seria e sistematica del modello cannabis medica del nostro paese: in particolare abbiamo ripetutamente richiesto la netta e immediata depenalizzazione della coltivazione per motivi personali, in quanto metodo più semplice, a basso costo e quindi più pragmatico per accedere al medicamento cannabis. In seconda istanza sarà nevralgica l’apertura di un libero mercato nella produzione, in maniera che tanti fornitori possano concorrere nel produrre un’erba migliore e a costo più contenuto.
Ma a fronte di questa chiarezza, perché le cose cambiano così lentamente, almeno rispetto alle esigenze dei pazienti?
Perché le nostre richieste si scontrano con l’agire interessato dei nostri rappresentanti e con le loro logiche di palazzo e perché, fino ad oggi, le piccole vittorie ottenute sono state raggiunte sulla pelle dei consumatori e dentro le aule dei tribunali che sempre più spesso, ma con ritmo titubante e non omogeneo sul territorio nazionale, riconoscono la non punibilità di chi ha coltivato cannabis per motivi medici, in un contesto nel quale, nonostante tutto, la continuità terapeutica è spesso un miraggio per motivi economici e ancora e sopratutto culturali.
Detto questo, lo scorso marzo, inaspettatamente, abbiamo ricevuto una bella sorpresa: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella avrebbe concesso la grazia ad un malato trentino condannato in via definitiva a 5 mesi e 10 giorni per la coltivazione di 3 piante di cannabis e per la detenzione di meno di 4 etti del medesimo medicamento.
Colti alla sprovvista da questa prima, a nostro ricordare, e storica decisione, abbiamo contattato l’Avvocato Fabio Valcanover del Foro di Trento coartefice di questo nuovo passo per la normalizzazione della condotta di coltivazione, anche nel nostro paese.
Prima di entrare nel dettaglio delle risposte fornite dal legale, una breve presentazione del caso e del paziente che, come extrema ratio, aveva ricorso alla coltivazione per ovviare alle deficienze del nostro sistema: ai tempi in Trentino, solo il Sativex era rimborsato, oggi, finalmente, anche le infiorescenze sono a carico del Sistema Sanitario Provinciale.
Marco, il nome è di fantasia, è affetto da sieropositività, soffre di diabete mellito in trattamento insulinico, di epatite cronica da HCV evoluta in cirrosi epatica, di instabilità vescicale e di rachide lombare. Il quadro clinico non è insomma dei più incoraggianti. Queste patologie non permettono di lavorare e sono associate a spiacevoli e pesanti effetti collaterali dovuti alle molteplici terapie assunte.
Per queste motivazioni Marco nel febbraio 2003 ha visto riconosciutagli un’invalidità con totale e permanente inabilità lavorativa del 100%.
Veniamo adesso alle parole del legale Fabio Valcanover.
Qual era lo stato pisco-fisico del suo assistito al momento della decisione di coltivare le 3 piante per le quali è stato condannato?
A livello psichico posso solo intuirlo mentre a livello fisico era tutto documentato dalla certificazione medica presentata e dal riconoscimento dell’invalidità totale a causa della pluripatologia accertata da parte della Provincia Autonoma di Trento. Parliamo di una persona provata nello stato fisico anche perché rispetto ad una volta, quando non vi erano cure e la sieropositività conduceva alla morte, al giorno d’oggi le cure che portano ad una stabilizzazione del male esistono e l’HIV si può contenere. A questo bisogna aggiungere anche tutte le altre patologie sofferte da parte di questa persona che sino al 1989 è stata dipendente da oppiacei e che nel 1995 ha scoperto di essere sieropositiva. La sua vita è completamente disastrata e questa malattia lo ha condotto ad assumere dei farmaci o meglio una poli-farmaco terapia in prospettiva antiretrovirale che, aggravata dal concomitante grave danno epatico, provocava pesanti effetti collaterali quali ansia, vomito, crampi, diarrea, dolori, anoressia ed inappetenza, astenia, riduzione dell’effetto antalgico. Quando poi, sono insorte le intolleranze ai farmaci stessi è in quel momento che si è scoperta l’alternativa terapeutica rappresentata dalla cannabis.Perché Marco ha coltivato le sue piante?
Posso attenermi alle sue dichiarazioni: “Qualche anno fa ho scoperto che mi dava sollievo assumere marijuana: rispondevo meglio alle terapie attenuandone gli effetti collaterali. Per evitare di affidarmi un’altra volta alla strada ho deciso di autoprodurre la marijuana indispensabile per alleviare la mia quotidianità”.Come è stato scoperto dalle Forze dell’Ordine?
Le Forze dell’Ordine seguendo le leggi vigenti, localmente, investono molto nella repressione di questi illeciti correlativi all’utilizzo di cannabis: l’ISTAT parla di 4 milioni di consumatori in tutto il paese. Dall’altra parte essendo le piante situate in zona collinare sopra Trento si è trattato di un cacciatore che pensava probabilmente che coltivare tale pianta fosse una condotta più nociva che sparare ed ha allertato chi di competenza.In questi anni di battaglia legale culminati con la grazia come ha visto il suo assistito dal punto di vista umano? Quali erano le sue preoccupazioni?
Sopravvivere. Sopravvivere perché doveva fare i conti tutti i giorni con i mali e con la progressiva inefficacia delle medicine oppure con la loro efficacia, ma ad un costo molto elevato. Diciamo che si è trovato nel caso nel quale se la soluzione non la propone la legge se ne cercano altre. Il problema di questa persona è che la legge provinciale è arrivata tardi quando i fatti erano già stati riscontrati. E questo succede in tutto il paese dove ci sono regioni che ancora non hanno legiferato sotto questo profilo.Nonostante la produzione italiana e la possibilità di importare farmaco dall’estero, garantire l’essenziale continuità terapeutica è tutt’oggi molto difficoltoso. Crede che la grazia del Presidente miri a sottolineare anche questo stato delle cose?
