Cannabis light e tabaccai: il matrimonio non s’ha da fare
Visti i numeri sorprendenti del fenomeno, torniamo a parlare di cannabis light e, in particolare, della possibilità o meno di venderla in tabaccheria. Una possibilità auspicata da molti, discussa da altri e completamente ignorata, al solito, dai legislatori. L’occasione ci viene offerta da un articolo pubblicato sulla testata on line della Federazione Italiana Tabaccai, in cui viene riportata l’esperienza di un tabaccaio che ha deciso di effettuare la vendita della cosiddetta marijuana legale ed in risposta al quale la FIT ha diramato un comunicato con cui fissare le linee guida di condotta per gli esercenti della penisola.
Già durante lo scorso anno, con il boom mediatico dell’operazione EasyJoint, la Federazione Italiana Tabaccai (FIT), temendo che le forze dell’ordine potessero effettuare controlli nei tabacchi di tutta Italia per verificare la vendita o non vendita di questa “marijuana light”, si era messa sulla difensiva. Tra settembre ed ottobre, sul sito ufficiale tabaccai.it si poteva infatti leggere la seguente nota: “sembrerebbe che ad alcuni colleghi sia stato proposto di tenerla (Easy Joint nda.) in rivendita perché regolarmente vendibile. Ebbene, su questo permetteteci qualche legittimo dubbio (ad esempio, chi garantisce sulla percentuale di principio attivo o sull’origine dei prodotti?) e almeno una certezza: «nelle rivendite è vietata la vendita di prodotti o sostanze atte a surrogare i generi di monopolio». Peraltro anche qualora non sia classificabile come droga, se di prodotto da fumo si tratta, seppur non a base di tabacco, nessuno dovrebbe venderlo in quanto andrebbe prima assoggettato ad accisa e iscritto a tariffa”.
A quest’ultimo proposito, con nota del 27 ottobre 2017, la Federazione Italiana Tabaccai si era rivolta alle Autorità competenti, chiedendo chiarezza circa la legittimità della vendita dei prodotti a base di cannabis light in tabaccheria. In assenza di riscontro, in questi giorni è stato inoltrato un secondo sollecito, con l’auspicio di ottenere dai Ministeri competenti tutte le spiegazioni del caso.
Giovanni Risso, presidente della federazione di categoria, ha infatti chiesto un parere direttamente al Ministero delle Finanze, al Ministero della Salute e all’Agenzia Dogane e Monopoli circa la possibilità di vendere la cosiddetta cannabis light in tabaccheria. In attesa della risposta, il presidente sconsiglia ai propri associati di vendere il prodotto contenente quantità limitate di THC anche se consentito dalla legge.
Di seguito ecco quanto si può leggere nel comunicato ufficiale pubblicato sul sito tabaccai.it: “Senza entrare nel merito della legalità della vendita di tale prodotto – ha commentato il presidente Risso – la FIT ha già da tempo interessato le autorità competenti, chiedendo a queste di pronunciarsi sulla vendita della marijuana legale in tabaccheria. In attesa di chiarimenti non si ritiene opportuno intraprendere la vendita dei prodotti in questione. Auspichiamo venga fatta chiarezza in tempi ragionevolmente brevi e, qualora si propenda per la legittimità della vendita, ci aspettiamo che ai tabaccai si riconosca la medesima posizione di chi, a oggi, si è avventurato sul mercato incurante di divieti o prescrizioni”.
Insomma, pare che per il momento il matrimonio tra la cannabis light e i tabaccai non s’abbia da fare. In attesa di cortese riscontro da parte dei Ministeri interessati, vi ricordiamo che il canapone è disponibile nei grow shop, negli head shop, in erboristeria, dalle associazioni di coltivatori, nella filiera corta e che può essere facilmente coltivato anche nel fazzoletto di terra dietro casa. Vi ricordiamo però anche che la detenzione di canapa, fino ad avvenuta analisi forense, rimane un reato perseguibile e che – almeno stando a quanto riportato sulle confezioni di cannabis light vendute al pubblico – l’uso della stessa non è da intendersi per il consumo tramite combustione.
Assurdo? No, solo l’ennesimo miracolo italiano.
di Giovanna Dark
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Soft Secrets