Coltivare marijuana in casa propria
Stai pensando di coltivare marijuana indoor per la prima volta? Nelle righe seguenti ti spiegheremo i diversi fattori che intervengono durante un ciclo di coltivazione indoor della cannabis, affrontando i concetti base più importanti per ottenere un raccolto di buona qualità senza molte complicazioni.
Innanzitutto va chiarito che coltivare all’aperto (outdoor) non è la stessa cosa che coltivare marijuana al chiuso (indoor). Da un lato esistono analogie che possono essere applicate per entrambe le coltivazione a variare, però, sono le condizioni di temperatura e umidità, irrigazione, aria, luce e ciclo di vita. Tuttavia, se hai una certa esperienza nella coltivazione all'aperto e saprai adattarla alle esigenze della coltivazione indoor, tutto sarà un po'più facile.
Pianificare l’istallazione per coltivare marijuana indoor
Devi pianificare al meglio la coltivazione che adrai ad installare. Seleziona il luogo ideale per insediare le piante e verifica che il luogo soddisfi le caratteristiche necessarie per coltivare. Devi sempre adattarti a quello che disponi e lavorare a partire dalle circostanze in cui ti muovi.
Se hai uno spazio ampio, una stanza vuota o che non viene utilizzata regolarmente, può essere utilizzata per la tua coltivazione (se il luogo ti sembra appropriato). Se non hai una stanza intera, puoi sempre provare a costruire un armadio fatto in casa o acquistarne uno presso il tuo growshop di fiducia. Una volta selezionato il sito, devi fare una prima pulizia per condizionare positivamente l'area dove coltiverai. Il passo successivo è quello di fare un elenco dei diversi materiali e attrezzature che saranno necessari per cominciare; scegli il tipo di illuminazione, fertilizzanti, estrattore, filtro a carbone, termoigrometro, timer, tipo di substrato e la tecnica di coltivazione.
Illuminazione per coltivare marijuana indoor
Per la scelta della fonte luminosa è necessario tenere conto della superficie da illuminare (1x1m, 1,20x1,20m), del tipo di lampada da installare (HPS, LED, LEC...), delle prestazioni che offre e della consumo elettrico mensile che comporterà. Pensaci bene perché questa scelta influenzerà in maniera decisiva la quantità di raccolto della vostra coltivazione di marijuana indoor.
Se hai intenzione di coltivare con una lampada al sodio (HPS), la differenza tra l'utilizzo di una lampada da 600W e una da 400W è riscontrabile rispetto all'area illuminata e rispetto a resa e produzione. Una lampada da 600 W fornirà sempre più potenza di una 400 W e coprirà un'area più ampia, purché tutti i passaggi necessari vengano eseguiti correttamente.
A causa della loro potenza, le lampade da 600W producono più calore e le piante richiedono quindi maggiori quantità d’acqua e nutrienti rispetto a una lampada da 400W. Questo genera un costo maggiore nel consumo di elettricità.
Tuttavia, molti coltivatori che utilizzano HPS optano per l'utilizzo di lampade da 600W, poiché la produzione finale, facendo le cose bene ed essendo più elevata, compensa l’investimento. Tieni presente che in condizioni ottimali, la produzione di una coltivazione indoor domestica non dovrebbe essere misurata dal numero di piante, ma dal numero di metri quadrati e dai watt impiegati.
I sistemi di illuminazione che utilizzano diodi elettroluminescenti (LED) offrono il vantaggio di generare pochissimo calore, consentendo la coltivazione di marijuana in spazi di altezza ridotta senza bruciare le piante o i loro fiori, e senza provocare stress. Se vuoi realizzare una coltivazione indoor a basso consumo, questo è il sistema che fa per te. Da qualche anno a questa parte, grazie alle proprie caratteristiche, l'uso dei LED si sta gradualmente diffondendo tra i coltivatori indoor.