Preferisco non commentare questa domanda perché non mi permetto di attribuire intenzioni al Presidente Mattarella. Prendo atto della sua decisione e plaudo aggiungendo di essere contento di avere questo Presidente.Al di là del valore simbolico che valore riveste secondo lei questa grazia per la comunità italiana di pazienti in cura con cannabis?
So che in questa situazione ci sono tanti pazienti che hanno ricevuto condanne per questo tipo di condotte e non hanno avuto gli strumenti o il coraggio per andare fino in fondo al processo e magari hanno scelto la via del patteggiamento e quindi senza aver potuto ricevere il riconoscimento del fine superiore e cioé di aver agito in stato di necessità o di aver agito per tutelare un diritto, in questo caso quello alla salute. Penso solamente alla presenza fortissima di malati di HIV reduci del periodo degli anni ‘80/’90 correlati all’uso di eroina e conosco bene cosa vogliano dire le cure esistenti per stabilizzare la malattia e per permettere di convivere con questo male. Per questo motivo penso abbia un valore significativo per tante persone. Ricordo che comunque la grazia è una risposta individuale su un caso individuale, però aggiungo anche che la pratica per la grazia trova da un lato qualcuno che la domanda e dall’altro la Presidenza della Repubblica che chiede l’apertura di un’istruttoria e poi domanda il parere alla Procura Generale che, in questo caso, abbiamo scoperto con piacevole stupore ha dato parere positivo.Al momento segue casi similari?
Un’altra persona che a differenza di Marco ha avuto una soluzione felice del caso nel senso che sul finire dell’anno scorso, la coltivazione domestica, circa 150 grammi già puliti, è stata riconosciuta come motivata da fini terapeutici e quindi è stato assolto perché il fatto non costituisce reato. Si trattava di un paziente con la prescrizione di 1 grammo al giorno che in seguito da un incidente stradale aveva sofferto di un danno osseo-muscolare mal curato che aveva portato all’atrofizzazione dell’arto e quindi alla Sindrome dell’arto fantasma ed i suoi conseguenti dolori. Questa persona era stata trovata con le piante nel maggio del 2016 e il mese successivo la Provincia autonoma di Trento aveva deliberato sulla cannabis terapeutica. Al momento entrambe le persone di cui parliamo hanno avuto il riconoscimento dell’erogazione gratuita a spese del Servizio Sanitario Provinciale.Nel caso la grazia non fosse intervenuta per il suo assistito si sarebbero aperte le porte del carcere?
Abbiamo saputo della grazia perché dopo la sentenza definitiva (la condizionale era stata bruciata in passato) e rigettato il ricorso, avevamo contattato il Tribunale di Sorveglianza per domandare misure alternative al carcere e il Tribunale stesso ci ha comunicato la cessazione della materia del contendere per avvenuta grazia.Lei ritiene che questa grazia possa rappresentare un piccolo passo nel riconoscimento dell’autoproduzione come soluzione pragmatica e non nociva?
Domanda tendenziosa, lo dico sorridendo, al quale rispondo in maniera tendenziosa, sempre sorridendo: le formiche quando vanno verso il formicaio si dispongono in una lunga fila, di questa lunga fila questa sentenza rappresenta sempre una singola formica che possa andare in questa direzione. Spero che nessuno intervenga a schiacciare questa “fila”. Allo stesso tempo bisogna fare i conti con gli elementi fondanti della giurisprudenza che illo tempore nel 1998 individuava l’impossibilità di far valere il diritto della salute come prioritario, considerando la coltivazione come un reato plurioffensivo nei confronti della nostra società. È un problema di valutazione degli interessi in gioco basati sopra antichi retaggi, mi viene in mente il percorso del reato di adulterio che valeva solo per le donne e non per gli uomini. Siamo al livello culturale. In questo caso ripeto è un discorso di costi- benefici, è anti economico perseguire tali reati in questa maniera, le spese sono ingenti e tali condotte non diminuiscono, in aggiunta ci si viene a domandare quale sia il bene offeso da tali condotte.Credo che si sia fatta la stessa domanda il PM, che afferma che il suo assistito poteva procurarsi l’erba sul mercato nero, senza necessità di produrla? Secondo lei che bene voleva tutelare argomentando in tal senso?
Preferisco non rispondere a questa domanda La grazia del Presidente Mattarella ha un valore importante, è un riconoscimento alla singola persona della non punibilità di una condotta, nonostante sia sanzionata dalle nostre leggi. Il Presidente sembra riconoscere la ricerca del valore primario della salute da parte di Marco e di valutarlo come prioritario rispetto al reato commesso. Questo, oltre ad essere un gesto di grande umanità rappresenta una presa di posizione seria e ponderata: il Presidente ha fatto il suo passo e si è schierato dalla parte dei malati, dalla parte dell’empatia verso la sofferenza altrui. La domanda che però dobbiamo porci per far avanzare il nostro paese è la seguente e cioè: possiamo tollerare che sia un’istanza di grazia a regolare le condotte di coltivazione? La grazia è comunque una risposta singola ad un singolo caso, mentre sappiamo quanto tali ingiustizie siano diffuse costantemente nel nostro paese. Ormai non è più procrastinabile una seria riflessione di natura politica sull’argomento. Speriamo che nel prossimo Parlamento siano trovate le condizioni per affrontarla. Altrimenti potremo gioire per una grazia come fossimo ancora dei sudditi, ma nel 2018 vogliamo tornare ad essere prepotentemente cittadini. Fabrizio Dentini
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