La rivoluzione autofiorente

Soft Secrets
11 Oct 2017

Luca Marola, militante antiproibizionista radicale, fondatore del Canapaio Ducale di Parma ed iniziatore della trasmissione “Non solo skunk” per i microfoni di Radio Popolare, è un personaggio molto noto per le sue numerose iniziative dedicate alla cultura e coltura della cannabis, a cui si é recentemente aggiunto il lancio di un prodotto a base di infiorescenze completamente legali – a basso tenore di THC – partire da varietà da taglio certificate dalla Unione Europea. Pare la scoperta dell’acqua calda ma per lo meno il contenuto di CBD pare essere piuttosto alto e permetterebbe ai pazienti di risparmiarsi spese altrimenti conferite ai militari di Firenze.


Tornando sul terreno dell’editoria, è il questo campo in cui Luca si è profuso negli ultimi tempi con maggiore impegno e una serie di “instant book” che vanno da “Marijuana in salotto, guida alla coltivazione fai da te”, a cui si sono aggiunti “Legalizzare con successo, l’esperienza americana sulla cannabis” , “Marijuana rulez! Le vittorie referendarie negli Usa” e tanti altri di cui abbiamo parlato su Soft Secrets. È un impegno poliedrico e camaleontico che lo vede presenziare a numerose iniziative e in particolare con altri militanti radicali e a fianco dell’Intergruppo Cannabis Legale e dove con un approccio a tutto tondo Luca alterna analisi planetarie sul movimento pro-cannabis globale ad una serie di scritti dedicati alla coltivazione.

La sua ultima produzione, “Autofiorenti. Il primo manuale di coltivazione” nella sua semplicità costituisce un piccolo e praticissimo compendio dedicato al fenomeno delle piante dalla crescita rapida che hanno effettivamente provocato una vera e propria rivoluzione del mercato, con una tendenza che ha provocato un vero e proprio terremoto nella industria dei semi di cannabis. Un fenomeno che ha anche sollevato dubbi e critiche tra gli amanti dei semi regolari, che considerano in alcuni casi la diffusione di queste varietà (ma anche le stesse varietà femminilizzate) come una minaccia che può contribuire, anche per responsabilità degli stessi breeder oltre che del sistema proibizionista, all’impoverimento genetico di una pianta che è patrimonio culturale della umanità.

In alcune occasioni queste varietà, nate a partire dall’incrocio con le varietà ruderalis dell’estremo nord e le loro sorelle meridionali sono state definite “l’erba della paranoia”, per l’estrema versatilità e l’aspetto discreto ma sono generalmente apprezzate anche per il loro facile impiego nelle coltivazioni indoor. In effetti, nonostante le giuste considerazioni di Jorge Cervantes sull’effetto “collo di bottiglia” che il mercato delle sementi di cannabis può provocare al patrimonio genetico della cannabis, le autofiorenti sono oggettivamente una grande risorsa per la guerrilla plantation e per i coltivatori inesperti. Anche su questi aspetti Luca Marola ci apre gli occhi e ci fornisce le informazioni essenziali a partire da una micro indagine sui tre fenotipi ruderalis, sativa ed indica e i rispettivi chemotipi.

Anche qui l’apparenza inganna ma sicuramente le piante a prevalenza sativa sono di crescita più lenta e statura più elevata di quelle a base indica. Anche per questo nonostante la confusione terminologica ancora imperante la santa trinità costituita dalla cannabis sativa conserva una altissima capacità di creare ibridi interessanti, utili e soprattutto piacevoli, superando il foto-periodismo tradizionale a partire dall’arrivo sulla scena della cannabis ruderalis, abilissima a sfuggire alle condizioni proibitive del grande nord, e che analogamente ai famosi spermatozoi di Woody Allen in “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere” punta all’obbiettivo di riprodursi in fretta prima di cedere alle morse del gelo siberiano.

Sempre più popolare perché utilizzata per ottenere raccolti discreti ma sempre più copiosi visto l’impegno dei breeder rimanendo la pianta ideale per il camouflage. Di tutto questo e molto ancora tratta il libro, dove si riconferma ancora una volta come la genialità coincide con la semplicità. Marola non nasconde criticità e controindicazioni che accompagnano i vantaggi. In effetti, spesso utilizzate per la coltivazione indoor in alternativa alla clonazione, una procedura piuttosto complicata per il coltivatore domestico non professionista, le autofiorenti sono difficilmente utilizzabili come piante madri. Ideali per la coltivazione in interni ed esterni, ambienti estremi o box di coltivazione estremamente ridotti ma anche fragili e difficilmente travasabili, temono gli shock.

L’autoflowering è il nuovo settore di espansione della canapa che prende sempre più terreno nel nostro paese per la facilità di coltivazione e per le nuove varietà che variano il periodo di fioritura a secondo delle genetiche ma che nel caso delle varietà più massicce assicurano ottimi risultati. Come nel caso degli incroci ruderalis-sativa che forniscono delle piante a crescita più lenta e a maggiore resa finale. Anche se la coperta è sempre stretta. Sicuramente un manuale di coltivazione interamente dedicato al fenomeno dell’auto-flowering era qualcosa che mancava nel panorama della canapicoltura italiana. La scoperta di qualcosa di semplice, ideale per il neofita e che tende a spostare la coltivazione sotto il radar e ad allentare un pochettino la paranoia generata dal proibizionismo. di Enrico Fletzer

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