I sistemi di illuminazione LEC (Light Emitting Ceramic) sono l'evoluzione delle lampade al sodio. Le lampade LEC mantengono prestazioni e caratteristiche delle lampadade al sodio, ma riducono significativamente, fino al 50%, il consumo di elettricità e il calore emesso. Un altro vantaggio è che, come il sole, producono raggi ultravioletti e infrarossi. Questo ci aiuterà a ottenere la massima quantità di raccolto.
Il fotoperiodo nella fase vegetativa, quella di crescita delle piante, è di 18 ore di luce e 6 ore di buio, e viene mantenuto fino a quando le piante non sono pronte per andare in fioritura. In quel momento, il fotoperiodo da vegetativo cambia in quello per la fioritura, passando a 12 ore di luce e 12 ore di buio. I fotoperiodi sono regolati con il timer.
Sul mercato troverai lampade di ogni tipo: ci sono marche, qualità e prezzi diversi. È consigliabile investire in un apparecchio di illuminazione di buona qualità che si adatti allo spazio che hai per coltivare. Una volta decisa l'illuminazione, il passo successivo è scegliere il substrato in cui far crescere le piante.
Substrati per la coltivazione indoor
Va tenuto presente che se è la prima coltivazione di marijuana indoor nella quale ti cimentarai, la cosa più logica è semplificare il più possibile per facilitare cure e attenzioni, nonché i fattori e le condizioni che devono essere controllati.
In questo modo, ci saranno meno possibilità che si verifichino problemi durante il raccolto. Per questo motivo è consigliabile coltivare in terra e apprendere le esigenze e il ciclo di vita indoor delle piante. Poi, maturando l’esperienza necessaria, proverai gli altri substrati per la coltivazione come il cocco o l'idroponica in argilla. Questi substrati richiedono maggiore attenzione e controllo affinché tutto vada per il verso giusto.
La terra è uno dei substrati in cui le radici sono più protette ed è più difficile danneggiarle nei casi tipici di eccessi, questo perché la terra funge da cuscinetto contro eventuali impatti negativi sull'apparato radicale della pianta.
Si noti che la terra, a differenza di altri substrati, non è inerte, poiché, oltre ad essere il loro ambiente naturale, contiene vita e cibo per le piante. Il terreno scelto per coltivare marijuana deve essere di ottima qualità. Vale la pena spendere qualche soldo per quelle che saranno le fondamenta delle nostre piante durante tutto il loro ciclo vitale.
A seconda del numero di piante e del volume di litri di capacità dei vasi, si può calcolare quanti sacchi di terra da 50 litri saranno necessari.
Il terreno non deve essere compatto, deve essere il più sciolto e areato possibile per favorire lo sviluppo delle radici e la loro ossigenazione. Se durante la coltivazione nei vasi diminuisce il livello di terriccio, è bene rifornirli con più terriccio. Le piante lo apprezzeranno.
Fertilizzanti per coltivare marijuana in casa
Coltivare in terra offre la possibilità di scegliere tra prodotti biologici o prodotti minerali. I primi garantiscono di ottenere un raccolto pulito, con sapore e aroma più marcati dalle caratteristiche di ogni tipo di genetica. I minerali forniscono maggiore produzione finale rispetto a quelli biologici.
È molto importante non abusare del fertilizzante (rispettare i dosaggi o anche dare un po'meno di quelli consigliati), né delle annaffiature. Gli ultimi dieci giorni smetti di concimare e annaffia semplicemente con acqua. L'eccessiva irrigazione finirà per causare problemi alle piante, perché l'acqua in eccesso appesantirà il terreno e farà scomparire l'aria, che sarà rimpiazzata dall'acqua. L'eccesso di umidità nel terreno, di solito, provoca la comparsa di nematodi.
Nel primo raccolto indoor, non conviene incasinarsi con molte confezioni di fertilizzanti o integratori. Per iniziare, utilizza uno stimolatore delle radici, un fertilizzante per la crescita e un altro per la fioritura con booster.
