Torna Hash Bash in Michigan
Dopo due anni in formato virtuale, torna in Michigan l'Hash Bash, un grande raduno di persone che celebrano la cannabis e protestano contro il divieto di usarla liberamente.
Un grande evento annuale che si tiene ad Ann Arbor, originariamente ogni 1 aprile, ma ora il primo sabato di aprile a mezzogiorno presso l'Università del Michigan Diag. Un’occasione in cui attivisti, pazienti e personaggi pubblici si riuniscono per esprimersi contro il proibizionismo, con l’obiettivo di riformare le leggi federali, statali e locali sulla marijuana.
Ricordiamo che il Michigan, con il referendum del 2018, ha legalizzato il possesso e il consumo di marijuana per i maggiori di 21 anni, l’apertura di dispensari autorizzati ed il permesso all’autoproduzione di 12 piante. Tuttavia, non tutte le città del Michigan hanno accolto favorevolmente il business legale dell'erba. Molte comunità, infatti, hanno deciso di vietare la vendita di droghe ricreative anche dopo l'approvazione della legge.
Il primo Hash Bash fu organizzato nell'aprile 1972 in occasione della decisione della Corte Suprema del Michigan che, il 9 Marzo di quell' anno, aveva dichiarato incostituzionale la legge statale sui crimini sulla cannabis. Quella stessa legge era stata utilizzata anche per condannare a 10 anni di reclusione l'attivista culturale John Sinclair, arrestato per aver ceduto due spinelli ad un poliziotto sotto copertura nel 1969.
"I poteri forti del Michigan ce l'avevano con me", dice Sinclair, che oggi vive ad Amsterdam. “Non gli piaceva quello che stavamo facendo, ovvero creare una comunità alternativa, sfidare la loro autorità, fumare erba. Prima a Detroit, poi ad Ann Arbor. Si erano fissati con me perché ero il più schietto e anche perché in qualche modo ero riuscito ad avvicinare i giovani al mio modo di pensare”. "Volevano mandarmi via", continua Sinclair, "e così hanno fatto".
A seguito della sentenza, la richiesta d'appello era stata respinta e l'attivista 27enne, infatti, era stato spedito direttamente in un carcere di massima sicurezza. L'improvvisa partenza di Sinclair lasciò gli attivisti del suo partito Rainbow People's Party, in uno stato di shock. Ma sua moglie Leni e il fratello David assunsero rapidamente il comando e iniziarono a dirigere gli sforzi per per protestare contro quella sentenza ridicola e liberare il loro leader. Lavorano instancabilmente, organizzando concerti di beneficenza, manifestazioni e raduni.
Sinclair fu rilasciato nel 1971, appena due giorni dopo il “John Sinclair Freedom Rally”, il più importante concerto che il collettivo era riuscito a organizzare. Un evento storico a cui aderirono anche grandi nomi come Stevie Wonder, Bob Saget nonché John Lennon e Yoko Ono che diedero una grande spinta all’organizzazione.
"Gli hanno dato dieci per due, cos'altro poteva fare il giudice Colombo?", cantò per l’occasione Lennon al Crisler Arena dell'Università del Michigan davanti a circa 15.000 persone.
Tornando all’Hash Bash che ancora oggi, dopo 50 anni, continua a ricordare tutto questo, fu inaugurato sabato 1 Aprile 1972 e venne chiamato Hash Festival. Da allora si tiene ogni anno senza interruzioni.
Negli ultimi due anni la sua tradizionale concentrazione è stata sospesa a causa della pandemia di Covid-19, e i manifestanti si sono incontrati sui social network.
Ma quest’anno tutto è pronto per festeggiare, di nuovo in presenza, la 50a edizione. La data prevista è il prossimo 2 aprile nel campus dell'Università del Michigan, dove si riuniranno con striscioni e slogan migliaia di persone per chiedere la legalizzazione della cannabis a livello federale, ovviamente senza dimenticare le misure di sicurezza. Saranno, infatti, fornite mascherine, gel disinfettante e lavelli portatili affinché i partecipanti possano mantenere l'igiene personale, e verranno sospese anche le esibizioni musicali dal vivo per evitare concentrazioni. L’appuntamento con la 50ma edizione dell’evento, purtroppo, arriva in un momento in cui lo stato ha riportato il maggior numero di casi di COVID-19 dal 4 dicembre. Ma come afferma Adam Brook di Royal Oak, un organizzatore di vecchia data dell'evento, non può esistere un Hash Bash "virtuale", per questo ha curato l’organizzazione di quest’anno personalmente e dettagliatamente, facendo molta attenzione al rispetto delle regole anti Covid,