Corso di cannabicoltura outdoor per principianti V
Dopo aver portato avanti la prima coltura, dalla germinazione alla cura finale, siamo giunti a una nuova stagione. Questa volta cominceremo prima dalla preparazione del terreno.
Dopo aver portato avanti la prima coltura, dalla germinazione alla cura finale, siamo giunti a una nuova stagione. Questa volta cominceremo prima dalla preparazione del terreno.
Quando si deve scegliere un luogo per la coltura, a volte si ha una sola possibilità a disposizione e in questi casi, ovviamente, bisogna adeguarsi. Quando si possono scegliere diverse ubicazioni, conviene selezionare un luogo dove ci siano almeno cinque ore di luce diretta ogni giorno, per cui sono consigliabili le aree orientate verso sud, per esempio il lato nord delle montagne, che generalmente è più umido e meno adatto alla coltivazione.
Bisogna osservare il luogo in orari diversi, controllare se ci sono alberi o altri elementi che facciano ombra. Meglio ancora recarvisi l’estate precedente, il che è ideale, ma dato che generalmente non accade, tenete presente che d’estate il sole segue un percorso più lungo che in inverno. Bisogna inoltre controllare se è protetto, poiché sia i venti eccessivi che gli sguardi indiscreti sono cattivi compagni del cannabicoltore. Un altro fattore è il facile approvvigionamento d’acqua.
È importante osservare il tipo di terreno. È utile avere con sé una piccola pala e un coltello per praticare tagli netti che consentano di osservare il profilo e la sequenza di strati del terreno, oltre a una lente d’ingrandimento portatile. Un test molto semplice è quello di praticare un foro, riempirlo d’acqua e vedere quanto ci mette a drenarla, il che ci darà indicazioni sull’umidità del terreno e sulla sua capacità di ritenzione.
Seguono alcune indicazioni di base. Se volete approfondire l’argomento, consultate dei libri di edafologia in biblioteca. L’ideale è un terreno vivo, arieggiato e pieno di materia organica. Se il terreno è buio e si vedono dei vermi di terra quando si scava, allora i segnali sono molto positivi. Il fango che si deposita vicino agli argini dei fiumi è inoltre fantastico per la coltura, grazie all’abbondante quantità di nutrienti. I terreni rossicci e compatti sono argillosi, trattengono molto l’umidità, ma hanno un drenaggio difficile. I terreni a maglia larga e poco consistenti sono arenosi e drenano meglio, ma trattengono male l’acqua. A tutti i terreni piace che si aggiunga materia organica. Somministrare sterco e compost con regolarità è il modo ideale per migliorarli e per crearvi una buona struttura.
Il pH del terreno o dell’acqua d’irrigazione è molto importante, perché misura l’acidità o la basicità del substrato. Un pH adatto a ogni varietà di pianta è estremamente importante affinché possa assorbire i nutrienti di cui ha bisogno. Il range va da 1, il più acido, a 14, il più basico. Il pH neutro è 7. La marijuana richiede un terreno leggermente acido, attorno al 6,5. In questo modo si hanno a maggior disposizione i nutrienti, oltre al fatto che un terreno di questo tipo favorisce la vita batterica ideale per la coltura nel terreno.
Nella parte ovest della Spagna (Galizia, Asturie, Extremadura, Cadice, ecc.) predominano i terreni acidi, per cui tradizionalmente gli agricoltori hanno apportato modifiche per ridurre tale acidità, mediante la cosiddetta calcinazione. Oltre alla calce, si usa anche la cosiddetta calce di alghe, il Lithothamnium calcareum, ricco di calcio, magnesio e microelementi. Sebbene dia risultati eccellenti, l’utilizzo è ora in calo, poiché per produrla venivano distrutti interi coralli. La calcinazione non è necessaria tutti gli anni, perché sarebbe eccessivo.
