Elezioni europee: candidati in erba
Nel suo intrigante testo ed ancora più ottimista titolo, "Accelerando l'inevitabile", il giornalista olandese Derrick Bergman ha riportato un sagace commento dello scrittore statunitense Doug Fine sui raid contro i growshop della Repubblica Ceca. A quasi una settimana dall'inizio della Cannafest, i growshop cechi sono stati sottoposti ad un'imponente azione di polizia con l'argomentazione, già tentata in Italia, di favorire quello che nel tipico gergo della psichiatria sovietica viene definita narcomania, ovvero la dipendenza da sostanze stupefacenti. Un blitz avvenuto alla vigilia della più grande fiera della canapa dell'Europa orientale, in un Paese il cui ritorno alla democrazia è stato guidato per per molti anni dal grande drammaturgo Vaclav Havel che, oltre ad essere amico della canapa, aveva fatto coincidere la tournèe dei Rolling Stones con la partenza dei panzer sovietici. Per non parlare della posizione ufficiale del governo estremamente critica nei confronti della guerra alle droghe: non è un caso che la Cechia, nonostante questi episodi, sia uno dei paesi più liberali dell'ex blocco orientale.
Nel suo intrigante testo ed ancora più ottimista titolo, "Accelerando l'inevitabile", il giornalista olandese Derrick Bergman ha riportato un sagace commento dello scrittore statunitense Doug Fine sui raid contro i growshop della Repubblica Ceca. A quasi una settimana dall'inizio della Cannafest, i growshop cechi sono stati sottoposti ad un'imponente azione di polizia con l'argomentazione, già tentata in Italia, di favorire quello che nel tipico gergo della psichiatria sovietica viene definita narcomania, ovvero la dipendenza da sostanze stupefacenti. Un blitz avvenuto alla vigilia della più grande fiera della canapa dell'Europa orientale, in un Paese il cui ritorno alla democrazia è stato guidato per per molti anni dal grande drammaturgo Vaclav Havel che, oltre ad essere amico della canapa, aveva fatto coincidere la tournèe dei Rolling Stones con la partenza dei panzer sovietici. Per non parlare della posizione ufficiale del governo estremamente critica nei confronti della guerra alle droghe: non è un caso che la Cechia, nonostante questi episodi, sia uno dei paesi più liberali dell'ex blocco orientale.
Nel suo intrigante testo ed ancora più ottimista titolo, "Accelerando l'inevitabile", il giornalista olandese Derrick Bergman ha riportato un sagace commento dello scrittore statunitense Doug Fine sui raid contro i growshop della Repubblica Ceca. A quasi una settimana dall'inizio della Cannafest, i growshop cechi sono stati sottoposti ad un'imponente azione di polizia con l'argomentazione, già tentata in Italia, di favorire quello che nel tipico gergo della psichiatria sovietica viene definita narcomania, ovvero la dipendenza da sostanze stupefacenti. Un blitz avvenuto alla vigilia della più grande fiera della canapa dell'Europa orientale, in un Paese il cui ritorno alla democrazia è stato guidato per per molti anni dal grande drammaturgo Vaclav Havel che, oltre ad essere amico della canapa, aveva fatto coincidere la tournèe dei Rolling Stones con la partenza dei panzer sovietici. Per non parlare della posizione ufficiale del governo estremamente critica nei confronti della guerra alle droghe: non è un caso che la Cechia, nonostante questi episodi, sia uno dei paesi più liberali dell'ex blocco orientale.
Secondo l'autore di Too High To Fail, recensito nello scorso numero, le operazioni di polizia contro i canapai non sono altro che un esempio da manuale di “combattenti della guerra alle droghe che stanno minando il porto poco prima di ritirarsi”. In altre parole queste non sarebbero altro che le ultime e disperate azioni di politici e di tutori della legge coscienti di aver perso la guerra ma che stanno comunque cercando di causare più ritardi e problemi possibili.