Se devi lavorare con le piante fallo quando la luce è accesa. Se l'oscurità è leggermente modificata, le piante possono andare in stress. Pertanto, va sottolineato che tutti i lavori verranno eseguiti con la luce accesa (nel fotoperiodo di luce e mai in quello di buio).
Coltivare marijuana in casa
Una volta scelto il luogo dove installare la coltivazione indoor, pulita bene la stanza o il ripostiglio, e decisi illuminazione, substrato e fertilizzanti da utilizzare, restano ancora da affrontare alcune questioni molto importanti. L'aria, la luce residua (quella che si perde) da sfruttare al meglio, il fotoperiodo e come mettere in pratica l’installazione.
È davvero essenziale che l'estrattore sia di buona qualità, silenzioso e che proietti all’esterno i metri cubi d’aria all'ora richiesti dallo spazio di coltivazione. Il filtro a carbone antiodore deve essere installato nella parte dell'aspiratore che assorbe l'aria per estrarla dalla coltivazione. Deve essere installato correttamente per evitare che l’odore possa tradirci. Con un filtro installato correttamente e un aspiratore in funzione 24 ore al giorno, i problemi di odore saranno inesistenti, poiché stiamo spingendo l'aria all’esterno attraverso l'estrattore e il filtro. Dovremo solo controllare il filtro per cambiarlo con uno nuovo quando passano alcuni mesi e si consuma.
Come in un armadio, anche in una stanza è conveniente posizionare l'uscita dell'aria e l'aspiratore nella parte superiore e in prossimità di un luogo (a ridosso della persiana) che faciliti l'uscita dell'aria verso l'esterno. Se l’aspiratore è vicino alla fonte luminosa è positivo, poiché ridurrà il calore residuo e statico generato dalla lampada, quindi abbasserà anche la temperatura generale. Con due timer controlleremo il tempo di accensione e spegnimento dell'estrattore e dell'induttore (estrattore impostato per portare aria fresca e rinnovata) e il fotoperiodo dell’illuminazione.
Rinnovare ed estrarre l'aria viziata è fondamentale per mantenere le piante sane e far sì che possano dare una produzione eccellente (aria continua = infiorescenza compatta). Bisogna fare attenzione all'aspirazione e all'uscita dell'aria, evitare di aspirare l'aria vicino a dove viene presa quella nuova, per evitare il problema del ricircolo dell'aria viziata appena estratta. Assicurarsi che la potenza dell'estrattore che preleva aria e di quello che l’immette siano simili, per evitare di forzare e rompere le resistenze dei relativi motori.
Con un termoigrometro è possibile misurare in ogni momento le temperature e l'umidità massime e minime, nonché la temperatura e l'umidità ambiente. La temperatura ideale sarebbe tra 18ºc e 25ºc e 16ºc o 17ºc al buio. Se, ad un certo punto, le piante sperimentano temperature molto elevate, è necessario evitare che si raggiunga una differenza di 10ºc tra la temperatura massima e quella minima.
L'umidità ottimale sarebbe tra il 55% e il 65% in fase di crescita, e in fioritura tra il 50% e il 55%. Una percentuale di umidità più alta in fioritura permetterebbe la comparsa di agenti patogeni. Qualsiasi contrasto di alta temperatura e bassa umidità, o al contrario di bassa temperatura e alta umidità, non è ben recepito dalle piante, quindi è necessario migliorare questi parametri (temperatura e umidità) modificando quanto si può fare per riequilibrarli.
Adesso ti resta solo da selezionare la genetica che verrà coltivata fino al momento del raccolto. Si consiglia di non mettere più di un paio di varietà o genetiche (al massimo tre) con un tempo di fioritura simile tra di loro. Varietà facili da coltivare e resistenti, che hanno l'effetto, il sapore, l'aroma o la produzione o la velocità e anche la somma di tutti loro. In un primo raccolto, consiglierei di provare a coltivare da talea, ma che sia di qualità, sana e ben radicata (cioè di comprovata qualità) e, in caso contrario, coltivare partendo da un seme femminizzato.