Il sistema ad aiuole profonde consigliato da John Seymour è molto utile. Questo metodo si basa nella creazione di aiuole profonde e libere. Una volta creata la struttura non si devono più schiacciare, in modo tale che le piante possano mettere facilmente le radici in profondità, il che è la base per una pianta sana e ben nutrita. Per muoversi con facilità attorno all’aiuola, bisogna optare per dimensioni maneggevoli, di circa 1,5 metri di larghezza, per arrivare al centro senza calpestare. La lunghezza è variabile, ma non bisogna esagerare, affinché non sia poi difficile circondarlo da un lato all’altro dell’aiuola. Per farlo a mano, si delimita l’aiuola con delle corde e si scava il primo strato di terreno in profondità. Si tiene poi da parte il terreno fertile e si distribuiscono sterco, composto e integratori. In seguito si scava nuovamente in profondità per dissodare il terreno a fondo e incorporare bene gli alimenti. Aggiungiamo ora il terreno messo da parte, miscelato con i rispettivi integratori. Se il terreno è estremamente arenoso o argilloso, quanta più materia organica si aggiunge, meglio è. Aggiungeremo inoltre all’aiuola il terreno dello spazio fra un’aiuola e l’altra usato come corridoio, per cui l’aiuola fuoriuscirà dal terreno, il che lo rende estremamente adatto per climi molto piovosi che richiedono un buon drenaggio.
Gaspar Caballero ha proposto il sistema a pareti in crestall per i climi un po’ meno piovosi. Consiste in aiuole cui non si dà altezza, in modo tale che non drenino molto, oltre a essere potenziato con l’irrigazione per essudazione e con una buona cuscinatura. È importante ricordare di non calpestare le aiuole. Se un’operazione prevede di mettersi sopra, si utilizzerà una tavola per distribuire il peso sul terreno.
Conviene togliere i sassi che incontriamo sul nostro cammino. Si possono mettere ai lati delle aiuole, ma saranno un rifugio di bavose e lumache, per cui bisognerà togliere questi ospiti con regolarità.
Gli agricoltori che vogliano applicare il sistema di scavo in profondità con motozappatrice o altri macchinari, per superfici più ampie, possono lavorare il terreno in strisce lunghe, in cui si alza il primo strato, si aggiungono gli integratori e si da un’altra passata per sgranare e dissodare bene lo strato inferiore del terreno. Il primo strato del terreno è il più fertile, per cui bisogna metterlo da parte e conservarlo, per non mischiarlo con gli strati inferiori di minor qualità.
Per tutti gli amici dell’agricoltura e dell’autosufficienza, l’acquisto de “La felicidad de vivir en el campo” (letteralmente “La felicità di vivere in campagna”) e la “Guía practica del horticultor autosuficiente” (letteralmente “La guida pratica dell’orticoltore autosufficiente”) di John Seymour è un buon investimento. Contengono infatti schemi dettagliati su come procedere con queste aiuole, oltre a moltissime altre informazioni di prima qualità.
Un altro sistema è quello di scavare un buon buco e aggiungere gli integratori. Si può anche utilizzare il sistema più semplice: scavare un buco e riempirlo di substrato per la cannabicoltura, con un paio di manciate di guano di pipistrello in barrette, oltre ad altri integratori, come citato in precedenza.
In ogni situazione i substrati già pronti sono molto efficaci, perché oltre a essere utilizzati sin da subito, contengono generalmente una quantità adeguata di nutrienti, hanno un pH corretto e sono ben arieggiati, tutti aspetti da tenere in considerazione quando si prepara il terreno per i vasi.
Molti cannabicoltori preferiscono preparare da sé il substrato. La ricetta base più usata è quella di mischiare in parti uguali torba, perlite e humus di lombrico. La torba è la “terra base” della ricetta, mentre la perlite aumenta il drenaggio e l’humus di lombrico apporta gli alimenti. Dato che la perlite generalmente galleggia quando s’irriga ed esce dal substrato, si può diminuire la rispettiva quantità e aumentare così quella di torba e di humus di lombrico: in questo modo la perlite rimane più “intrappolata”. In questa ricetta base si possono unire vari elementi, a seconda delle preferenze del cannabicoltore e dei materiali a disposizione. Per gestire quantità importanti di substrato, bisogna delimitare uno spazio in cui si possono impilare gli ingredienti. Anche se si può utilizzare una betoniera o una pala, è sempre un piacere indossare i guanti e mescolare a mano tutti gli ingredienti. Dopo poco sentirete un gradevole profumo di bosco.