Nel frattempo, nel corso di questa ritirata, si continua ad uccidere in nome di una guerra persa in partenza. E quindi, nonostante l'ottimismo, è anche vero che quando una guerra non è ancora finita ci sono sempre tanti rischi per la propria vita e per la propria libertà. È questo il momento più critico, in cui molti stanno rinchiusi in casa ad aspettare che qualcosa succeda invece di impegnarsi per i propri diritti. Salvo poi uscire per le strade e, a babbo morto, a gridare “Libertà!”.
Per accelerare l'inevitabile fine del mondo proibizionista occorre muovere l'opinione pubblica ma anche tante teste. È proprio quello che cerca di fare Encod in una Europa sempre più centrale nella costituzione dei movimenti antiproibizionisti e sempre più importante anche per la vicinanza fisica di Bruxelles e Strasburgo alle politiche più avanzate ma anche contraddittorie del Nordeuropa: passando dai coffeeshop dei Paesi bassi, fino al fenomeno emergente dei cannabis social club del Belgio, che hanno recentemente passato il confine linguistico penetrando anche nella parte francofona con l'apertura di un cannabis social club anche a Liegi.
È un contesto di grandi attese per i movimenti antiproibizionisti che hanno animato lo scenario politico europeo. Un contesto a cui dovrebbero rifarsi anche gli 80 milioni di persone che consumano o che hanno consumato canapa nella loro vita, per fronteggaire le immancabili trappole e i terreni minati che le truppe proibizioniste stanno lasciandosi dietro, con la dovuta conta dei morti e dei feriti. Anche per queste ragioni Encod, la coalizione per politiche giuste ed efficaci sulle droghe, ha lanciato un incontro nell'ala Altiero Spinelli del Parlamento europeo per procedere dal basso “verso politiche più giuste e più sane sulle droghe” e per individuare come partner della campagna “Libertà di coltivare” i futuri candidati della Unione europea. L'obiettivo è democratizzare e modernizzare le politiche sulle droghe nel nostro subcontinente, con il coinvolgimento delle tante organizzazioni della società civile che vogliono seguire il vento dell'Ovest.
Il dibattito, accompagnato da una visita al cannabis social club di Anversa, ha visto la partecipazione di una quarantina di attivisti provenienti da tutta Europa in rappresentanza di oltre 80 milioni di consumatori di cannabis, con una proposta che ricalca in parte il rapporto Catania del 2005 i cui dieci punti sono purtroppo rimasti lettera morta,così come la priorità della protezione della vita e della salute (standard minimi, riduzione del danno, informazione, coinvolgimento, sperimentazione, tutela sanitaria dei detenuti, ricerca, proporzionalità, studi sugli effetti del proibizionismo ecc...). Queste raccomandazioni hanno quasi dieci anni. Nessuna è stata applicata. Una volta eletti al Parlamento Europeo i candidati si impegnano a ricordare alle autorità dell'Unione Europea il loro fallimento nella applicazione di quello che il Parlamento europeo ha raccomandato quasi dieci anni fa.
Nel frattempo Encod propone una disanima della situazione riguardante la canapa nei vari paesi con un questionario rivolto agli attivisti: Che cosa dice la legge sul consumo e possesso di cannabis? Che cosa dice la legge sul consumo e possesso di altre droghe illegali? Esistono dei cannabis social club in attività? Se sì, quanti approssimativamente? Esistono delle stanze del consumo per persone che usano oppiacei ed altre droghe pesanti? Che cosa sono i partiti politici principali (che hanno dei candidati per le Elezioni Europee)? Qual'é la posizione di questi partiti su: riduzione del danno, approccio basato sulla salute sulle droghe-decriminalizzazione della cannabis e/o di altre droghe? Quali sono le minacce più importanti per i consumatori di droghe sul fronte politico e legale? Qual è lo sviluppo più promettente o positivo che riguarda la politica sulle droghe?
Per dare il vostro contributo, cliccate sul sito www.encod.org