Fumo per dimenticare

Soft Secrets
13 May 2011

Tra le tesi maggiormente sostenute da chi nutre la proibizione della marijuana, una delle più ricorrenti è sicuramente quella che vede il consumo dell'erba danneggiare la funzione mnemonica. Così si esprimono alcuni studi e i vari Dipartimenti Antidroga Governativi che, pur di mantenere i fondi che garantiscono loro sostentamento, riassumono superficialmente la questione asserendo che fumare gli spinelli fa perdere la memoria e che quindi va proibito.


Tra le tesi maggiormente sostenute da chi nutre la proibizione della marijuana, una delle più ricorrenti è sicuramente quella che vede il consumo dell'erba danneggiare la funzione mnemonica. Così si esprimono alcuni studi e i vari Dipartimenti Antidroga Governativi che, pur di mantenere i fondi che garantiscono loro sostentamento, riassumono superficialmente la questione asserendo che fumare gli spinelli fa perdere la memoria e che quindi va proibito.

Tra le tesi maggiormente sostenute da chi nutre la proibizione della marijuana, una delle più ricorrenti è sicuramente quella che vede il consumo dell'erba danneggiare la funzione mnemonica. Così si esprimono alcuni studi e i vari Dipartimenti Antidroga Governativi che, pur di mantenere i fondi che garantiscono loro sostentamento, riassumono superficialmente la questione asserendo che fumare gli spinelli fa perdere la memoria e che quindi va proibito. Eppure, anche se fosse vero che la cannabis ti fa perdere un po' di memoria, magari quella a breve termine (in grado di conservare informazioni per una ventina di secondi), sicuramente non si tratta di un valido motivo per incarcerare delle persone. Al di là del fatto che una persona possa non ricordarsi quello che ha appena fatto o appena detto per il semplice fatto che si tratti di qualcosa di poco importante, effettivamente la marijuana aiuta a far svanire ricordi, quelli brutti e spiacevoli però, che possono esser capitati o accadere nella vita di ognuno di noi.


Dimenticare, in fondo, è una funzione molto importante della mente. Immaginate che incubo sarebbe la vita se il cervello non scordasse tutte le persone che avete visto passeggiando in centro città o tutti i prodotti che vi sono passati davanti agli occhi nelle corsie di un supermercato. La vita sarebbe insopportabile e ancor di più lo sarebbe se fossimo perseguitati da brutti ricordi ricorrenti.


E' il caso di persone affette da PTSD (Post Traumatic Stress Disorder), un insieme di forti conseguenze psicologiche che conseguono un evento traumatico, violento o catastrofico (terremoti, incendi, nubifragi, incidenti stradali, abusi sessuali, atti di violenza subiti o di cui si è stati testimoni, attentati, azioni belliche, etc.). Le persone colpite da PTSD possono sentirsi stressate e spaventate anche quando non sono più in pericolo. Si stima, ad esempio, che il 30% delle persone che hanno vissuto in zone di guerra soffra di questo disturbo, una situazione debilitante che induce l'individuo a persistenti ricordi e pensieri terrificanti, con flashback della situazione. A distanza di tempo alcuni soggetti mostrano ancora ansia, depressione e attacchi di panico e la marijuana risulta utile nel trattamento di questi sintomi.

Secondo alcuni studiosi del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Haifa (Israele), la cannabis sarebbe in grado di limitare il rilascio dell'ormone dello stress nel cervello, agendo sulla memoria e sui ricordi traumatici. In Israele sono infatti già diversi anni che i soldati di ritorno dal fronte vengono trattati con cannabis. Questa ricerca del 2009 ha dato il via a una serie di studi sull'argomento e, in questi primi mesi del 2011, altri due organismi si sono espressi favorevolmente.

“La cannabis sarebbe in grado di limitare il rilascio dell'ormone dello stress nel cervello, agendo sulla memoria e sui ricordi traumatici


Una ricerca australiana dell'Università di Melbourne, pubblicato sulla rivista scientifica Comprehensive Psychiatry, ha rilevato l'utilizzo di cannabis come autotrattamento in pazienti affetti da PTSD, approvando l'automedicamento scelto dai pazienti.


Sempre quest'anno, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Psychology of Addictive Behaviors, è stato svolto su 432 veterani militari affetti da PTSD e sottoposti a cure in un centro specializzato. A quattro mesi dalle dimissioni la possibilità che i pazienti assumessero marijuana era relazionato ad un inferiore risposta alla terapia. Più la terapia aveva fallito quindi, maggiore è la probabilità che i pazienti si rivolgessero alla canapa per l'auto-cura. L'effetto specifico è stato riscontrato per la cannabis e non per altre sostanze come oppiacei o alcool, che venivano scartate dai soggetti colpiti da PTSD.

Al contrario, il famoso detto "bere per dimenticare" non ha effettivamente nessun fondamento scientifico. Secondo alcuni studiosi inglesi dell'University College di Londra, bere non aiuta a dimenticare, anzi appesantisce ulteriormente il ricordo. Il test svolto su una cinquantina di volontari a cui è stato chiesto di bere diverse quantità di alcolici, soffermandosi nel frattempo su immagini virtuali memorizzabili semplicemente, ha evidenziato la cancellazione della memoria a seguito dell'ingestione di 6-7 drinks. Fermandosi invece a 3-4 bicchieri come fanno la maggior parte delle persone, l'acool è in grado di "ingannare" la memoria cancellando il contesto del "dispiacere", ma lascia vivo il trauma subito che si riflette psichicamente con maggiore intensità attraverso flash back.

A suffragio della teoria che marijuana non sia poi così dannosa per la memoria arrivano anche un'altro paio di studi recenti. Il primo è un trial clinico pubblicato sulla rivista scientifica Pharmacology, Biochemistry, and Behavior e svolto dai ricercatori della Columbia University e del San Francisco Brain Research. Analizzando gli effetti dell'intossicazione acuta da marijuana su 24 volontari che fumano 24 spinelli a settimana non sono state riportate alterazioni significative alla memoria semantica (riguarda le conoscenze generali sul mondo) e episodica (la memoria degli avvenimenti della nostra vita, a lungo termine). Un consumo moderato di cannabis non diminuisce le funzioni cognitive (memoria, attenzione, percezione e comprensione delle informazioni provenienti dal mondo esterno) anche secondo uno studio pubblicato sulla rivista Human Psychopharmacology e svolto dall'Università Ludwing Maximillian di Monaco di Baviera (Germania) su 284 adulti.

Addirittura, nel 2006, ad Atlanta (Stati Uniti) durante il meeting annuale della Society for Neuroscience, sono stati presentati alcuni studi secondo cui la marijuana contiene composti antinfiammatori che potrebbero rallentare la perdita della memoria, sintomo comune del morbo di Alzheimer. Questi studi hanno anche rivelato che i fumatori di marijuana degli anni '60 e '70 difficilmente sviluppano sintomi di questa grave malattia mentale. Questa teoria è stata confermata da alcuni scienziati israeliani e spagnoli della Royal Pharmaceutical Society, in Gran Bretagna, secondo i quali la cannabis potrebbe addirittura migliorare la memoria nei pazienti con l'Alzheimer. A conferma della teoria, da circa una anno, nella casa di riposo nel kibbutz di Naan, a pochi km da Tel Aviv, agli anziani con gravi patologie come l'Alzheimer viene somministrata cannabis terapeutica. Grazie a tre spinelli al giorno qualche anziano ha ripreso a vivere, a dipingere o semplicemente a socializzare.

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