Integratori minerali: normalmente a base di rocce di potassio o fosforo schiaccia. Non eccedere.
Guano di pipistrello: fornisce alle piante l’apporto di fosforo e potassio necessario alla fioritura, oltre ad altri micronutrienti. L’erba coltivata con guano di pipistrello acquisisce un sapore dolce, naturale e squisito. La marca Guanokalong lo offre in vari formati, ma le barrette sono le più adatte da incorporare al substrato, mentre il crushed (barrette schiacciate) è ottimo come copertura, mentre per le soluzioni da sciogliere si consiglia il formato in polvere, sebbene si possa acquistare anche l’estratto liquido.
Humus di lombrico: denominazione popolare del compost di verme o lombrico, lo sterco dei vermi è un nutriente fantastico per la cannabicoltura, perché oltre a contenere i macronutrienti di base (soprattutto azoto, ma anche fosforo e potassio), fornisce altri micronutrienti, oltre agli acidi humici e fulvici e diversi ormoni vegetali (auxine, gibellerine e citochine). Ogni manciata di compost di verme contiene miliardi di batteri che lavorano gratis per il cannabicoltore, creando vita, ossigenando il substrato, ripulendolo e contribuendo a incorporare nutrienti. Oltre a miscelarlo al substrato, è ideale per preparare una copertura per la superficie. In questo modo si stabilizza la temperatura e si proteggono le radici, mentre i nutrienti vengono assorbiti con l’irrigazione.
Torba di cocco: oltre ad essere ampiamente usata nella cannabicoltura, soprattutto come sostituto della perlite, consiste nella corteccia che ricopre il cocco, schiacciata per formare un substrato. Prima di tutto è necessario lavarla e bagnarla per ammorbidirla. Questo procedimento è realizzato in vasche enormi. Il cocco adatto alla cannabicoltura richiede un lavaggio approfondito e con acqua dolce, mentre molti dei substrati a basso prezzo che si trovano sul mercato sono di qualità inferiore e contengono molti sali, a causa di un lavaggio sbagliato o con acqua di mare. Un altro aspetto importante è che il taglio e l’omogeneizzazione siano fatti correttamente, oltre a tamponare il pH adatto all’erba. Il cocco di Canna è disponibile in fiocchi, ideali per la coltivazione. Il pH infatti è ben impostato e ha un basso contenuto di sali. Oltre al substrato di cocco in sacche, è possibile anche acquistare mattonelle di cocco pressato, che sono molto più facili da trasportare. Per usare il cocco pressato, bisogna reidratarlo in un secchio con abbondante acqua.
Miscele per la preparazione del terreno: come per esempio il Pre Mix di Biobizz, contengono molte cose come la farina di alga o di ossa. Ideali per integrare altri nutrienti.
Sebbene si consigli l’utilizzo di sterco e compost maturi prima dell’inizio della stagione, sappiamo che molti dei nostri lettori finiranno con l’usare sterco e compost giovani a maggio o addirittura a giugno. Il risultato più diffuso è l’invasione della mosca del terreno che ha un ambiente ideale per deporre le sue larve. Le larve si sviluppano, mangiano le radici delle piante appena trapiantate e le indeboliscono. Come nel substrato le radici attaccate si biforcano eccessivamente, in superficie non formano una buona struttura, ma si ramificano e creano gruppi di fiori più piccoli. Dopo aver mangiato le radici, le larve assumono la forma di mosche. Se le si lascia, continueranno a ripetere il loro ciclo, cosicché al momento del raccolto, le piante saranno piuttosto infettate dalle mosche, il che porterà a problemi di natura estetica.
Per evitarlo, bisogna lasciare gli alimenti ben sotto terra e disinfettare il terreno. La disinfezione del terreno è una misura preventiva estremamente efficace. Sconsigliamo la disinfezione chimica, perché porta a intossicazione del terreno e sebbene il substrato venga cambiato tutte le stagioni, non è sostenibile, né per la terra, né per le tasche, oltre a richiedere procedimenti molto laboriosi. La solarizzazione è ammessa in agricoltura ecologica e consiste nel tappare il terreno con plastica nera e utilizzare il calore prodotto per disinfettarlo. Ad ogni modo è una procedura che influisce sulla vita del terreno.
