Il verde che vorrei: piante di canapa tra le macerie

Maria Novella De Luca
04 Sep 2021

Proviamo a immaginare per un attimo il verde che ci piace, quello dei parchi, della natura, dei giardini pubblici nelle nostre città. Quel verde che spesso manca nei quartieri di nuova costruzione dove domina solo cemento.


Ecco, proviamo a immaginare questo verde tra il cemento di quelle macerie che lascia dietro di se un forte terremoto, insieme al silenzio, alla polvere e alla disperazione di chi tra quelle macerie ha perso l’abitazione o qualche caro.

Proviamo a immaginare le macerie di Norcia, di Castelluccio o di Amatrice, che in gran parte, sono ancora tutte al loro posto,  dove il terremoto le ha lasciate anni fa, immaginiamole colorate di verde, ma non di un verde qualsiasi come quello delle erbacce selvatiche ma di un bel verde, il verde canapa.

Il verde della canapa tra le macerie di un terremoto.

Può sembrare un accostamento azzardato, incomprensibile forse, e invece nasconde una grande idea di rivendicazione dei diritti e di amore per il proprio territorio.

È quello che sta provando a fare con molto coraggio la cooperativa Asset di Norcia con il progetto “OHF Il verde che vorrei” che con un piccolo gesto ha iniziato a donare piante di canapa ai commercianti della zona e a chiedere loro di scattarsi una foto e pubblicarla sui social.

Ne abbiamo parlato con Sandro, uno dei tre fondatori della cooperativa a cui abbiamo chiesto di raccontarci come nasce questa idea e perché hanno deciso di accostare proprio la pianta di canapa al problema del terremoto.

Sandro ci racconta che la loro è una micro cooperativa  che ormai da quindici anni lavora in tutta la valnerina con i contadini e le piccole aziende della zona aiutandoli a coltivare canapa, soprattutto nella fase iniziale dell’acquisto del seme.

Dalla canapa prodotta ricavano farina, olio e altri prodotti nonché  fitocomplessi  destinati  soprattutto ai massaggi.

“Norcia ha una grande storia legata alla canapa” ci spiega Alessandro “fino agli anni 60, infatti, tutta la valnerina e le montagne intorno erano coltivate a canapa. Il nostro sogno, oggi, è quello di riportarla a casa. Non è facile, di problemi ne abbiamo incontrati tanti, come potrete immaginare, ma quello più grande al momento è quello della varietà di canapa che può andar bene nel nostro territorio. Viviamo in un clima subalpino e anche se coltiviamo tra i 600 e 1000 mt, c’è bisogno di piante particolari, molto forti. Come il “canapone” che anni fa qui si coltivava molto bene, simile alla carmagnola, che però al momento non possiamo permetterci per via del costo elevato”.

Come è nata l’idea del progetto ”OHF Il verde che vorrei” e cosa significa OHF?

Ohf sta per organic hemp farm e l’idea è nata da un video diventato virale qualche anno fa, nel 2018, in cui un gruppo che si fa chiamare “I Terremotati di Maria” mostrava  immagini di piante di canapa nate tra le macerie del terremoto che aveva colpito Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo.

La loro azione di disobbedienza civile volta a portare alla luce la situazione disperata in cui versava, e ancora versa, parte del nostro territorio, non era poi così lontana dalla nostra idea di far sapere che qui si può piantare canapa, che questa pianta può essere di aiuto per tutto il territorio, anche economicamente.

In una terra terremotata e dimenticata come la nostra la pianta di canapa può significare futuro, soprattutto per i giovani che sono costretti ad andar via di qua per cercarlo altrove.

Come sta andando il progetto e come cercate di divulgarlo?

Il progetto sta andando molto bene, chiunque ha un’attività commerciale può ricevere la sua piantina gratuitamente e sostenere questa nostra idea.

Hanno già aderito molti bar, ristoranti e b&b.  Abbiamo una pagina facebook dedicata al progetto sulla quale chiediamo ai commercianti di pubblicare una loro foto nel negozio insieme alla pianta.

Che tipo di piante donate?

Abbiamo realizzato piante di canapa carmagnola, nate da semi certificati, ad uso esclusivamente ornamentale, per impedirne la fioritura vanno debitamente recise o tenute sotto una fonte di luce per almeno 18 ore al giorno.

Che dire? Piantare alberi può fare la differenza per noi e per il pianeta in cui viviamo, questo lo sappiamo bene e lo sosteniamo con forza da anni, ma il lavoro che stanno facendo i ragazzi di Asset e tutti coloro che pian piano aderiscono, con entusiasmo,  al progetto,  ha un valore inestimabile che dimostra tutto l’amore che hanno per la loro terra. Vederla rifiorire e, perché no,  in mezzo a una moltitudine di verdi campi di canapa, è un sogno a cui ci uniamo anche noi di Soft Secrets e speriamo che sempre più attività aderiscano all’iniziativa.

Nel frattempo invitiamo tutti a richiedere la propria piantina, ad esporla e inviare foto. Da piccoli gesti possono nascere grandi cambiamenti.

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Maria Novella De Luca