Disinfettare il terreno con nematodi è la miglior alternativa. Gli Steinernema feltiae cercano attivamente le larve delle mosche nel terreno e le distruggono, oltre ad attaccare il trip e i bruchi in certe fasi. L’utilizzo è molto semplice: si applicano irrigando appena prima di piantare. Lo si può fare con irrigazione diretta, goccia a goccia o nebulizzata. I nematodi si conservano in frigorifero per settimane e nel terreno per mesi. Vengono uccisi solo dai nematocidi, per cui si possono usare uniti a trattamenti e fertilizzazione chimica.
Il compost è una soluzione economica ed ecologica per riciclare il cibo, i resti vegetali e boscaglia. Il segreto del compost è un rapporto adeguato fra Carbonio e Azoto, ossia 25-30 parti di carbonio per ogni parte di azoto. Per esempio, falciando un terreno agricolo otteniamo resti con un elevato contenuto di azoto che possono essere uniti a foglie secche o paglia secca per apportare carbonio. Il metodo sta nell’iniziare il compostaggio direttamente sulla terra e alternare strati di alcuni materiali e altri. Bisogna avere una quantità di almeno un metro cubo per ottenere un compostaggio rapido ed efficiente quando la temperatura adeguata viene raggiunta dal compost impilato, il che, fra le altre cose, garantisce allo stesso una maggior protezione dagli insetti infestanti. Si può anche aggiungere sterco o altre sostanze organiche. Se volete aggiungere al compost delle sostanze organiche riciclate, praticate un foro, inserite il tutto e tappatelo. Non conviene lasciarlo all’aria aperta, perché potrebbe attirare la mosca della terra. Il grado di umidità è importante, perché se rimane molto asciutto, il processo non verrà portato a termine correttamente, mentre se rimane troppo umido, si produrrà maggior putrefazione che compostaggio. Di conseguenza, in climi umidi può essere necessario tapparlo, mentre nei climi secchi, si dovrà irrigare. Sfruttate i giorni lunari indicati da Miguel Gimeno in questo numero di Soft Secrets per irrigare con infusioni di alghe o pesce e otterrete un supercompost.
Si possono acquistare contenitori da compost in plastica per piccoli esperimenti sul balcone, ma in qualunque azienda agricola di una certa superficie, è meglio prodursi un sistema per il compostaggio. Il modello più diffuso è quello dei tre cassetti, il sistema più semplice è un tubo fatto di maglia metallica. Un sistema molto semplice è il compostaggio in superficie, stendendo uno strato e lasciando agire il ciclo naturale.
Nel processo di compostaggio, i materiali legnosi e contenenti molto carbonio prendono temporaneamente una parte dell’azoto che sarà poi restituito, di conseguenza il compostaggio deve essere fatto con tempo a disposizione, mai nella terra allo stesso tempo della coltivazione. Un buon compost è scuro e ha odore di bosco. Offre un apporto di humus fantastico per migliorare la struttura del terreno. Non si tratta solo di alimenti, ma di materia viva che lavorerà per noi. Sebbene tutte queste indicazioni possano far sembrare il compostaggio un processo complicato, in realtà è molto semplice. Il fatto sta nel cominciare e quasi sempre riesce bene anche a chi è alle prime armi. Nel peggiore dei casi, si ricomincia impilando, alternando il compost uscito male con del nuovo materiale. Nei luoghi più sperduti, dove è difficile reperire materiale, il compostaggio di boscaglia e di altri resti è la soluzione migliore, oltre a essere estremamente discreto.
Anziché lasciare la terra scoperta ed esposta agli elementi, è meglio coprirla con un’altra coltura, finché non arriva il momento di piantare la marijuana. Un terreno occupato si arricchisce e drena, mentre la terra lasciata a sé perde le sue qualità e si deteriora. Se c’è tempo per portare a termine questa coltura, fantastico, altrimenti tagliate prima. In questo modo, oltre a mantenere il terreno attivo, si genera una massa vegetale con cui si può produrre compost in pile o in superficie. Le leguminose hanno la caratteristica di aiutare a lasciare azoto a disposizione nel terreno.
Nella coltivazione in serra, di solito si rinnova la terra ogni anno e la si lascia seccare all’esterno, introducendo un nuovo substrato commerciale. Questa tecnica richiede una spesa importante ogni stagione. È dunque molto più semplice organizzare la terra aiuole profonde, praticare la rotazione lasciando ogni anno la terra coltivata ad altro e usare concimi verdi quando la terra non è coltivata. Le aiuole rimarranno spugnose e ben distribuite, pronti per essere ripiantati la stagione seguente.
Dopo aver portato avanti la prima coltura, dalla germinazione alla cura finale, siamo giunti a una nuova stagione. Questa volta cominceremo prima dalla preparazione del terreno.
L’anno scorso, quando è cominciato Outdoor for Dummies, abbiamo consigliato di acquistare un substrato già pronto, dato che è la soluzione più semplice per i principianti, oltre a essere estremamente efficace. In questa stagione abbiamo ancora tempo per preparare bene il terreno, ma prima di tutto alcune osservazioni sulla posizione.Scegliere la posizione
Preparazione del substrato per vasi |
Tipi di terreno
Vasi tappati |
Acidità e calcinazione
Un buon terreno di piante sane |
Lavorazione del terreno
Preparazione della coltura |
Tre aiuole |
Terreno per vasi
Aiuole stile pareti in crestall |
Integratori
Abbondanti germogli coltivati organicamente |
Sterco e compost
La terra madre richiede un maggior apporto di nutrienti, per cui oltre a quanto indicato in precedenza, si usano molto lo sterco e il compost. Lo sterco ha varie proprietà, a seconda dell’animale che lo produce. Quello bovino è delicato ed estremamente adatto alla preparazione del terreno, mentre quello di cavallo è più caldo ed è dunque adatto alla coltivazione invernale. Con la pollina bisogna stare attenti, perché l’utilizzo ripetuto può alterare il pH del terreno. Lo sterco più apprezzato è quello delle fattori dove si utilizza paglia per la lettiera del bestiame. In questo modo si miscelano gli scarti degli animali ricchi di azoto, con la paglia che apporta carbonio e si forma un compost naturale una volta che si lascia maturare il tutto in grandi quantità. Lo sterco migliore è quello prodotto dal bestiame al pascolo di giorno e in stabulazione la notte, che non riceva molti farmaci. Il bestiame passivo e legato a rimedi chimici e mangimi preparati produce uno sterco di qualità nettamente inferiore. Il trucco per lo sterco è quello di distribuirlo a novembre, appena dopo il raccolto, in modo tale che abbia tempo per essere assimilato dal terreno. In caso contrario, conviene che sia sterco maturo, in modo tale che prenda la forma di compost, scuro e dall’odore di bosco.Disinfezione del terreno
Per ottenere germogli di qualità non serve la chimica |
Preparazione del compost
Mucchietto di compost |
Rotazione e concime verde
Mucchi di compost tappati |
Alimentare il terreno
Uno dei grandi trucchi dei cannabicoltori è alimentare il terreno, non le piante. Con una terra madre ben preparata e viva, le piante potranno assorbire dalla stessa tutto ciò di cui hanno bisogno. La cosa più importante è che abbia una buona quantità di alimenti. Un terreno ben nutrito è la base di una marijuana sana e senza carenze. Bisogna inoltre fare il modo che il terreno sia ben arieggiato, perché le piante hanno bisogno sia di ossigeno, sia di alimenti e respirano attraverso le radici. D’altro canto, bisogna ricercare una buona ritenzione dell’umidità, ma che dreni anche l’eccesso di acqua, perché altrimenti la pianta può marcire. L’ideale è preparare il substrato il prima possibile. Se è terra per vasi si può conservare in borse o negli stessi vasi tappati con della plastica, mentre se è terra madre, conviene coprirla con materiale organico come boscaglia tagliata, erba, sassi, compost, sterco o meglio ancora del concime verde. La cuscinatura è un processo estremamente vantaggioso per il terreno, sia a livello nutritivo, sia di ossigenazione e acquisizione di struttura. I materiali umidi per la cuscinatura devono essere stesi in strati più sottili di quelli legnosi. Tappare con plastica un substrato appena preparato, significa lasciare un ingresso sicuro a un’invasione di formiche.
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Soft Secrets